In questa rivista di ricchezze fiorentine, un gruppo di monumenti s'impone a noi tanto per la sua antichità, come per la sua importanza nella storia dell'arte; questo gruppo situato nel cuore dalla città si compone, come a Pisa, del Duomo, del Campanile e del Battistero ; non ci manca che il Camposanto per completare tale straordinaria riunione di capolavori. Ma a Firenze, ove tutto è vita e movimento, lo spettacolo dell'eterno riposo sarebbe una stonatura.
Il Battistero è la pietra angolare del vasto e splendido complesso d'arte, che innalzarono qnattro secoli di lavoro infaticabile e d'elevata ispirazione. Esso appartiene al Rinascimento inaugurato dalla Scuola pisana, un Rinascimento talora così presso all'antichità, come quello a cui si connette il nome di Brunellesco. La tradizione vuole che il Battistero attuale non sia altro che l'antico tempio di Marte. È fuor di dubbio che a partire dal secolo VI e VII, in questo posto s' innalzava il primitivo Duomo fiorentino.
Il Battistero nelle sue parti principali data dal XII secolo e non dal III o dal IV; per lo meno fu completamente rinnovato nel medio evo. Del resto la forma è veramente d'un battistero e non d'un tempio pagano. In materia di costruzione il Battistero si distingue per la sua semplicità; esso disegna un ottogano le cui pareti sostengono una cupola. Sopra ogni lato, tre arcate divise in due piani : sull'alto tre finestre, o rettangolari, o circolari, di sopra un attico adorno di pilastri. Ma nella disposizione delle diverse parti dell'edificio, sopra tutto nelle loro proporzioni, gli architetti dettero prova d'una sicurezza di gusto speciale, come pure d'un grande rispetto per l'ordine primitivo.
Si vedono ordinariamente gli scultori dettar legge ai pittori. Le occasioni in cui costoro si sien prese la loro rivincita sono troppo limitate perchè non ci affrettiamo a farle osservare, allorché ci si parano dinanzi. È così che Ingres ebbe per allievo Simart; Raffaello, Lorenzetti; Ghirlandaio, Michelangiolo, che però non l'ha troppo imitato; Giotto, Andrea da Pisa.
Il soggetto trattato da Andrea pei bassorilievi della prima porta è la Storia di san Giovanni Battista, il santo titolare del Battistero e il patrono di Firenze.
Sessantacinque anni erano trascorsi dal compimento della prima porta quando, nel 1401, la fabbrica o l'opera del Battistero, o più esattamente la ricca corporazione dei fabbricanti di seta, che aveva un diritto di patrocinio sul santuario, decise d'aprire un concorso per l'esecuzione d'una seconda porta.
La storia di questa lotta epica, cortese del pari che ardente, fu troppo spesso raccontata, perch'io mi trattenga a ripeterla. E' noto che sei concorrenti, tra cui figuravano maestri del valore di Jacopo della Quercia, e di Niccolò di Piero Lamberti d'Arezzo, furono ammessi alla prova preliminare, e che il giurì composto di trentaquattro pittori, scultori, orefici, letterati, diede la palma a Brunellesco ed a Ghiberti; è noto pure che, per il rifiuto di Brunellesco, Ghiberti fu il solo incaricato dell'esecuzione di questa grande pagina, che doveva produrre una spesa di 22,000 fiorini d'oro, circa 2 milioni di franchi all'epoca nostra.
Nei suoi Commentari, il Ghiberti, di cui la modestia e l'abnegazione non erano le principali qualità, non parla del successo ottenuto da Brunellesco, e neppure della generosa risoluzione del suo competitore; ma se io rilevo tale omissione, non vi insisto; riguardo agli artisti, bisogna sempre saper distinguere il carattere dal talento. Il concorso, come si vide, trattava d'un bassorilievo, rappresentante il Sacrifizio di Abramo. Però questa scena non doveva esser collocata sulla porta : i ventotto scompartimenti sono tutti consacrati, non già al Vecchio Testamento, bensì al Nuovo.
Nel 1425, il Ghiberti fu incaricato d'eseguire una seconda porta; quella a cui la parola di Michelangiolo e l'ammirazione della posterità hanno procacciato il soprannome di Porta del Paradiso. Esso ci trattiene nei suoi Commentari di questa grandiosa pagina, che gli occupò la parte migliore della sua vita ; ventisette anni ! A sentir lui, egli avrebbe avuto l'ordinazione della seconda porta coll' autorizzazione di renderla più bella e più ricca d'ornamenti possibile, e a seconda del suo gusto.
Dichiarando la porta del Battistero degna di figurare all'ingresso del paradiso, Michelangiolo affermava il vero, dice il barone di Rumohr. Quei battenti infatti sono unici e rimasero inimitabili, tanto per l'idea dei soggetti biblici, l'atteggiamento ingenuo e chiaramente caratterizzato dei gruppi, quanto per lo stile e 1'esecuzione dell'insieme.
[...]
( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )Categories Tags
Firenze, Battistero, Firenze, Florence, Ghiberti, Müntz Eugenio, Michelangelo, Porta del Paradiso, Toscana, Tuscany Müntz Eugenio