L’Etiopia, in Africa, è un paese piuttosto vasto, che conta circa 90 milioni di abitanti con una miriade di problemi ancora irrisolti o solo appena in via di risoluzione.
E li conosciamo come, ad esempio, la mancanza di un lavoro sicuro per i più, sia essi padri di famiglia che giovani, una sanità non sempre adeguata alle esigenze della popolazione locale, soggetta spesso a denutrizione e a malattie endemiche.
E ,ancora ,una istruzione in certe zone , specie quelle rurali e distanti dalle grandi città, quasi sempre piuttosto carente.
Ci sono però in nuce , pur con queste indubbie negatività, anche molteplici aspettative di un possibile e migliore futuro.
E si tratta di quelle speranze che nascono in prevalenza dall’impegno serio delle giovani generazioni che, a casa propria o in diaspora che siano, consapevoli di una loro “storia” passata importante, non si arrendono affatto.
E sono molto abili anche a fare convivere tradizioni e modernità senza che necessariamente esse facciano a pugni tra loro.
I gruppi etnici che la compongono, a detta degli studiosi, sono attualmente ben 83 di numero. Un autentico mosaico di genti differenti.
Ciò che rende “speciale” l’Etiopia nel mondo è, tuttavia, la sua fede antichissima in Cristo e in "sua" Madre.
Il fascino di una spiritualità non comune che colpisce subito il viaggiatore attento (leggere in proposito Ryszard Kapuscinski), specie se egli si addentra nella regione del Tigrè, tra le città di Mekele (antica Macallé) e Adigrat, nei giorni festivi del calendario della Chiesa ortodossa e si ferma a osservare le schiere interminabili di pellegrini di ogni età, che affrontano difficoltosi sentieri per raggiungere le chiese rupestri, che sono lì da secoli immemorabili. E partecipare, dunque, alle cosiddette funzioni religiose.
Cronologicamente parlando, nella Storia,l’Etiopia è il secondo Stato africano convertitosi al cristianesimo.
Ed è un cristianesimo di diretta derivazione apostolica.
Secondo la tradizione antica, infatti, l’introduzione del cristianesimo si deve ad un eunuco della mitica regina Candace, il quale avrebbe ricevuto il battesimo,sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza, ad opera del diacono Filippo nel I° sec.d.C.
Ma la vera evangelizzazione avviene grazie alla predicazione di due fratelli di origine siriana, di nome rispettivamente Edesio e Frumenzio.
E Frumenzio fu addirittura il primo vescovo di Axum.
Oggi la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa ortodossa etiope Tehawahedo (unitaria), il cui numero ammonta a 45 milioni di aderenti,includendo anche le comunità etiopi presenti in Canada e negli Usa.
Si tratta di una Chiesa veterotestamentaria per quel che riguarda usi e costumi come, ad esempio, la pratica della circoncisione per i figli maschi e il rispetto della festività del sabato.
Ma ,sempre in Etiopia, esiste una comunità dalle misteriose origini giudaiche.
Mi riferisco ai Falasha, che si attribuiscono il nome di Bet Israel (casa d’Israele).
E poi abbiamo un 18% di cristiani protestanti e solo l’1% di cattolici.
La convivenza forzosa con l’Islam, che oggi conta il 33% di seguaci, è stata e rimane una faccenda complessa per la qual cosa non ci sono aggiustamenti semplicistici tanto che i cristiani etiopi, che venerano come loro patrono il leggendario San Giorgio, identificano il famoso drago ferito e ucciso dal cavaliere, appunto, con l’Islam.
Concludendo è possibile dire, a mio parere, che la spiritualità etiope (penso al suo Natale, che cade il 7 gennaio), Lalibela l’indimenticabile, e le sue chiese “sorelle” (ne sono state censite ultimamente ben 127) costituiscono, comunque, un deterrente a certe aberrazioni postmoderne, che il nuovo che sopravanza, frettoloso e “tutto lucciole per lanterne”, mostra talora a sproposito per le strade della capitale, che ha fame di orpelli e lustrini,proprio come quelli che si credono i "nuovi" ricchi.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)