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Espiazione (Ian McEwan)

Creato il 06 marzo 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Espiazione (Ian McEwan)

Briony, tredicenne aspirante romanziera, l’ha combinata grossa: lasciandosi trascinare dalla sua enorme fantasia, ha mandato in galera Robbie, l’innamorato di sua sorella Cecilia.
Siamo nel ’35, poi nel ’40, e infine nel 1999. Tre tempi che ci danno il senso dello svolgersi del senso di colpa.
McEwan ha una tecnica testata per non farsi mollare dal lettore: non ci dice subito chi sta parlando, oppure non descrive subito all’inizio del capitolo cosa è successo. Gioca di sponda. Descrive un luogo nuovo, lasciandoci incuriosire sul Chi lo sta guardando, oppure ci parla delle emozioni e solo dopo un poco ci svela come sono nate.

Chi non ha colpe da espiare?
Quella di Briony è particolarmente penetrante, perché ha rovinato la vita di due persone che non sono vissute abbastanza a lungo per riprendersi il proprio spazio, nè per perdonarla.
E allora lei come ha espiato? Scrivendo un romanzo che narra i fatti come sono davvero avvenuti. Solo che non può pubblicarlo, perché i colpevoli se la prenderebbero con l’editore facendolo chiudere. C’è anche da chiedere: perché pubblicarlo visto che le vittime sono già morte?
Perchè “si risolve tutto nel tentativo”.

Non c’è espiazione per il romanziere, dice Briony alla fine. E credo che il tema si allarghi dal senso di colpa al ruolo che la Verità deve avere per uno scrittore: la Verità magari non la troverai mai, ma devi tentare. Penso a Marai, che la cita sempre nei suoi romanzi. Ma è sempre la Verità intima quella che conta, non una razionale corrispondenza tra quello che si dice e un modello esterno.
Non i fatti, ma le emozioni.



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