Esperienze e letture

Gli antichi Romani avevano il passato davanti (ante/antea) e il futuro dietro (post/postea). Forse, come si dice di solito, è perché - come i Greci - conoscono quello che vedono e normalmente si vede in avanti e ciò che è noto deve esistere già (essere per forza successo?), il resto ci aspetta alle nostre spalle. Già. Da piccolo lo accetti come un dogma: vabbè, erano strani, quelli.
Poi certe esperienze ti si parano davanti. Berlino ti si squaderna davanti, quella luce liquida, dolcissima e sghemba: sarà questo, il mio passato? Eppure non ci credo: non per "questo", dico, per il "passato", piuttosto. O nel mio "passato" metto tanto futuro, tanti progetti, tanti libri da leggere in questa lingua sdrucciolevole, in questa rincorsa con il fiato sospeso alla fine di una frase, di un periodo, di una storia.
Per vedere se, per esempio, la capisco.
Ora che ho davanti una superficie molto ampia e, su, i libri che ho comprato, vedo la linea tracciata tra l'uno e l'altro in questi giorni di silenzio. Vedo il disegno che è qui davanti a me e si riannoda a tante letture passate. Viene un momento in cui sai cosa vuoi leggere, no? Dici "questo sì", "questo no" e non c'è nessun pregiudizio, c'è un progetto. Viene però il dubbio che qui si parli di libri, vero?
Ma è di libri che si parla, di questo sono certo. Ovvero di progetti per fare ed essere, anche quando, uno accanto all'altro, sono uno riflesso impressionante di ciò che sono stato per tutti questi anni: basta non perdere il tempo a specchiarsi. (Berlino ti cambia sempre la vita.)