Un successo sul web, un successo al cinema, un successo in radio, e ora un successo editoriale. Il fenomeno Guglielmo Scilla, 26enne conosciuto con il “nome d’arte” di Willwosh, non smette di stupire. Ironia (e autoironia), abilità (ma anche intelligenza) e conoscenza dei media (ma anche tanta fantasia) sono alla base del suo successo.
Così Willwosh ha raggiunto, ad oggi, quasi 520mila “mi piace” su Facebook e oltre 280mila follower su Twitter, 485mila iscritti al suo canale Youtube, con video che in più di un’occasione hanno superato i 2 milioni di visualizzazioni. E se anche non si tratta di alta cultura, il fenomeno non è certo da ignorare.
Al di là del suo ultimo exploit e del valore letterario del suo primo romanzo (L’inganno della morte, edito da Kowalsky, 332 pagg., 14 euro, per una sorta di avventura fantasy nella quale il giovane protagonista inizia a vivere soltanto dopo essere morto, attraversando un mondo magico in un percorso di crescita interiore), il fenomeno Willwosh/Scilla interessa a noi per altri aspetti.
Scilla dimostra grande abilità nell’adattare il suo messaggio/linguaggio a diversi media. Ha iniziato con il web, passando da video-post a web-fiction, approdando alla radio e poi al cinema, infine alla letteratura. Più o meno analogo il successo che, tolta la quota marketing, è stato registrato con il suo romanzo, ci lascia comunque un personaggio capace di personificare quel concetto di convergenza introdotto anni fa da Nicholas Negroponte (Essere digitali, Sperling & Kupfer, 2004), ma una convergenza più simile a quella pensata, più di recente, da Henry Jenkins (Cultura Convergente, Milano, Apogeo, 2007).
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Sia Negroponte che Jenkins ipotizzano un futuro nel quale contenuti e media convergeranno verso un unico sistema mostrandosi complementari. Difficile valutare, qui e ora, se abbiano avuto ragione o se quantomeno il mondo un po’ s’avvicina a quanto da loro descritto come futuribile. Ma è interessante notare come ciò accada, quasi senza problemi, nel cosiddetto mondo dell’intrattenimento. Da qui, come spesso è capitato anche in passato, sembrano venire le idee più curiose e stravaganti, ma anche le più serie e coraggiose.
Se non altro, se un giorno esisterà solo il tablet (o qualcosa di simile) possiamo star certi di non annoiarci: la generazione della convergenza digitale (quella nata dal 1987 di Scilla in poi), che sa comunicare urbi et orbi quasi senza sbagliare un colpo, è già nata, e attende solo di essere scoperta, magari dietro un blog o un canale Youtube.
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