Autore: Ian McEwan
Titolo: Espiazione
Titolo originale: Atonement
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 2001 (in Italia nel 2003)
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Super ET
388 pagine
Prezzo copertina: 13,00 €
EAN 9788806174989
McEwan è uno dei miei scrittori preferiti (prima o poi dovrò stilare una classifica, altrimenti va a finire che lo dico di tutti e non sono più credibile!). Il nostro “rapporto” è iniziato quasi per caso. Anni fa mi lasciai attirare da Sabato: un titolo così semplice, una trama così complessa… Come potevo non portarlo a casa con me? Da lì è scattato il colpo di fulmine. E ora, periodicamente, scorro i ripiani delle librerie fino alla “M” quando (raramente!) non ho un titolo preciso in testa da acquistare, e mi porto a casa una parte della sua bibliografia.
Espiazione è un romanzo spiazzante, definito dal The Observer “il miglior libro che McEwan abbia mai scritto”. Quasi metà delle 388 pagine è utilizzata per raccontare ciò che accadde in un caldo giorno d’estate del 1935 nella casa della famiglia Tallis. La giovane Briony, tredicenne dalla fervida immaginazione, accusa un innocente di un crimine orrendo, sancendo definitivamente la sua rovina. Ciò che secondo lei avrebbe segnato il passaggio da adolescente a donna, marchia invece in maniera indelebile la sua vita.
La seconda parte del romanzo ci porta in uno scenario completamente diverso: siamo in guerra con Robbie, dopo la sconfitta di Dunkerque. La sua sofferenza è acuita dal contesto tragico e sconvolgente del secondo conflitto mondiale, anche se lui si trova a dover espiare una colpa per qualcosa che non ha commesso.
Ma sarà la terza e ultima parte del romanzo a dare tutte le risposte che il lettore si aspetta. McEwan ci racconta di come Briony sia diventata un’infermiera, come la sorella: una stoica rassegnazione per cercare di lenire il senso di colpa. È qui che apprendiamo, per mezzo di una lettera ricevuta dalla stessa protagonista, che l’unica strada verso l’espiazione lei l’aveva trovata nella scrittura. Aveva, infatti, buttato giù un romanzo nel quale raccontava come veramente si erano svolti i fatti quella notte.
Nella parte finale traspare la chiara volontà dell’autore di fare del metaromanzo (parlare di romanzo nel romanzo), trattando temi cari ai cultori della materia come lo stream of consciousness di Virginia Woolf, la teoria bergsoniana del tempo e l’attenta analisi dei personaggi e degli stati d’animo, innovazione letteraria di inizio Novecento, sconvolgendo poi nell’ultimo capitolo ogni parametro letterario fin qui adottato. Da un narratore esterno impersonale si passa a una narrazione in prima persona. È la stessa Briony a raccontare i festeggiamenti del suo 78esimo compleanno assieme a tutti i discendenti delle sua famiglia, nella stessa casa di campagna in cui tutto era cominciato.
La chiara rivendicazione del diritto a decidere della vita dei suoi personaggi, che McEwan mette in bocca alla protagonista proprio in queste pagine, è un palese elogio del potere della creazione letteraria, che riesce a confondere il lettore rendendo labile il confine tra finzione e realtà.
«Il problema in questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere i destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c’è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c’è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei».
L’intreccio magistralmente condotto, con una focalizzazione alternata sui diversi personaggi, e l’attenta analisi psicologica dei vari profili e stati d’animo fanno di questo romanzo un vero capolavoro letterario. La critica si divide: c’è chi lo ha inserito – TIME Magazine e The Observer – tra i 100 libri più belli di tutti i tempi, e chi frena questo entusiasmo lamentando una prosa con digressioni inutili e spesso noiose, che appesantiscono e rallentano l’azione. Io sto con i primi.