Estremo saluto.

Creato il 19 settembre 2013 da Gianna

Confutare le menate dello statista di Arcore è utile come regalare un dopobarba a Beppe Grillo. Entrambi prediligono il monologo; i toni gravi, mentre roteano il ditino ammonitore e minacciano un patatrac davanti ai loro fondali scenici. Lo spettacolo è tutto nella mimica, come nei vecchi classici del cinema muto, confacenti all’età biologica dei personaggi. A tal proposito, nel suo sofferto videomessaggio, se non fosse per la fissità dello sguardo più sorcino del solito, il nano catramato rasenta persino una strana somiglianza con Mack Swain, già spalla comica nei film di Chaplin. Ed è irresistibile mentre si agita a scatti, strizzato nel suo gessato da cumenda anni ‘50 e imbolsito più che mai. È inquietante nella sua improbabile acconciatura di capelli finti, vagamente ispirata alla pettinatura del Dracula di Coppola, e che sembra scaturita dall’esperimento perverso di un parrucchiere pazzo, in bilico tra un trapianto di moquette e una pantegana morta. Mentre si dondola sul suo seggiolone, è difficile capire se si tratti di un pupazzo caricato a molla, o una damigiana di cerone foderata in un doppiopetto riciclato dall’armadio di qualche trisavolo, mentre sbiascica le parole e si ingolfa come un vecchio diesel smarmittato. L’impressione prevalente è quella di una salma rianimata dopo i restauri del funeral make-up. Il risultato è ridicolo nella forma e assolutamente patetico nella sostanza. Sarebbe ora di chiudere il sipario sul deprimente pagliaccio triste avviato al tramonto.

Liberthalia


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