Pulisci la casa, cucini, lavi poi stiri; c’è sempre qualcosa da fare.
Piatti accatastati sul lavello, un lurido pavimento da pulire, lenzuola da stendere e asciugamani da riporre, i mobili di pregiato noce nazionale da spolverare, lucidi, più lucidi, più lucidi ancora. L’acciaio della cucina ha sempre nuove ombre, il marmo si macchia proprio per un nonnulla, sotto il letto la spazzatura si accumula, c’è l’edera da travasare, il terrazzo da spazzare, i fiori da bagnare.
Ti passa il giorno, così, passa la vita.
Lui torna e ha guidato tanto, ha lavorato, ha parlato pensato affermato e negato, ora vuole riposare. C’è Lalolle che torna spesso tardi a casa la sera, cerca di non farle fare rumore; c’è Ice che ripete ad alta voce diritto tributario, falla parlare un poco più piano.
Dietro di te una giornata intera a fare, davanti una sera d’estate con qualche parola, un paio di silenzi, tante cose ancora da attraversare.
Ti passa il giorno, così, passa la vita: potresti guardare indietro ma non vuoi; si stemperano nei ricordi i giorni brevi, si sciolgono nei colori azzurri rosa della sera i giorni lunghi e non lasciano più scia.
Guardi davanti a te, ti prenderai ancora un po’ di tempo e un po’ di spazio, un po’ d’amore fatto di silenzio e di gesti noti, fatto di passi lenti e di corse brevi.
Guardi davanti a te, pensi a domani.
IDILLIO
(alla maniera di U.A. Fanthorpe)
Una sera d’estate in giardino saremo
io e te – con pasta e vino bianco ceneremo.Poche parole. La testa reclinata,
guarderò l’ombra sul rosso sentiero,che tutto sia passato quasi non parrà vero.
Quella begonia gialla. La casa, la facciata.Senza male alla gamba, Kingsgate Park traverseremo,
per la via lunga a casa torneremo.Il Paradiso che vorrei, che amo?
Noi due come siam stati – e ancora, a volte, siamo.
Wendy Cope
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