Il governo federale attualmente classifica le tribù in quattro categorie a seconda del tipo di rapporto politico esistente con il governo federale stesso o il singolo stato: 1) tribù riconosciute federalmente; 2) tribù riconosciute dallo stato; 3) tribù terminate, cioè hanno perduto il loro status nella cosiddetta Termination Era degli anni Cinquanta e primi anni Sessanta del XX secolo; 4) tribù non riconosciute.
Negli USA sono riconosciute federalmente 502 tribù su più di 600; esse mantengono uno speciale rapporto politico con il governo federale, di solito stabilito per trattato o, come nel caso delle comunità alascane, tramite legislazione del Congresso. Il governo federale è obbligato a proteggere le terre e le risorse tribali federalmente riconosciute e a fornire loro assistenza sanitaria, istruzione e assistenza allo sviluppo economico. Ci sono 26 tribù riconosciute da stati, molte delle quali vivono su riserve statali e ricevono dei fondi statali. La maggior parte delle tribù riconosciute dagli stati, come i Shinnecock di New York, i Mattaponi della Virginia e i Lumbee del North Carolina, si trovano negli USA orientali.
Queste tribù sono prive di riserva e non hanno più diritto agli speciali servizi e benefici concessi alle tribù riconosciute federalmente. Le tribù non riconosciute, di cui ci sono più di 200 aspiranti, non hanno alcun rapporto politico con il governo federale, perché non hanno mai fatto un trattato oppure non hanno mai ricevuto riconoscimento federale attraverso atti esecutivi o legislativi e sono perciò prive dell’accesso agli speciali programmi e servizi federali per le tribù riconosciute.
Quando venne approvato l’Indian Reorganization Act (IRA) nel 1934, i governi tradizionali avevano cessato di esistere in oltre metà delle riserve. Il Commissario agli Affari Indiani John Collier, cercò di rovesciare questo processo e rivitalizzare i governi tradizionali tribali, cercando di riaffidare loro gli affari tribali, tramite la costituzione di governi elettivi che avrebbero dovuto portare all’autodeterminazione e all’autosufficienza. Attualmente le tribù hanno un governo di qualche genere, anche se questi corpi governanti variano molto per titolo, strutture e poteri. Circa metà di tutte le tribù riconosciute federalmente si sono organizzate secondo le linee guida dell’IRA (1934), dell’Oklahoma Indian Welfare Act (1936) o dell’Alaskan Reorganization Act (1936), e hanno adottato costituzioni simili per struttura a una costituzione statale, a parte il fatto che il consiglio tribale spesso esercita sia le funzioni esecutive, che legislative, che giudiziarie di un governo e quindi sia privo, con conseguenze immaginabili facilmente, dell’apparato di controlli e bilanciamenti tipici delle costituzioni democratiche in generale e di quella americana in particolare. Parecchie tribù, come molti gruppi Pueblo, gli Onondaga e i Tonawanda Seneca di New York, la maggior parte dei nativi alascani e molte piccole bande delle rancherias californiane, hanno mantenuto le loro forme di governo tradizionale. Altre tribù, come i Crow e gli Yakima, governano secondo regole e procedure stabilite in risoluzioni concordate tribalmente.
Molti nazionalisti indiani sostengono che attualmente la sovranità tribale resta totale perché le nazioni indiane non sono mai state conquistate e quindi tutti gli atti federali che limitano la sovranità tribale sono illegali. E’ un ragionamento ancora più assurdo di quello secondo cui i militari avevano vinto la guerra del Vietnam se non fossero stati traditi dai politici (un ragionamento che ha influenzato le nuove generazioni di militanti indiani, di cui gran parte ex soldati in Vietnam). Questo spiega perché gli indiani non abbiano ancora superato, dopo tanti secoli, in certi casi, lo shock della sconfitta e molti maschi indiani non siano ancora riusciti a trovare un ruolo sociale che non sia quello del guerriero.
Il governo federale sostiene che gli indiani sono nazioni quasi-sovrane o nazioni dipendenti interne. La legge federale afferma che le tribù hanno mantenuto tutti i loro poteri inerenti di governo a meno che quei poteri non entrino in conflitto con un trattato o con la costituzione o con lo status di nazione dipendente o con una legge del Congresso. In generale, questelimitazioni significano che le tribù non possono più disporre liberamente della loro terra (decisione Johnson); condurre rapporti con l’estero (decisione Cherokee nation); esercitare giurisdizione criminale su non indiani (decisione Oliphant); esercitare giurisdizione esclusiva sui membri tribali colpevoli di crimini gravi (il Seven Major Crimes Act); oppure condannare membri tribali in prigione per crimini minori a più di un anno di galera o a più di 5000 dollari di multa (Indian Civil Rights Act). Oltre a ciò, la dottrina plenaria, come è stata definita in Kagama e altre decisioni della Corte Suprema Federale, permette al governo federale di estinguere qualsiasi aspetto dell’autorità tribale; essa permette peraltro anche la restaurazione di poteri tribali estinti.
In molti casi, come avviene per la Public Law 280, ora gli stati hanno autorità concomitante con i governi tribali in aree civili e criminali. Ciò nonostante l’autorità tribale resta estesa: essa comprende il potere di definire i propri membri; strutturare e operare i governi tribali; regolare i rapporti interni, dirimere dispute, gestire le proprietà e le risorse, tassare i membri tribali, regolamentare le aziende e condurre relazioni con altri governi.(segue)
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Etnicità 8: Classificazione federale delle tribù ed elementi di sovranità tribale
Creato il 19 novembre 2013 da DavidePossono interessarti anche questi articoli :
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