Magazine Attualità

Estrema destra: il cuore oscuro dell’Europa

Creato il 10 maggio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Una “marea nera” rischia di sommergere l’Europa? Questo l’interrogativo che da diverso tempo agita più d’una cancelleria occidentale ed attrae l’attenzione dei media. I successi elettorali di diversi partiti dell’ultra-destra suscitano in effetti più d’un inquietudine ed evocano spettri del totalitarismi, ma richiedono altresì un’analisi puntuale e soprattutto legata ai diversi contesti nazionali.

Una premessa, tuttavia, è d’obbligo. Derubricare l’intera galassia dell’estrema destra a movimenti neofascisti/neonazisti, oltre ad essere una forzatura, rischia infatti di far smarrire le coordinate fondamentali del discorso. Mentre su un piano diacronico è evidente il legame che intercorre tra le forze di destra ed i regimi totalitari (basti pensare al MSI, nato dalle ceneri del Partito Fascista e della Repubblica di Salò), in sincronia le cose stanno ormai diversamente. I partiti che nutrono aperte nostalgie totalitarie e fanno direttamente riferimento al nazifascismo sono per ora minoritari, mentre ben più consistenti sono le forze di destra che si sono evolute in direzione della raccolta di un più ampio consenso.

destra

Molti partiti di estrema destra guardano ancora con ammirazione a Hitler e Mussolini. Photo credit: Marion Doss / Foter / CC BY-SA

La maggioranza dei movimenti si è infatti inserita, seppur con qualche distinguo, nella legalità costituzionale, portando avanti le loro battaglie in Parlamento e perdendo progressivamente le connotazioni “estremistiche” degli inizi. È il caso del Movimento Sociale Italiano, poi confluito in Alleanza Nazionale (e in piccola parte nel MS-Fiamma Tricolore), o dell’Alleanza Popolare spagnola: proprio lo stemperarsi del carattere neofascista, con la trasformazione in un partito di stampo conservatore, permise al suo leader J.M. Aznar di vincere le elezioni politiche del 1996 e assumere la guida del governo.

Ma anche i gruppi che si sono attestati su posizioni più estreme si sono evoluti: i neo-nazionalsocialismi non sono più connotati soltanto da sentimenti xenofobi e razzisti, ma propugnano anche il superamento del liberismo e la guerra alla globalizzazione. Non mancano nemmeno rigurgiti di anti-americanismo e, nelle frange più antisemite, l’incitamento all’estremismo palestinese e arabo. Tutti questi elementi si possono riscontrare, con adattamenti e variazioni locali, in tutta Europa. Sud, nord, est, ovest: nessun area geografica è immune all’avanzata della destra estrema.

1/Sulle tracce della destra estrema. All’ombra del Partenone

Questo viaggio nel “cuore di tenebra” del Vecchio Continente parte dal Paese che forse più di tutti ha contribuito a definire la coscienza europea: la Grecia. A gennaio 2015, nelle elezioni parlamentari che hanno consegnato il Paese al leader di Syriza Alexis Tsipras, la formazione di estrema destra Alba Dorata (Chrysi Avghì) ha ottenuto il 6, 28% dei consensi, divenendo la terza forza greca. Il partito di Nikólaos Michaloliákos esiste da più di 20 anni, ma sta vivendo ora una sorta di reviviscenza politica, sfruttando innanzitutto la diffusa ostilità popolare verso la Troika e le istituzioni europee. Il segreto di Alba Dorata sta inoltre nella politica sociale e nel volontariato: gli anziani vengono accompagnati a fare le commissioni, si fanno raccolte di plasma (per i soli greci), si curano i più poveri, si organizzano spedizioni contro gli imprenditori che assumono stranieri. Queste attività hanno grande presa in un Paese che ha subito pesanti tagli al Welfare, e costituiscono la base del consenso del partito.

destra

Il meandro, simbolo di Alba Dorata. Photo credit: Stlemur / Pubblico dominio

Molti glissano sull’ideologia nazista dei benefattori, forse tra le più marcate a livello europeo. Le sedi di Chrysi Avghì abbondano di ritratti del Fuhrer, il simbolo del partito (il meandro) è simile ad una svastica, e nei raduni risuona il motto “Sangue, onore, Alba Dorata“, traduzione diretta dello slogan della SA “Blut und Ehre“. Innumerevoli sono le dichiarazioni di membri del partito contro omossessuali ed ebrei, oltre che posizioni negazioniste sull’Olocausto, ma il vero nemico sono gli immigrati. Alba Dorata ha infatti riesumato un’antica usanza spartana, quella della krypteia: se nella polis del Peloponneso ad essere bersaglio di una spietata caccia all’uomo erano gli iloti (servi della gleba), ora i membri del partito sfogano la loro violenza sugli immigrati, emblema a loro dire dei mali della società greco. Un partito, quello di Alba Dorata, che si muove sul sottile crinale tra illegalità e legalità: nel 2013 i vertici del partito furono decapitati dalla magistratura con l’accusa di aver creato “un associazione criminale”, colpevole tra l’altro dell’omicidio di un rapper di sinistra.

Le altre formazioni di estrema destra del Sud Europa (Ms-Fiamma tricolore, Forza Nuova, Fronte sociale nazionale in Italia e Democrazia nazionale in Spagna ) non possono competere con Alba Dorata in termini di pervasività, organizzazione e deriva violenta e nazionalsocialista. Il fenomeno si spiega probabilmente sia in relazione all’affermarsi di altri partiti (M5S e Podemos) che hanno incanalato il voto della protesta per l’austerity e per il disagio sociale, sia forse per lo scotto ancora recente della presenza di due dittature fasciste. “L’ascendenza neofascista è per loro una palla al piede”, commenta Marco Tarchi, ex missino e professore all’Università di Firenze. I flebili riferimenti nazionalsocialisti a Lebensraum e Volksgemeinschaft che si trovano nel programma di Fiamma Tricolore, d’altronde, non possono certo competere con quelli alla “discendenza ariana” richiesta a chi vuole partecipare ai raid di Alba Dorata.

2/Sulle tracce della destra estrema. L’infezione nordica

Nemmeno nel Nord dell’Europa mancano partiti latori di istanze populiste come nazionalismo, localismo, rivolta fiscale, opposizione all’euro e all’Europa. I loro programmi si segnalano per la strenua opposizione all’immigrazione e per accenni spesso parafascisti. Ogni Paese ha le sue formazione di estrema destra, ma particolarmente interessante è il caso della penisola Scandinava, dove si assiste da ormai diversi anni ad un autentica fioritura di formazioni di ispirazione nazista. Il fenomeno, monitorato dalla fondazione Expo, ha raggiunto livelli tali che la Svezia, nel 1995, è stata identificata come il primo Paese al mondo per la produzione di propaganda d’incitamento all’odio, in primis razziale. L’esplosione di questi movimenti si motiva principalmente con i timori della popolazione per l’aumento dell’immigrazione – in particolare islamica – e col diffuso euroscetticismo.

Tra i vari partiti – il Partito del popolo danese, il norvegese Partito del progresso e la svedese Nuova democrazia – è di particolare rilevanza, per la sua originale concezione, Vigrid. Quest’ultimo è un partito norvegese di rilevanza pressoché nulla – alle ultime elezione ha ottenuto meno di 200 consensi – ma è l’emblema del rapporto simbiotico che si crea, in molti partiti neonazisti scandinavi, tra la nostalgia del Reich Millenario e le tradizioni locali. Accanto alla negazionismo, al razzismo e al culto del Fuhrer il micro-partito norvegese recupera infatti credenze della mitologia nordica, come la venerazione di Odino. Questa commistione tra politica e religione, in direzione di un’orgogliosa autoctonia, sembra caratterizzare molti degli emuli nazisti in Scandinavia.

3/Sulle tracce della destra estrema. La normalizzazione francese

Nella laica Francia, invece, si sta consumando una guerra familiare che rende l’idea di quel fenomeno di “normalizzazione” dei partiti di ispirazione nazionalsocialista. Marine Le Pen, attuale leader del Front National, ha infatti avviato una procedura disciplinare contro il padre Jean-Marie, presidente onorario del partito nato dalle ceneri di Ordre Nouveau. La motivazione risiederebbe nelle ultime dichiarazioni dell’anziano politico, noto per le sue posizioni negazioniste e antisemite, sulle camere a gas (“un dettaglio della storia”) e sul regime collaborazionista di Vichy, definito “non troppo disumano”. Lo stesso Jean Marie ha gettato acqua sul fuoco, cedendo la sua candidatura alle prossime regionali alla nipote Marion Maréchal-Le Pen, ma la vicenda resta significativa del nuovo corso imposto dalla volitiva Marine, Il Front National 2.0 vuole infatti essere sì un partito fortemente nazionalista ma non esplicitamente razzista e neppure negazionista. La strada scelta da Marine – uscire dall’estremismo velleitario per allargare la platea del consenso – sembra essere quella giusta, considerando che il FN è attualmente il secondo partito di Francia (25% alle dipartimentali di marzo). L’ipotesi di un espulsione del vecchio leone, per ora rientrata, allontanerebbe probabilmente l’elettorato storico ma renderebbe il Front National ancor più appetibile per larga parte dell’opinione pubblica.

4/Sulle tracce della destra estrema. Violenza ad Oriente

Nell’Est europeo, infine, il trauma delle dittature comuniste ha accentuato la connotazione ultranazionalista e fascista dei movimenti di destra. Ne sono esempi il Partito della Grande Romania, i liberaldemocratici russi di Zhirinovski,il Partito nazionalista slovacco, il Partito della destra croata (Hrvatska Stranka Prava), il Partito radicale serbo di Vojislav Seselj. Uno dei tratti distintivi dei neofascismi orientali è il forte antisemitismo, spesso legato a convinzioni complottistiche.

Un buon esempio di questa tendenza è il partito russo Pamyat, che professa un’ideologia monarchico fascista e si autodefinisce “movimento cristiano-ortodosso, nazional-patriottico e popolare”. La formazione, profondamente legata alla religione ed alle tradizioni locali, proclama l’esistenza di un secolare “complotto massonico-sionista” ai danni della Russia: le teorie marxiste e comuniste sarebbero state estratte dal Talmud, mentre il “capitale giudaico” avrebbe determinato il governo dei Soviet. Notevoli anche le connotazioni religiose del movimento: sebbene esista una corrente neopagana, analogamente al caso nordico, prevale un’interpretazione del Cristianesimo ortodosso sulla scorta del “Cristianesimo positivo” nazista.

destra

Gabor Vona e Krisztina Morvai, leader di Jobbik. Photo credit: Kovács László / Foter / CC BY-SA

Un capitolo a parte merita l’Ungheria, accusata da più parti di essere uno “Stato neonazista nel cuore dell’Europa”. Ora, se molte delle accuse rivolte al premier conservatore Viktor Orban appaiono eccessive, è indubbio che a Budapest sia presente uno dei più agguerriti partiti dell’ultradestra europea: Jobbik. Terza forza del Paese con oltre il 20% di consensi, è celebre per i suoi roghi di bandiere europee, per la sua avversione nei confronti di gay, rom, ebrei e socialisti e soprattutto per i suoi controversi rapporti con la violente formazione paramilitare Magyar Garda (Guardia Ungherese). Ma anche questa formazione sembra destinata a diventare uno dei tanti “fascismi in doppiopetto”: lo conferma il sorpasso su Fidesz, il partito di Orban, in una recente consultazione parlamentare suppletiva. Il leader Gabor Vona ed i suoi accoliti sembrano lentamente moderare le loro posizioni, dismettendo – almeno in pubblico – la camicia nera allo scopo di catturare una parte più ampia del voto di protesta contro il governo.

Tags:alba dorata,Destra,estrema destra,expo,Front National,Grecia,Jean-Marie Le Pen,jobbik,le pen,Marine Le Pen,nazifascismo,nazionalismo,neofascismo,neonazismo,Orban,pamyat,reich,scandinavia,Tsipras,Ungheria,vigrid

Related Posts

The MagazineVolume III - Il Nazionalsocialismo

L’Europa e il populismo. Nuovo allarme nazista?

EventiIl corriere di MilanoPrima PaginaSocietà & Cultura

The Rocky Horror Show torna in Italia per Expo.

AttualitàEventiEXPO 2015

Retrò Online all’EXPO 2015 (LIVE)

AttualitàEnogastronomiaEventiEXPO 2015GustoPrima Pagina

Expo 2015: tutte le info su biglietti e accesso


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :