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Eugenio Müntz, Fiesole – Piazza Grande, Duomo e Teatro Romano

Da Paolorossi

Rinunciando a continuare la salita della strada vecchia, ritorno sulla piazza di San Domenico, ove giungo in tempo a montare nell'omnibus che sta per partire per Fiesole. Grazie alle sue infinite risvolte, la Via Nuova Fiesolana abbonda di sorprese pittoresche, e di mirabili punti di vista. Talora la città situata sopra di noi si nasconde del tutto ai nostri sguardi ; talora, invece , le prime case appaiono così vicine che sembra di toccarle , mentre una lunga e faticosa salita ci separa ancora da esse. Poi costeggiamo un'alta montagna, di cui una metà è affatto nuda, mentre l'altra è tutta a boschi. Qui delle roccie fiancheggiano la via, altrove vediamo delle ridenti villette. A destra attira lo sguardo un imponente edificio, con un porticato a colonne, di bellissimo effetto in mezzo a questi terreni irregolari : trattasi dell'antico convento di Doccia, oggi villa Fraschi. Il disegno del portico si attribuisce a Michelangelo, il cui progetto, dicesi, fu eseguito da Santi di Tito.

Dal lato della pianura, ogni tratto della salita che superiamo allarga il nostro orizzonte in magiche proporzioni : innanzi a noi si svolge successivamente in uno spazio immenso la valle dell'Arno. Finalmente passiamo ai piedi d'un edificio la cui facciata si distingue per una singolare decorazione, ma che, tutto sommato, risponde benissimo alle immagini che desta in noi il nome di Fiesole: una copia ad affresco dell' Aurora di Guido Reni. Il vetturino fa scoppiettare la frusta; dei mendicanti accorrono attorno all'omnibus; alcuni minuti ancora e siamo sulla Piazza Grande. [...]

La Piazza Grande di Fiesole produce un'impressione che non è facile scordare. Vi si ritrova ogni cosa: monumenti secolari, e miserabili casupole, della vegetazione e della polvere; ai punti troppo fuggevoli d'un suolo ineguale, succedono delle masse imponenti: dominato ai due capi da due monticelli quasi a picco, questo vasto quadrilatero offre dal centro un magnifico punto di vista su Firenze; qui dei buoi accoppiati, o dei carri dalla costruzione più primitiva, là carrozze eleganti poste all'ombra delle quercie secolari; qui i luridi cenci degli ostinati accattoni, e dei venditori di lavori di paglia non meno accaniti, tra i quali scopresi talora qualche monello dalla tinta olivastra, dai lineamenti simili a quelli dei bronzi etruschi; là degli abiti cosmopoliti d'una schiera di forestieri. Ricordi storici, bellezze pittoresche, glorie e miserie, quanti, quanti quadri si svolgono successivamente innanzi a noi !

Ma procediamo con ordine : al fondo della piazza, dal lato della via di Firenze, sorge il Seminario, edilìzio del XVII secolo, vasto ed imponente, successivamente ingrandito, dai vescovi di Fiesole. Un po' più lungi si trova il Vescovado, poi si scorge il Duomo [...]

Il Duomo è costrutto in pietra di macigno, quella pietra ora azzurrognola, ora giallastra, clic abbonda nelle cave della Toscana, e che ricorda l'ardesia. E' una basilica a tre navate, con sedici colonne, ciascuna di varii pezzi, e con arcate poste sulle colonne, e un'incavallatura scoperta. Delle strette finestrine, praticate tanto al basso, quanto al disopra delle arcate della navata principale, lasciano penetrare la luce nell' interno. Una cripta occupa l'abside : sopra questa trovasi il coro, al quale si sale da due scale, composte di quindici gradini ciascuna. [...]

Dopo fatto il giro della piazza, ritorniamo indietro per visitare il Teatro Romano presso la cattedrale. Una porta moderna, abbastanza pretenziosa, coll'iscrizione Teatro Romano, segna l'ingresso del monumento: pago i venticinque centesimi stabiliti dal municipio, ed eccomi libero d'immergermi a sazietà negli arcani dell'archeologia. Un viale fiancheggiato da girasoli e convolvoli conduce al teatro. I gradini sono piuttosto ben conservati; ne conto diciassette in fila nella parte che ha meno sofferto; altrove l'erba sostituisce le pietre strappate dal loro alveo; avvicinandosi alla scena, che trovasi dal lato opposto della città, s' incontrano delle roccie con scanalature oblique, e due tronchi di colonne scanalate. [...]

Attraversando ancora una volta la piazza, prendiamo tra il Seminario ed il Vescovado la via scoscesa che conduce all'antica Rocca, di cui non rimangono che pochi avanzi. [...] Alcuni passi ancora ed arriviamo alla chiesa di Sant'Alessandro, secondo gli storici, un tempio pagano, trasformato in basilica cristiana a tre navate. [...] Però non siamo ancora al termine della salita. Un' angusta stradetta ci conduce al convento dei Francescani, posto sul vertice del monte.

Ma il cocchiere fa scoppiettare la sua frusta, i cavalli scalpitano, l'omnibus deve partire; è necessario quindi togliersi a quelle malinconiche considerazioni. D'altronde non si visita Fiesole per farvi un corso di morale. La nostra vettura si slancia, colla rapidità d'una freccia, verso la pianura, che comincia ad essere avvolta in una nebbia leggera; ed io saluto ancora una volta, passando, le rose canine in fiore, le ville, i conventi, tutti questi santuari della storia e della poesia.

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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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Eugenio Müntz, Fiesole – Piazza Grande, Duomo e Teatro Romano
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