Non è certamente la prima volta che leggo di conflitti tra etica e scienza. Si sa, quando si passa dalla teoria alla pratica, la scienza pone spesso dei dilemmi morali. Ma quello che ho letto ieri mi ha davvero spiazzato. Si parla di fecondazione assistita, e in particolare di diagnosi pre-impianto, una cosa che in Italia è vietata ma che in altre parti del mondo può essere praticata. Chi la critica vede in essa lo spettro dell’eugenetica, chi è favorevole invece la considera un’opportunità per evitare ai propri figli la sfortuna di essere affetti da qualche grave malattia invalidante. Ebbene, secondo questo articolo, nel 3% delle cliniche statunitensi per la fecondazione assistita, ci sono alcuni genitori che praticano la diagnosti pre-impianto alla rovescia: in pratica, selezionano appositamente embrioni malati.
A quanto pare, dobbiamo aggiornare la definizione di diagnosi pre-impianto, che può quindi essere utilizzata – almeno in via teorica – per tre ragioni: avere un figlio sano; avere un figlio con determinate caratteristiche non legate alla salute (ad esempio l’aspetto fisico o l’intelligenza); avere un figlio affetto da una particolare malattia. Ora, posto che la prima opzione non dovrebbe essere vietata e che sulla seconda si può discutere, sulla terza ho qualche riserva. Voi che ne dite?