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Eugenio Müntz, Firenze – Piazza della Signoria: il Marzocco

Da Paolorossi

Sulla soglia del Palazzo Vecchio, si trovava per l'addietro il Leone di Donatello. Trasportato al Museo nazionale, fu sostituito sulla piazza della Signoria da una copia. Il leone ( il Marzocco) era l'emblema di Firenze, l'insegna del suo dominio; ovunque, sulle piazze della capitale, come su quelle delle città soggette, si ergeva la sua statua in pietra o in marmo.

Il "Marzocco" di Donatello mi spinge a parlare della parte rappresentata dai leoni nella storia di Firenze. Questa da tempo immemorabile possedeva una fossa pei leoni, o un serraglio, oggetto di assidue cure. Uno dei primi personaggi della città era incaricato della custodia di queste belve, il cui numero giungeva talora sino a ventiquattro. La nascita di qualche nuovo rampollo dava luogo a feste pubbliche. In occasione della visita di qualche sovrano straniero, si organizzavano in un anfiteatro speciale delle lotte o di leoni tra di loro, o fra leoni ed altre bestie feroci, oppure tra leoni e vacche o muli, ecc. L'ultima di queste rappresentazioni ebbe luogo nel 1737, in occasione delle feste per la salita al trono della dinastia di Lorena.

Ma la superstizione avea altrettanta parte che i ricordi nazionali nel culto dei Fiorentini pel serraglio. Essi osservavano con ansietà i movimenti di quelle belve: nel 1337, Villani, registrando la nascita di sei leoncini, considerò l'avvenimento come un presagio di prosperità per la città. Nel 1391 invece la morte d' una leonessa sbranata dai suoi compagni fu considerata come un presagio di sventura. La fossa dei leoni, dopo esser stata mutata di luogo parecchie volte, venne soppressa nel 1777.

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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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