Essere genitori: un dovere come un altro?

Da Jessi

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Una nuova amica, danese. Due figli e un marito, italiano, di Venezia. Psicologa lei, architetto lui. Vivono a Copenhagen.

- Tuo marito come si trova?

- Quando ci siamo sposati mi ha detto: ‘Ci fermiamo qui un paio d’anni poi andiamo in Italia.’ Sono passati quindici anni. Noi lavoriamo tanto, abbiamo entrambi un buon lavoro. Però alle 16 abbiamo finito, stacchiamo e possiamo occuparci dei nostri figli, insieme. In Italia, se lavori, devi avere qualcuno che pensi ai tuoi figli. Ci sarebbe mia suocera, certo… ma dei nostri figli vogliamo occuparci noi.

A noi dicono che nei Paesi del nord fa tanto freddo, oppure che le cose lì funzionano perché sono in pochi (ma non saranno in pochi anche a pagare le tasse?!?). Ci dicono anche che la famiglia e i bambini da noi sono importanti, al centro di tutto, che significa in realtà che per fare figli i cittadini italiani devono prima sistemare tutto il resto: i dati indicano, ad esempio, che in Italia molti bambini nascono l’anno in cui una nonna va in pensione. E sappiamo bene che non è una coincidenza.

Un altro caro amico, di origine italiana, ha lasciato New York, dove era nato e aveva un ottimo lavoro, per Oslo. A New York, si paga tutto e caro. A Dallas, per fare un esempio, i bambini ricevono una paghetta per leggere.

A Oslo, anche se la moglie ha un ottimo lavoro e lui deve ricominciare la carriera da capo, il mio amico che ha lasciato New York facendo il percorso migratorio inverso rispetto ai suoi genitori, spera di riuscire ad avere un secondo figlio. Perché, ad Oslo, non solo i diritti dei bambini e delle famiglie sono tutelati dallo Stato, ma quando un papà chiama per dire che suo figlio è malato, la prima cosa che si sente dire è: “Che cos’ha Erik?”

Non solo, infatti, il papà si occupa dei figli proprio come la madre, ma la società questi diritti li riconosce e li fa diventare doveri, rendendo ad esempio obbligatorio il congedo parentale anche per il papà. Ed entrambi i genitori, quando usufruiscono dei congedi parentali, non sono costretti a farlo al 30% dello stipendio, come accade da noi: cosa che praticamente equivale a renderlo un privilegio. Qual è la situazione attuale in Europa?

A portare il buon esempio sono, come spesso accade in materia di welfare, i paesi scandinavi. Secondo le rilevazioni dell’Eiro (European industrial relations observatory online), osservatorio europeo del lavoro, in Norvegia i neopapà possono godere di sei settimane di congedo retribuito al 100% e di 45 settimane, da dividere con la madre, all’80%. In Finlandia i padri hanno diritto a un congedo retribuito di quattro settimane, in Danimarca a due. Tutti e tre i paesi presentano tassi di natalità più elevati rispetto all’Italia: nel primo caso è 12 ogni mille abitanti; nel secondo e nel terzo 11,2 (dati Onu 2010). Il nostro Paese, secondo le ultime rilevazioni Istat, si attesta su 9,1 ogni mille abitanti. La differenza è evidente. (fonte)

Per il nostro Paese, essere genitori non sembra essere una responsabilità importante almeno quanto le altre. Così che sempre più frequente appare la scelta estrema: le mamme che fanno figli restano a casa, le donne che lavorano devono fare grandi rinunce. I padri devono dedicarsi al lavoro, anche se sono pronti ad occuparsi dei bambini, come le loro compagne.

Occuparsi dei bambini, accudirli quando sono piccoli, seguirli quando crescono, accompagnarli in piscina, leggere con loro, stare a casa se sono malati, non sono solo diritti: il genitore che si prende cura dei propri figli si prende anche in carico la propria responsabilità come genitore. Le strutture a sostegno della famiglia non possono sostituirla. Invece, i più fortunati, da noi, vanno a prendere i bambini al nido privato e  li portano dai nonni. Spesso, li riprendono la sera addormentati per portali a casa a dormire.

Creare politiche a sostegno della responsabilità genitoriale andrebbe contro gli interessi professionali o è possibile conciliare i due mondi, in modo costruttivo, come succede altrove? Nella vostra esperienza, cosa vi aiuta e cosa vi ostacola nella conciliazione tra lavoro e famiglia? Siete stati coinvolti in processidecisionali partecipati? Siete testimoni di buone pratiche? O, come da statistiche, prima di avere figli, siete stati costretti ad aspettare che vostra madre andasse in pensione?

Un confronto Italia-Svezia:

Diario di un papà dopo il congedo parentale

Latte e fiele

Link

Povertà o benessere dei bambini, non un destino ma una scelta politica

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“Ideally, you need a good childhood…” 40 children talk about life in special circumstances, The Children’s Report to The United Nations Committee on the Rights of the Child 2010

Per i papà

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