Un grande in bocca a lupo da noi "ragazze" del Blog Juneross.
Una pioggerella estiva, fitta e inclemente, bagnava le calli, una pioggia che si mescolava alle lacrime di Viola.
D'un tratto, una mano le artigliò il braccio e la costrinse a voltarsi.
Cesare l'aveva seguita. Gli occhi neri erano lucidi di sofferenza e i capelli gli aderivano al collo e alla fronte in ciocche bagnate.
Per un attimo, Viola sentì il cuore farle male, ma la rabbia prese il sopravvento. Cercò di divincolarsi, ma le dita del conte la tennero ferma, penetrandole sempre più nella carne attraverso la stoffa dell'abito.
«Prima che te ne vada, dovrai ascoltarmi!»
«Che razza di uomo sei, Cesare Mocenigo? Hai appena sposato un'altra e pretendi che io stia qui a sentirti? Lasciami, lasciami andare subito o urlerò così forte da far radunare le guardie!»
Per tutta risposta, Cesare la trasse a sé e la baciò.
Lei non lo avrebbe mai scordato. Non avrebbe mai dimenticato quel bacio dolce e al tempo stesso disperato e ardente.
Cesare si ritrasse appena per guardarla negli occhi e Viola seppe che non avrebbe mai dimenticato neppure lui.
«Finché avrò vita, finché il giorno seguirà la notte e le stagioni si rincorreranno, tu sarai per me la sola e l'unica. Per sempre, lo giuro.»