di Matteo Zola
“Il diritto di rettifica è un diritto inviolabile del cittadino in caso di notizie errate, inesatte o ingiustamente lesive della personalità altrui“, Carta dei doveri del giornalista, approvata dall’Ordine dei Giornalisti l’8 luglio 1993. “Quando il giornalista scopre che le notizie pubblicate sono errate o inesatte la rettifica è un suo obbligo anche in assenza di una richiesta dell’interessato“, legge 69 del 1963, quella che istituisce l’Ordine e regola la professione giornalistica.
Ebbene, la rete ha gridato allo scandalo per la paventata estenzione del diritto di rettifica e replica anche ai blog. Lo scandalo, nel Disegno di Legge sulle intercettazioni telefoniche, è la restrizione alle possibilità di utilizzo da parte della magistratura. Per quanto riguarda la Rete il difetto era (ma non è più, in quanto modificato) l’estensione del diritto di rettifica a “siti informatici“. Una definizione troppo ampia, da cui la protesta (giusta) di Wikipedia.
Il diritto di rettifica è un diritto del cittadino. E’ sacrosanto. L’art. 8 della legge 47 del 1948 recita: “Le rettifiche, da parte del soggetto che si ritiene leso, devono fare riferimento allo scritto che le ha determinate e devono essere pubblicate nella loro interezza, purché contenute entro il limite di trenta righe, con le medesime caratteristiche tipografiche, per la parte che si riferisce direttamente alle affermazioni contestate“.
I giornalisti devono sottostare a queste regole. Perché i blogger no? In un Paese dove tutti ritengono di “poter fare i giornalisti”, dove si invoca la soppressione dell’Ordine “fascista” (già, peccato che è stato fondato nel 1963), l’informazione professionale viene costantemente indebolita e ricattata, mentre la Rete grida al bavaglio ogni qual volta si parli di regole condivise. La campagna contro il diritto di rettifica mossa dalla rete dimostra due cose, pur senza generalizzazioni: i blogger non conoscono le leggi con il rischio di dare informazioni errate; i blogger invocano una libertà di espressione personale, combattono per il loro diritto ad esprimersi senza curarsi dei diritti del lettore. La battaglia contro il diritto di rettifica è una battaglia contro il cittadino.
Blogger e giornalisti, nella rete, devono e possono convivere. Ai primi spetta il compito di diffondere le notizie, magari quelle che l’informazione mainstream nasconde. Ai secondi invece il compito di trovarle quelle notizie, andando oltre i limiti imposti dal sistema politico.