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L'ometto grande ha il doppio passaporto. Glielo facemmo quando aveva un paio di anni, pensando che poi le pratiche burocratiche, ai check-in e nei vari uffici in Lettonia, sarebbero state più semplici con un passaporto lettone.
Sbagliato, perché poi tocca rinnovarlo ogni due anni, e bisogna avere con sé lo stato di famiglia perché ogni volta che lasciamo il territorio lettone rischiamo di passare per trafugatori di bambini con cittadinanza lettone. Però in fondo ci piace che l'ometto grande abbia due passaporti e due cittadinanze, anche se lui in disprezzo dell'orgoglio lettone si rifiuta di parlarne la lingua. Per contraddizione quello piccolo, che già spiccica lettone, non ha il doppio passaporto, ché ci sembrava troppo faticoso fare le stesse trafile fra rilasci e rinnovi. Sapendo che poi al diciottesimo anno di età avrebbero dovuto comunque scegliere fra la cittadinanza italiana e quella lettone.
Adesso il presidente Valdis Zatlers ha invitato il parlamento lettone a ridiscutere le norme che regolamento la doppia cittadinanza, per renderne più facile l'adozione e il suo mantenimento anche dopo la maggiore età.
Ormai la Lettonia, dice Zatlers, è un paese abbastanza forte e ha consolidato le sue istituzioni, per poter allargare le maglie della concessione della cittadinanza a quelle generazioni e a quei figli di lettoni che vivono e lavorano all'estero, specie nella Unione Europea e nel continente nordamericano. Questo per rendere più forte e stringente il legame di questi figli di lettoni con il paese della loro madre o del loro padre.
Insomma le cose cambiano. Magari cominciamo a fare la foto tessera anche di quello piccolo.