Lo stile romanzo, tale è l'età dell'oro dell'architettura Lucchese : una lunga serie di chiese, più o meno ispirate a quelle di Pisa, ci fanno conoscere la divozione e la magnificenza proprie di quell' epoca. Per la loro leggerezza, per la chiarezza con cui emergono i vari elementi della loro costruzione, tali basiliche, come d'altronde le loro rivali di Pisa, stanno agli antipodi colle costruzioni dell'Alta Italia, - le cattedrali di Modena, di Parma, di Piacenza, - così massiccie ed informi. [...]
Tre di questi santuari meritano più d'una semplice menzione. Sono, seguendo l'ordine delle date: San Frediano, San Michele e San Martino.
La basilica di San Frediano, situata ad uno dei capi della città, perpetua il nome d'uno dei primi vescovi di Lucca, morto nel 588, e ci inizia contemporaneamente agli sforzi tentati durante il periodo più barbaro del Medio Evo.
Ammirate la varietà e la ricchezza della vita in queste piccole capitali italiane: vi si trovano le manifestazioni più diverse del pensiero e del sentimento; ciascuna vuole avere i propri Santi, le proprie reliquie. Se Firenze è superba per aver visto nascere, e per aver noverato tra i suoi ospiti, san Miniato, san Zanobi, san Filippo Benizzi , sant'Andrea Corsini, sant'Antonino: se Siena si vanta per san Bernardo dei Tolomei, per santa Caterina, per san Bernardino, Lucca oppone loro san Regolo, che le appartiene non foss'altro per le sue reliquie, san Frediano, poi il Volto Santo, cioè la statua di Cristo, secondo la leggenda, scolpita da Nicodemo, reliquia celebre, e che non si espone che quattro volte all'anno. A ciascuno di tali nomi, o di tali memorie, corrisponde un'importante fondazione d'arte.
L'interno di San Frediano forma una basilica a cinque navate (le parti basse furono in parte convertite in cappelle) senza crociera; l'effetto ne è magnifico (essa misura più di 63 metri di lunghezza): delle colonne, per la maggior parte provenienti da un edilìzio più antico, sostengono degli archi , sopra i quali si stende una parete tutta nuda, senza intonacatura; un tetto a capriate fa le veci di vòlta.
Se ci atteniamo alle date, troveremo grandi difficoltà. Parecchie parti della decorazione sembrano anteriori all'anno 1000; tali sono la Crocifissione, dipinta a destra, sopra il pulpito, e diverse scene per tre quarti rovinate, tra cui parmi riconoscere una Lapidazione di santo Stefano. Tali pitture spiccano sopra un fondo turchino, e ciò secondo me è indizio di grande antichità. Ma è questa un'impressione che sarebbe difficile corroborare con argomenti decisivi.
Il celebre fonte battesimale, colle sue sculture ancora tutte inspirate alle idee delle catacombe, e che ricorda i sarcofaghi cristiani, non solleva minor numero di quistioni. [...]
Il pavimento del coro, un mosaico in opus alexandrinum, cioè ad incrostazioni imitanti le tappezzerie d'Alessandria, offre delle grandi analogie coi pavimenti delle basiliche romane; è composto di lastre di marmo bianco, di serpentino e di porfido che formano ogni sorta d'ornamenti a guisa di stelle.
Lasciando da parte quelle decorazioni di San Frediano che hanno più attinenza coll'archeologia che coll'arte, noi troviamo in abbondanza in questo venerabile santuario le produzioni d'epoche più sapienti e più vive. Ecco, senza cercare più oltre, sull'altare di San Lorenzo delle statue e dei bassorilievi di stile gotico ; la Vergine col bambino Gesù sotto un baldacchino; ai suoi lati quattro santi pure sotto baldacchini; disopra altre quattro mezze figure. A prima vista si direbbe un lavoro tedesco del secolo XV.
In realtà si tratta d'un'opera di uno dei più grandi statuari del Rinascimento, Jacopo della Quercia, da Siena (1422), che Michelangelo non sdegnò di porre più d'una volta a contribuzione. Le teste molto belle, quasi troppo regolari e troppo rotonde per quel tempo, hanno un'espressione affatto moderna mentre che la clamide annodata sulla spalla destra dei personaggi, ricorda i modelli dell'antichità classica.
Pur non risalendo tanto addietro, le pitture murali, i dossali degli altari che ornano San Frediano, non s'impongono meno alla nostra attenzione: eseguiti per la maggior parte nel XVI secolo, essi c'iniziano agli sforzi della primitiva scuola di Bologna rappresentata dai Francia e da Amico Aspertini. Non è ancora lo stile accademico, messo poi in moda dai Carracci e dai loro discepoli : è un miscuglio di sincerità, di fervore, e di spirito; nulla di più animato, nè di più pittoresco delle scene della Vita di Cristo, di Sant'Agostino, di San Frediano e del Beato Giovanni (che portò a Lucca il Volto Santo), dipinte da Aspertini. Si passerebbero volentieri delle ore intere ad analizzare tutti questi ingenui episodi coi loro attori che sono altrettanti ritratti, e i loro costumi che ci iniziano alle mode del 1530. [...]
( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )Categories Tags
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