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Essere l'appeso xii

Da Tarocchipensiero @MichelPelucchi

ESSERE L'APPESO XIII Tarocchi, ripartiamo da qui, sono una scrittura; vale a dire che generano, emettono segni, nuclei d'informazione e contenuti reali, per il fatto che si con-cedono a te che li osservi. Consiste, tutto il lavoro di lettura, nel sapersi finemente guardare ogni volta che l'esperienza corre e magari ci capovolge (prima osservazione dell'arcano maggiore L'Appeso). Le Carte seguono perciò un dettato che è in-scritto dentro una struttura che potremmo definire sub-conscia. Questa non perviene a noi come immediata comprensione/realizzazione del carattere, non abbiamo ancora conosciuto noi stessi se diciamo, magari dinanzi allo specchio: “io sono un animale razionale”. Del resto, l'«Essere autentico, essenziale», e così i Tarocchi, sono molto più complessi. La loro struttura segue l'avvenuta partecipazione a leggi perfettamente inserite nella dimensione più interna della vita di ciascuno di noi – la dimensione più feroce e al contempo sublime, viva scoperta e decisiva presenza. Di cosa? Ti stai domandando: cosa si presenta a Me come viva scoperta e decisiva presenza?
La risposta verbale (sappiatelo!) può essere un tranello. Come un tranello può rivelarsi anche la ricerca stessa di quella risposta. Non è forse vero che in quel tentativo di ricercare al di là – nella pro-iezione ed es-pressione di noi stessi – veniamo confezionando l'ideale illusione che per lo più spera soltanto, si illude di una vita non vissuta? Esattamente come lo scrittore francese Gide fa dire al suo personaggio: “... e così impegnai la mia vita senza sapere quel che poteva essere la vita”.La lettura/scrittura interiore dei Tarocchi opera invece lo scarto che, nell'illusoria continuità della nostra vita abitudinaria, rivela il conflitto e la dispersione. Lo scarto è dunque un'altra percezione, un'altra coscienza (chiamatela inconscia se vi pare) dell'esperienza che in te vive, presente decide: tutta la dinamica dei ricordi, con i loro sensi di colpa, il disgusto, la fame bulimica, i nervosismi e le ossessioni. Tutti elementi che condizionano quel presunto “animale razionale” che è l'uomo.In realtà quell'uomo è rovesciato; poiché ciò che pensa di potere determinare con le sue volizioni e i suoi calcoli mentali, lì per lì tradisce un gesto, uno sguardo che rivela quanto in realtà “non può essere”. Lo scarto mostra evidenti i nodi di un percorso che forse forse ci ha legato i piedi. E ciò detto non è che un semplice abbozzo alla Carta XII. Infatti, lo sprofondar-si con la testa capovolta nel verde delle nostre terre interiori, ammette che vi sia, nel buio di un'esperienza fallimentare, un germe da poter fecondare. Un giallo puntino tra i capelli.Ecco allora la rivelazione, un paradosso: “Qual è la meta dove io non sono?” (Jodorowsky). Un poco più oltre il conflitto dell'io ::: accade che “io non sono”; e un'altra coscienza della vita gemina. Ho il coraggio per la Vita Vera. Ho il coraggio finalmente di scendere per poi risalire.L'Appeso, se lo capovolgi, a nuovo si lascia guardare ... è il tuo sguardo; cioè tutta la tua concentrazione fisica, emozionale e sessuale a mutare: un Uomo, a quel punto, finalmente vola. La corda rappresenta non più l'impedimento alla vita, ma l'impegno a sradicare il mondo dagli abissi sub-consci, per risollevarlo e portarlo tutto con sé – al livello più prossimo di una Coscienza Cosmica.o tutto con sé – al livello prossimo di una Coscienza Cosmica.

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