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Esistono veramente i demolition club?

Creato il 18 luglio 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Qualche settimana addietro, è stato qui ripreso uno studio di Federico Bonfé riguardante i “demolition club”, cioè le squadre responsabili del deperimento del coefficiente quinquennale UEFA italiano, avente come conseguenza la perdita di posizioni nel ranking continentale.

Il lavoro, sicuramente interessante come tutti quelli volti a “tradurre” le prestazioni dei club nelle coppe in termini di coefficiente, secondo il mio parere ha trascurato alcuni aspetti, tali da portare a conclusioni fuorvianti se non del tutto errate.

Prima di addentrarmi in questa mia “contro analisi”, ricordo non esistere corrispondenza biunivoca fra andamento del coefficiente e avanzamento o arretramento nel ranking: non necessariamente si guadagnano (o, per lo meno, non si perdono) posizioni, aumentando il proprio coefficiente, così come una diminuzione di quest’ultimo potrebbe addirittura essere accompagnata da una scalata nel ranking.

Infatti, contrariamente all’analoga classifica AFC (per quanto legata a fattori diversi rispetto ai risultati in campo) dove il numero di squadre partecipanti alle coppe e la coppa cui iscriverle dipendono direttamente dal coefficiente, nel ranking UEFA tutto ciò è invece legato alla posizione ivi occupata. Per intendersi meglio, in termini sommari: se in ambito UEFA si stabilisce che a iscrivere 4 club in Champions League siano le prima 3 federazioni del ranking, a prescindere quindi dall’entità del loro coefficiente, viceversa in AFC queste sono in numero variabile e individuate in tutte quelle il cui coefficiente è superiore a una determinata soglia. È però indubbio come obiettivo primario rimanga sempre l’incremento del proprio coefficiente, per quanto ciò possa anche risultare del tutto inutile, in un senso (superati da chi ha fatto ancora meglio) o nell’altro (superando comunque chi ha fatto ancor peggio, deperendo il proprio).

Ciò premesso, lo studio di Bonfé individua i demolition club esclusivamente in quelli che, stagione per stagione, sono letteralmente andati “sotto media”, cioè le squadre il cui contributo in punti nel coefficiente annuale è stato inferiore allo stesso. Ricordo che il coefficiente annuale è, per l’appunto, la media punti (variamente corretti, per i particolari rimando alla spiegazione qui pubblicata da Marco De Santis) per squadra. La conclusione illustrata è corretta oppure può essere rivista in modo più esauriente?

Per fornire la risposta, reputo utile appoggiarmi a 3 ipotetici scenari per la stagione in corso 2014/15 (le coppe sono iniziate già il 2 luglio 2014, in pieni Mondiali, motivo per cui almeno il primo nei fatti è irrealizzabile).

Scenario 1: Gibilterra, esordiente, nel palcoscenico UEFA, partecipa con 2 squadre: i Red Imps in Champions League (CL) e il College Europa in Europa League (EL), entrambe partenti dal 1° turno di qualificazione (tq). In questo scenario ipotizzo che le due rappresentanti della colonia britannica vincano CL ed EL imponendosi in tutte le gare al 90’.

Scenario 2: come il successivo, è imperniato sulle 6 squadre italiane, cui ipotizzo il seguente cammino (non me ne vogliano i rispettivi tifosi, sono solo esempi estremizzati per far meglio comprendere i concetti):

  • CL:
    • Juventus, partente dalla fase a gruppi (fg) e qui subito eliminata collezionando 6 sconfitte;
    • Roma, partente dalla fg e qui subito eliminata collezionando 6 sconfitte;
    • Napoli, partente dagli spareggi (sp), ove è eliminato con 2 sconfitte, ripescato nella fg di EL e qui (nuovamente) eliminato collezionando 2 vittorie e 4 sconfitte;
  • EL:
    • Fiorentina, partente dalla fase a gruppi (fg) e qui subito eliminata collezionando 4 pareggi e 2 sconfitte;
    • Internazionale, partente dagli spareggi (sp), superati con 2 vittorie, poi eliminata nella fg con 1 vittoria e 5 sconfitte;
    • Torino, partente dal 3° tq, superato con 1 vittoria e 1 pareggio, ammesso così agli sp, superati con 1 vittoria e 1 pareggio, e poi eliminato nella fg con 1 pareggio e 5 sconfitte.

Scenario 3: cammino alternativo delle 6 italiane:

  • CL:
    • Juventus, partente dalla fase a gruppi (fg), giunge alla finale vincendo tutte le gare al 90’, ma all’atto conclusivo è battuta ai rigori dalla Roma;
    • Roma, partente dalla fase a gruppi (fg), medesimo cammino della Juventus, se non per l’esito della finale, ove vince ai rigori;
    • Napoli, partente dagli spareggi (sp), giunge vincendo tutte le gare al 90’ alle semifinali, dov’è eliminato dalla Juventus con 2 sconfitte;
  • EL:
    • Fiorentina, partente dalla fase a gruppi (fg), giunge alle semifinali vincendo tutte le gare al 90’, dov’è eliminata dall’Internazionale dopo 2 pareggi;
    • Internazionale, partente dagli spareggi (sp), giunge alle semifinali vincendo tutte le gare al 90’, dove elimina la Fiorentina dopo 2 pareggi, e in finale batte il Torino ai rigori;
    • Torino, partente dal 3° tq, giunge alla finale vincendo tutte le gare al 90’, ma all’atto conclusivo è battuto ai rigori dall’Internazionale.

Nello Scenario 1, Gibilterra totalizza uno (straordinario) coefficiente annuale di 43,500. Tuttavia, poiché a esso i Red Imps hanno contribuito, grazie alla vittoria da “percorso netto” in CL, per 46 punti, e il College Europa, grazie a un’analoga affermazione da 100% in EL, per “soli” 41, quest’ultima squadra finisce per essere individuata come il “demolition club”. Eppure… quale miglior apporto vi è del vincere tutte le partite disputate? Bonfé nel suo studio ha, infatti, tralasciato che a seconda della coppa disputata e del turno d’inizio, varia anche il totale dei punti massimi “donabili alla causa” dalla singola squadra. Dimenticanza che, per l’appunto, porta alla paradossale conclusione di “colpevolizzare” il College Europa per aver deperito il coefficiente di Gibilterra pur avendo fatto… il massimo possibile!

È quindi preferibile rapportare il contributo del singolo club non tanto e non solo al coefficiente, quanto al massimo ipoteticamente realizzabile dalla squadra nella stagione europea, facilmente calcolabile conteggiando solo vittorie dal turno d’inizio fino alla fin(al)e? I due scenari italiani evidenziano come anche questa via debba essere attentamente valutata.

Partendo dallo Scenario 2, il coefficiente italiano risulta pari a un miserrimo 4,000… e senza l’ausilio di nessun demolition club! Infatti, tutt’e 6 le squadre, pur con cammini e risultati diversi fra loro (eccezion fatta per Juve e Roma), hanno fornito lo stesso identico apporto di 4 punti: essendo quindi tutte “in media”, nessuna ha influenzato in negativo il coefficiente. Però dubito che ciò basti per definire lo Scenario 2 come ottimale.

Rapportando il contributo reale di punti al massimo ipotetico, tuttavia si colgono alcune differenze altrimenti invisibili seguendo il metodo di Bonfé. Infatti, in ordine decrescente, si ha che:

  • la Fiorentina ha raccolto il 12,121% dei suoi punti massimi (33);
  • l’Internazionale ha raccolto l’11,429% dei suoi punti massimi (35);
  • il Torino ha raccolto il 10,811% dei suoi punti massimi (37);
  • la Juventus e la Roma hanno raccolto il 10,526% dei loro punti massimi (38);
  • il Napoli ha raccolto il 10,000% dei suoi punti massimi (40).

Per rintracciare i “demolition club alternativi” bisogna però fissare la soglia sotto la quale il singolo contributo è deleterio per il coefficiente. Non potendo più usare come pietra di paragone il coefficiente stesso, si potrebbe utilizzare a questo punto la percentuale di punti apportati dai club italiani sul massimo possibile ottenibile dalle nostre squadre in una stagione di coppe. Tetto massimo ancora facilmente calcolabile fissando, sia per la CL sia per l’EL, i seguenti criteri:

  • le squadre italiane vincono sistematicamente ogni gara al 90’ contro avversarie straniere;
  • i derby sono solo 2, uno in semifinale e l’altro in finale.

Ciò posto, i punti massimi ottenibili dalle italiane sono 203, di cui 107 dalla CL e 96 dall’EL. Nello Scenario 2, il bottino di 12 punti è pertanto pari a solo l’11,822%, soglia superata unicamente dalla Fiorentina.

Tuttavia lo Scenario 3 suggerisce che nemmeno questa strada è scevra da interpretazioni fuorvianti. Infatti, il coefficiente italiano lì scaturito si attesta a 33,833, cui hanno contribuito, in ordine decrescente di punti:

  • la Juventus e la Roma con 37 punti a testa, pari al 97,368%;
  • il Torino con 36 punti, pari al 97,297%;
  • il Napoli con 33 punti, pari all’82,500%;
  • l’Internazionale con 32 punti, pari al 91,429%;
  • la Fiorentina con 28 punti, pari all’84,848%.

Già qui si può notare che il Napoli ha il 4° apporto in punti, corrispondente però al peggior contributo in termini percentuali.

I “demolition club” col metodo Bonfé risulterebbero Napoli, Inter e Fiorentina, tutte fermatesi a una quota punti inferiore a 33,833; pertanto i nerazzurri, trionfatori da imbattuti in EL, avrebbero in realtà danneggiato il coefficiente annuale italiano.

Per quanto dovrebbe ormai essere noto come il coefficiente non segua la bacheca, tale ultima affermazione risponde al vero? La risposta è negativa, seppur non supportata dal metodo alternativo: rapportando le percentuali, si ottiene il responso ancor più paradossale per cui… tutt’e sei le squadre sono dei demolition club! Il bottino raccolto nello Scenario 3 è di 203 punti, corrispondente al massimo ottenibile dalle italiane, in quanto sono stati rispettati entrambi i criteri sopra illustrati: infatti, nei derby è del tutto ininfluente chi e come prevalga, l’importante è che cadano uno in semifinale e uno in finale (per coppa). Avendo quindi l’Italia raccolto il 100% dei punti massimi, tutt’e 6 le squadre risultano sotto tale tetto, ma è evidente che non si possa proprio parlare di club che hanno influito negativamente sul coefficiente.


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