In questi giorni a Bari è in corso di svolgimento, e durerà fino al prossimo 30 novembre – con martedi 27 giornata da non perdere assolutamente con un convegno scientifico con i più autorevoli esperti italiani della materia che si battono da anni negli ambiti della prevenzione della ricerca e della bonifica – la rassegna Eternit(à), qui presentata con la videointervista ad uno degli organizzatori, la cui finalità principale è quella di sensibilizzare tutti i cittadini sul tema dell’amianto, della patologie ad esso collegate, della prevenzione sanitaria indispensabile e della bonifica dei siti inquinanti.
Ecco il Programma della rassegna “Eternit(à)”. Mercoledi scorso, nel corso della prima giornata, due sono stati i momenti salienti: la proiezione del documentario – censurato da tutte le emittenti televisive nazionali – “Polvere. Il Grande Processo dell’Amianto” e la presentazione del libro “Amianto. Processo alle Fabbriche della Morte” di Giampiero Rossi, edito da Melampo.
Il documentario. Il 70% della popolazione mondiale è ancora esposto all’amianto. Nel mondo 100.000 persone muoiono ancora ogni anno a causa di questa fibra killer. La produzione di amianto nel mondo è tornata a crescere, grazie all’enorme consumo delle economie in rapido sviluppo come India, Cina e Russia. La lobby dei paesi esportatori è potentissima e agisce nelle sedi internazionali per influenzare le politiche dei singoli paesi. L’amianto è un business a cui pochi sono disposti a rinunciare. “Polvere. Il Grande Processo dell’Amianto” è il documentario che a partire dai primi mesi delle udienze del processo svoltosi a Torino – con la partecipazione allo stesso di un piccolo ma tenace gruppo di (ormai anziani) attivisti di Casale Monferrato che hanno speso la loro vita per ottenere giustizia per i quasi 3000 morti – racconta la silenziosa strage degli innocenti che si consuma in tutto il mondo. Gli accusati sono stati condannati in primo grado a 16 anni per disastro ambientale doloso permanente e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Il libro. “Amianto. Processo alle Fabbriche della Morte” racconta la lotta dei cittadini e dei lavoratori di Casale Monferrato che, con tenacia e determinazione, hanno ottenuto che a Torino fosse disputato il primo processo contro la multinazionale svizzera Eternit. Un processo conclusosi con un verdetto eccezionale e dalla valenza mondiale. Un processo definito da Rossi una “piccola Norimberga”, per le centinaia di testimonianze e per le atrocità delle sofferenze patite dalle vittime. Rossi fornisce al lettore la possibilità di percepire l’atmosfera che si veniva a creare nelle aule del tribunale, riesce a trasmettere le emozioni di quanti ogni lunedì, per più di due anni, hanno preso il pullman alle 6 di mattina in Piazza Castello a Casale per trovarsi in aula puntuali a Torino. Una giustizia che si costruisce giorno per giorno, che si rivendica contro chi ha il potere di negarla o, ancora peggio, di far passare come legittime condizioni di lavoro e di vita quelle pratiche omicide dettate unicamente dalla logica del profitto.
Anche la città di Bari soffre a causa di un disastro ambientale provocato dall’amianto, quello della Fibronit; ma i drammi privati e sociali legati all’inquinamento sono ingenti nella nostra regione, basti pensare all’Ilva. Non bisogna arrendersi, però. Bisognerebbe investire le migliori energie del Paese per provare a contrastare il male dei prossimi anni che – come ha dichiarato il Ministro Balduzzi in questa occasione – determinerà il picco di decessi entro il 2020. In Lombardia, perciò, come si evince dal blog di Pippo Civati, stanno lavorando da tempo sul tema predisponendo un disegno di legge che verta sugli aspetti seguenti. Per non perdere la fiducia e la speranza. Per non abbandonare i malati a un destino ineluttabile.