La casa e l'oratorio di Santa Caterina sono nel quartiere che ha per emblema un'oca, la "Contrada dell'Oca", in mezzo al dedalo di stradicciuole che si svolge sul declivio opposto all'altura di San Domenico. Si ridiscende la "Via delle Belle Arti", si prende una strada trasversale e si giunge innanzi all'abitazione della Santa, gelosamente protetta e conservata dalla divozione pubblica.
Noi siamo in uno dei quartieri più popolati e più industriosi di Siena. Tutt' all' intorno delle concie di pellami, dei mulini, dei telai di tessitori, di struttura primitiva, un laboratorio in cui un mulo fa girare la macina colla regolarità particolare alla sua razza; tutte queste umili manifestazioni dell'attività industriale concorrono a formare il fondo su cui spicca la figlia del tintore Benincasa.
Di nascita plebea, nutrita in questo focolare di virtù domestiche e di fervente divozione, Santa Caterina non avrebbe potuto desiderare dopo la sua morte un asilo più simpatico del cuore di tali persone, i così detti Trasteverini di Siena.
E' troppo nota la biografia di questa Santa perchè ci sia bisogno di ricordarla. Basterà ricordare soltanto come, possedendo insieme col misticismo, l'abilità d'un diplomatico, la Santa senese sia giunta, con inauditi sforzi, a riconciliare i Fiorentini col papa Gregorio XI ed a ricondurlo da Avignone nuovamente a Roma. Essa morì nel 1380, nella città eterna, nell'età di trentatre anni appena. Parecchie città si spartirono le reliquie della giovane Santa.
Nel 1464, cioè quasi cent'anni dopo la sua morte, e in seguito alla canonizzazione avvenuta per le istanze del papa Pio II, il governo di Siena decise di trasformare in santuario la sua casa paterna; fu decretato che ogni stanza, persino il laboratorio del padre, persino la cucina, diverrebbero oratorii o cappelle. Nel 1473, fu terminato il lavoro d'adattamento.
L'oratorio, una chiesa terminata da un frontone, si rizza in una via in pendio presso a case di mattoni, provviste ognuna d'un doppio piano di loggie aperte.
La facciata dell'oratorio (rifatta nel 1877) in mattoni e pietre da taglio (la così detta "pietra serena" dei Fiorentini) ha per unico ornamento quattro pilastri, un fregio a festone, e alcuni stemmi moderni. L'interno che corrisponde al laboratorio o alla bottega del padre della Santa, non ha che una navata. E' decorato d'innumerevoli stemmi moderni, ricordi di famiglie che contribuiscono al mantenimento del santuario.
Una delle particolarità dell'oratorio e un tratto dei costumi senesi son dati dalle bandiere sospese alle pareti. La loro origine è delle più profane; trattasi infatti dei palii, vinti alle corse dei cavalli. Ogni vincitore offre alla sua parrocchia il premio della vittoria: l'oratorio dell' "Oca" ha dunque ricevuto trentasei palii dal XVIII secolo in poi. Mi si dice persino che il cavallo viene trionfalmente condotto in chiesa.
Una scala, secondo la leggenda, portata dagli angeli conduce al primo piano, d'un gusto squisitissimo. Un cortiletto in mattoni, con arcate a colonnette d'una rara eleganza, proclama il talento sovrano del grande architetto senese, Baldassare Peruzzi.
L'oratorio che qui si eleva, eclissa colla sua bellezza quello del pianterreno. Non vi manca nulla, ne il terreno smaltato del secolo XVI (oggi molto consumato) coi suoi grotteschi e i suoi genii nudi, né le pitture di Ventura Salimbeni, nè il soffitto a cassettoni. La camera da letto della Santa, piccola e buia, fu decorata da mani pie con oggetti che le erano appartenuti.
Lo stesso giardino fu convertito in una ricchissima cappella, ma di pessimo gusto: non ci sono che colonne di nero antico, personaggi dipinti in giallo sulla vòlta e la cupola, ornamenti dorati a perdita d'occhio. Il contrasto di questo lusso colle rovine delle case vicine e di tutto il quartiere, dà molto nell'occhio; senza dubbio avrebbe indisposto la semplice e modesta figlia del tintore Benincasa.
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Con ciò prendo congedo da Siena. Una parola ancora per riassumere: esistono in Italia, in Francia ed in Germania città altrettanto ben conservate che Siena; non è dunque nella visione del passato che consiste l'infinita attrazione, dell' antica città toscana, bensì nella varietà e nella raffinatezza della sua civiltà, nel fecondo misticismo, che per più di trecento anni penetrò ed animò tutte le forme dell'attività intellettuale. Sola, fra le città della Toscana, Siena non può misurarsi con Firenze: essa incarna i trionfi del medio evo coll' uguale splendore con cui la sua rivale incarna lo spirito del Rinascimento, lo spirito dei tempi nuovi.
( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )Categories Tags
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