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eteroclito

Creato il 23 febbraio 2013 da Francosenia

borges

Non è un segreto che "Le parole e le cose", il libro che Michel Foucault pubblicò nel 1966, sia una sorta di glossa, estesa ed ossessiva, al racconto di Borges, "L'idioma analitico di John Wilkins" (che faceva parte dell'antologia "Altre Inquisizioni", del 1952).
"Questo libro nasce da un racconto di Borges", incomincia la sua prefazione, Foucault. "Questo testo di Borges mi ha fatto ridere per molto tempo", continua poi, "non senza un malessere evidente e difficile da vincere. Ne derivava il sospetto che non ci sia disordine peggiore di quello dell'incongruenza; quel disordine che fa scintillare i frammenti di un grande numero di ordini possibili nella dimensione dell'eteroclito."
Come fece quel racconto a finire nelle mani di Foucault? Roger Caillois aveva conosciuto Borges, insieme a tutta la redazione della rivista Sur, quando era esiliato a Buenos Aires, durante la seconda guerra mondiale. Tornato in Francia, convinse Gallimard a pubblicare "Finzioni". L'anno seguente, Caillois tradusse un'antologia di testi di Borges, che venne pubblicata con il titolo "Labirinti". Nel 1955, "Tempi Moderni", la rivista di Sartre, pubblicò otto saggi di Borges. E, finalmente, nel 1958, di nuovo per Gallimard, usci il libro "Inchieste", che era la traduzione francese di "Altre Inquisizioni". Fu allora che Foucault lesse il John Wilkins di Borges.
Nel 1963, Foucault pubblica, per Gallimard, il suo libro su Raymon Roussel. Qualche tempo dopo, manda all'editore il manoscritto de "Le parole e le cose". Il manoscritto finisce nelle mani di Caillois che scrive una lettera entusiasta a Foucault (il tramite fra loro, era George Dumézil). Callois fece circolare il manoscritto. Lo manda a Maurice Blanchot che apprezza molto il lavoro. Blanchot era un antico lettore di Borges: nel gennaio del 1958, aveva pubblicato sulla Novelle Revue Francaise l'articolo "L'infinito e l'infinito" - una sorta di intersezione fra Henri Michaux e Borges, con una maggior quota di enfasi su Borges, commentando in particolar modo il Pierre Menard di "Kafka e i suoi precursori", ed "Aleph", di cui la versione riscritta del libro avrebbe fatto parte di un libro a venire.

fonte: http://falcaoklein.blogspot.it


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