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Eugenio Müntz, Firenze – Santa Maria Novella

Da Paolorossi

La piazza di Santa Maria Novella è altrettanto vasta che pittoresca. All'una delle estremità sta la chiesa dello stesso nome, col campanile a sinistra, a destra una galleria ad arcate: poi, all'altra estremità, la loggia detta di San Paolo; finalmente, ai lati, delle case private abbastanza belle. Nel centro, o meglio sulla pista - poiché trattasi d'una vera arena - due obelischi di marmo di Seravezza, destinati a servire di limiti nelle corse dei carri ad uso antico, che furono inaugurate su questa piazza nel 1563.

Santa Maria Novella è la chiesa dei Domenicani, come Santa Croce è quella dei Francescani. Innalzando quasi simultaneamente due santuari così importanti, i discepoli di san Domenico e quelli di san Francesco si proposero anzitutto di opporre altare ad altare. Ma che importa a noi tale rivalità! Il risultato più chiaro della loro ambizione fu quello di dotare Firenze di due monumenti, nei quali l'arte celebra i suoi più alti e più splendidi trionfi.

Sin dal principio, l'Ordine di San Domenico si distinse, non solo pel culto, ma eziandio per la pratica dell'arte: niuna meraviglia dunque che Santa Maria Novella sia stata costrutta da architetti usciti dalle file di questa falange che conta tanti artisti eminenti. Fra Sisto e Fra Ristoro ne fecero il progetto.

A Santa Maria Novella, come a Santa Maria del Fiore, gli architetti opposero al sistema dell'ornamentazione in rilievo, che domina nelle cattedrali francesi, quello dell'ornamentazione piana; sostituirono le sculture cogli intarsi. Anche il periodo romano aveva abusato dei metalli e dei marmi preziosi, dei toni sfolgoreggianti. Ma era una sontuosità fredda e vuota, perchè troppo spesso la ricchezza della materia faceva le veci della forma e dell'idea.

Il XIV secolo, specialmente in Toscana, ove abbondavano i marmi colorati, tentò conciliare la polimorfia colla policromia. La loggia dell'Orcagna, oltre a qualche palazzo privato , è il solo monumento di quest' epoca che non abbia alcune incrostazioni, ed esso costituisce un tentativo di ritorno alla semplicità antica.

Senza pretendere al titolo d'alta concezione architettonica, Santa Maria Novella attrae per un certo non so che d'elegante: era la chiesa preferita da Michelangiolo, che la chiamava la sua fidanzata.

Le più illustri famiglie di Firenze - Strozzi, Ruccellai, Tornabuoni - andarono a gara per arricchire questa chiesa, loro comune parrocchia. Ai primi essa deve la sua facciata, ai secondi la cappella che porta il loro nome, agli ultimi il complesso degli affreschi ed i vetri del coro.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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