È lo stesso Antonio Mannino, direttore generale di Etna Comics, ad annunciarlo trionfante durante la premiazione del Cosplay Contest: la terza edizione della fiera catanese del fumetto è riuscita anche quest’anno a migliorarsi abbattendo il muro delle quarantamila presenze. Un risultato impensabile fino a poco tempo fa considerato il generale isolamento culturale nel quale si è inviluppata la Sicilia negli ultimi anni e che ha visto ridursi drasticamente la presenza di manifestazioni di caratura nazionale nel campo delle belle arti. Ultimo avamposto, criticabile quanto si voglia ma pur sempre generoso, sembrava restare il solo Taormina Film Fest. Conscio della grande possibilità di esplorazione che la suddetta penuria forniva, la fiera catanese del fumetto osa ancor di più provando a trasformarsi anche in un festival della cultura pop. Deputato all’ambizioso e definitivo traghettamento verso la maturità è stato Antonio Scuzzarella (direttore editoriale della 001 Edizioni) in qualità di direttore culturale. Imputabili alla sua erudizione nel campo della nona arte i due traguardi più ragguardevoli: la mostra dedicata alla recente scomparsa di Sergio Toppi presenziata dalla vedova e la presenza di James O’Barr che fa partire proprio dal capoluogo etneo il suo tour per l’edizione definitiva del celebre Il corvo (terminata in appena due giorni, già domenica non era più possibile trovarne una copia). Proprio l’ultima giornata della kermesse può porsi come esemplare manifesto dello spirito che ha attraversato questa edizione. Etna Comics resta ancorata alla sua idea di fondo: essere una piattaforma che unisce con curiosa alacrità le migliaia di mondi che ruotano attorno all’area comics.
Dedicare un piano del Centro Fieristico Le Ciminiere al settore Videogames o Cards non può certo avere pretese di esaustività per l’appassionato più intransigente. A far ciò spesso provano le conferenze, quasi sempre però disertate dal grande pubblico (quello che fa sempre più incetta di presenze è il laboratorio di doppiaggio, a riprova della preponderante presenza giovanile-otaku). Così anche l’inopinata soppressione per esigenze logistiche dello splendido film Perfect Blue del compianto Satoshi Kon ferisce il sottoscritto, pochissimi altri e l’esimio Gualtiero Cannarsi, collaboratore di Etna Comics e riferimento imprescindibile per ciò che concerne il Giappone, a cui nuoce più di tutti la gran confusione del Japan Center. La proverbiale tendenza “omnibus” che contraddistingue i maggiori eventi culturali italiani, il rispetto (o mercimonio?) verso tutte le esigenze del pubblico pagante, insomma, il dualismo ancestrale arte-profitto gioca anche qui la sua forza. Inframmezzate tra capannoni di gadget, fumetti, sessioni di videogioco, stand di monili e dolciumi vari, vengono inserite gustose prelibatezze culturali per i palati più esigenti. Lungi dal criticare l’inevitabile imprenditorialità della fiera (se qualcuno scorge in queste righe dell’ideologia, questa è soltanto un refuso del passato), si vuole piuttosto suggerire una strategia e non un cambiamento di programma.
Relegare la mostra su Toppi o quella di Giovanna Casotto e di Fabio Celoni a un singolo padiglione distante da quello centrale dove gravitano giocoforza i partecipanti, condanna questi eventi a visite sporadiche. Se a queste opere più ardue ma significative si assegnasse una patina didattica ciò non inficerebbe al profitto. Acquisita ormai una certa esperienza è noto il tragitto che il pubblico predilige. Come insegna l’esperienza della Sicilia, le isole si raggiungono soltanto attraverso l’aereo e il traghetto. Invece di dare loro appunto questo carattere di isola felice sarebbe forse l’ora di provare a inserirli nel suddetto cammino. A parità di programma e acquisito ormai lo zoccolo duro degli appassionati, che sia il pubblico generalista a fare lo slalom per acquistare ninnoli di vario tipo o per essere servito dalle Maid, che sia l’evento più propriamente culturale a dover essere dribblato e non viceversa. Infine, un appunto sul programma fatto non più come redattore di una webzine culturale ma da un visitatore vecchio ormai tre edizioni: l’impronta nipponica di Etna Comics quest’anno non ha forse rischiato di diventare una deriva? Tre serate su tre di netta importazione orientale. Passino le prime due ma c’era proprio bisogno della serata Idol, che, come dimostrato dalla scarsa partecipazione di domenica, in Italia non ha mai attecchito? L’arrembante definizione di Festival del fumetto e della cultura pop lasciava magari spazio per una chiusura un po’ diversa dalle stucchevoli sigle della stonata (kawaii quanto si vuole, ma stonata) Masako Macaron e della ben più volitiva Emanuela Pacotto.
Per le immagini inserite in questo articolo si ringrazia l’ufficio stampa di Etna Comics