Per questo alcune investment bank (le maggiori sono Lyxor di Société Générale, Db x-trackers di Deutsche Bank, iShares di Barclays Bank e Amundi di Crédit Agricole) hanno pensato di farne un business, specializzandosi nel creare panieri di titoli che replicano perfettamente gli indici di mercato. I panieri vengono poi suddivisi in tante quote da vendere ai privati. Quote anche minime, di poche centinaia di euro, che consentono così a chi non è un esperto o non ha milioni, di investire per esempio sulla Borsa di Tokyo o su quella di New York, ma anche su settori come l’hi-tech o l’energia, oppure su materie prime come il rame o il petrolio, ottenendo gli stessi risultati dei grandi gestori. E tutto questo comprando questi speciali strumenti, attraverso la propria banca fisica o online, che si possono poi rivendere in qualsiasi momento.
Stiamo parlando degli Etf (Exchange traded fund), cioè dei “fondi scambiati in
Borsa”. Sono in sostanza fondi comuni di investimento le cui quote possono essere direttamente acquistate e vendute sul mercato, ed hanno nello stesso tempo le caratteristiche delle azioni. Come qualsiasi titolo, infatti, è possibile in ogni momento della giornata di Borsa, comprare o vendere quote di un Etf al prezzo di mercato.
Gli Etf, dunque, replicano in maniera automatica la composizione di un indice di mercato (azionario, obbligazionario, monetario, geografico, settoriale o delle materie prime, e in quest’ultimo caso si chiamano ) e di conseguenza anche il suo rendimento. Se, per esempio, l’indice della Borsa di Milano Ftse Mib cresce del 2%, l’Etf collegato registrerà un rialzo uguale, replicando anche i ribassi allo stesso modo. Nei fondi invece sono i gestori a decidere se acquistare i titoli presenti nell’indice Ftse Mib. Per cui le commissioni di gestione, nel caso degli Etf sono decisamente basse (variano dallo 0,2% allo 0,9% annuo), mentre per i fondi servono a remunerare il lavoro dei gestori (in genere 1,5 – 2% annuo). Inoltre, per i fondi ci possono essere anche commissioni di entrata e uscita nonché le spese di amministrazione, mentre per gli Etf esistono a volte solo i costi di acquisto della quota.
Chiaramente, prima di comprare un Etf, è molto importante la scelta di dove investire il proprio portafoglio e, per questo, è meglio affidarsi ad un consulente finanziario indipendente, preferibile alla banca o al promotore finanziario. Il consulente, fatta l’analisi del cliente, della sua propensione al rischio e dell’orizzonte temporale, potrà consigliare l’Etf adatto. Una volta scelto il tipo di investimento, si potrà sottoscrivere in unica soluzione o sotto forma di Pac (Piano di accumulo di capitale), con cui verserà periodicamente una cifra prefissata.