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Essere donne senza dover essere madri

Creato il 22 febbraio 2016 da Redatagli
Essere donne senza dover essere madri

Ci sono donne.
Ci sono madri.
Ci sono donne che vogliono essere madri.
Ci sono donne che vogliono essere donne e basta.

Poi ci sono donne che vorrebbero essere madri, ma non possono: la loro infinita sofferenza per non aver realizzato questo sogno merita una pagina a parte, e nemmeno quella riuscirebbe a essere esaustiva. L’essere madre a volte è un sogno, un’aspirazione personale o l’adesione a un modello sociale.
Altre volte le donne vogliono semplicemente essere donne, senza figli, non manifestano uno spiccato istinto materno. Queste donne sono sempre di più, ma in una cultura come la nostra sembra difficile da accettare socialmente.

Quante di noi si sono sentite dire dinanzi all’ultimo nato “E tu quando ne fai uno?”, “Ma voi non lo volete un figlio?”. Non c’è una risposta univoca.
Una donna può pensare lontanamente a diventare madre, non è nelle sue priorità, ma non lo esclude; però l’incertezza, la condizione economica, il momento e un sacco di altre cose fanno sì che non si realizzi.
Un’altra donna può scegliere di non volerlo consapevolmente.
Un’altra ancora può aver preso questa scelta in comune accordo con il partner.

Se non volete un figlio e lo manifestate apertamente, nel volto del vostro interlocutore probabilmente si accenderà una smorfia di dissenso o di stupore. Nella migliore delle ipotesi l’interlocutore non comprende per quale motivo voi, donne, rifiutiate quel ruolo che è stato vostro nei secoli dei secoli: procreare, allevare, educare (e occuparsi delle casa).
Nella peggiore delle ipotesi l’interlocutore vi colpevolizzerà per i motivi di cui sopra, ma soprattutto vi additerà come egoiste e disinteressate, se non addirittura menefreghiste. Da quando l’altruismo, la generosità e la cura vengono misurate con il desiderio di avere figli o meno?

Forse serve dirlo: le donne che decidono di non diventare madri sono altruiste, generose e si prendono cura esattamente come le mamme; semplicemente non svolgono questa funzione con i pupetti.
È difficile spiegarlo a chi non ha orecchie per sentire, ma preferisce rimanere fermo su un sicuro modello sociale che prevede il binomio donna-mamma.
Ci sono tuttavia persone che ascoltano e magari cercano di capire senza giudicare. Le uniche con cui ci si sente davvero libere di parlarne sono le “simili”, quelle che non vogliono o non sono certe di voler diventare madri. Queste donne non sono una rarità: in Italia una su cinque non ha figli; in alcune zone del Nord, tra le laureate, si arriva a una donna su due. Mica possiamo pensare che siano un esercito di egoiste e menefreghiste! Anzi, possono essere anche donne a cui il pensiero della maternità mette ansia, figuriamoci la sua realizzazione concreta. Chi è il vostro interlocutore per dirvi che cosa è meglio che voi facciate da questo momento fino a un tempo X? Nessuno.

Non vergognatevi di ciò che desiderate e non desiderate, quello che avrete è ciò che vi porterete dietro per il resto dei vostri giorni: un figlio è una persona e come voi ha diritto di vivere sereno. Se non siete serene nella scelta di diventare madri, probabilmente non lo sarà nemmeno lui/lei.
Siete nate donne e potete scegliere che veste indossare: la lavoratrice, la donna in carriera, la studentessa, la bambina, l’adolescente, l’adulta, la moglie, l’amante, la madre, la figlia e chi più ne ha più ne metta.
Non limitatevi a indossare un vestito solo; soprattutto, sceglietelo voi.

Umberto Mangiardi

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