Essere originali non è il nostro forte

Abbiamo capito una cosa in questi ultimi giorni. Che le parate militari non ci piacciono perché ci ricordano la guerra e se c'è stato il terremoto le schifiamo anche di più. Però l'anno scorso non ci fu pacifi(nti)sta che sollevò la questione, non una persona che abbia avuto il minimo dubbio sull'opportunità o meno di far sfilare i nostri soldati il 2 giugno. E non regge neppure la scusa di Twitter, quell'ambiente in cui le informazioni arrivano prima che altrove: era in voga già un anno fa. C'è una domanda che vorrei porre ai ventiquattro lettori che passeranno di qui: per quale ragione – io stesso non amo le parate militari, sia chiaro – dobbiamo “contromediatizzare” ogni evento, ogni fatto sfociando inevitabilmente in una retorica da quattro soldi o peggio in una becera demagogia? Perché non tentiamo, non ci sforziamo almeno una volta, di capire quali e quanti sono gli sprechi che realmente svuotano le casse dello Stato costringendo i governi ad aumentare la benzina (se non altro ancora) in caso di calamità naturali e che impediscono al Paese di crescere? Magari non si svolgesse la parata sabato. Non per le ragioni addotte da chi si fa portabandiera delle cause ovvie e scontate. Vorrei, piuttosto, assistere a qualche spunto di originalità. Ma so anche che la mia è una mera illusione. Essere originali non è il nostro forte. Né il mio, lo ammetto.