E alla fine evaporano
di Marco Cagnotti
Saranno anche una delle scoperte più importanti dell’astrofisica degli ultimi 20 anni, ma non sono posti belli da visitare: esopianeti giganti gassosi su orbite strettissime intorno alle proprie stelle. Come se Giove si trovasse a pochi milioni di chilometri dal Sole, per intenderci. Postacci da migliaia di gradi, immersi in un gas caldissimo, magari con una superficie di magma in ebollizione. Palle gonfiate dal calore ricevuto dalla stella. Ma neppure quello basta per spiegarne l’enorme volume. E allora?
In vacanza qui? No, grazie. (Cortesia: ESA/C. Carreau)
E allora un’ipotesi la propongono tre planetologi del Caltech e dell’Università della California a Santa Cruz in un articolo appena pubblicato su arXiv. Se la temperatura supera i 1.500 gradi, elementi come il sodio e il potassio vengono ionizzati. Mossi dai venti, producono correnti elettriche che si estendono in profondità. E riscaldano ulteriormente il pianeta. Che così si gonfia. E si scalda. E si gonfia. E si scalda. E si gonfia. E si scalda. E… Se poi manca un nucleo solido, nel giro di qualche miliardo di anni evapora del tutto. Amen.