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Eugenio Müntz, Siena, Duomo

Da Paolorossi

La nostra prima visita sarà, come è giusto, per il Duomo: situato sopra una delle colline più alte, press'a poco verso il centro delle due insenature che Siena forma al sud, esso domina la città, che si è capricciosamente sviluppata intorno a tale nocciolo primitivo, e quasi sotto la sua egida.

Prima di descrivere questo santuario, a cui sei secoli e venti generazioni hanno dato la parte migliore della loro magnificenza e del loro gusto, tentiamo di descrivere brevemente la storia abbastanza complicata della costruzione. I lavori erano in corso sin dal 1229 ; nel 1264 la cupola era finita. Nel 1317 si prolungò il coro sino al disopra del Battistero. Nel 1322 si decise d'innalzare un santuario più vasto e più ricco; ma molti anni trascorsero in deliberazioni, e non fu che nel 1339 che si cominciò a prolungare l'edifizio dal lato della Piazza Manetti, in modo che la navata dell'antica cattedrale formasse la crociera della cattedrale nuova. La peste del 1348, poi i difetti scoperti nel 1356, nella costruzione, fecero sospendere tale lavoro gigantesco, che è rimasto allo stato di rovina. Quanto alla facciata, essa fu rifatta alla fine del secolo XIV.
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Nel campanile, l'eleganza della struttura tiene il posto d' ornamentazione : esso ha sei piani di finestre il cui numero cresce dalla base all'apice: nel piano inferiore se ne conta una, due al secondo piano e cosi di seguito sino all'ultimo piano che ne conta sei.

La cupola ottagonale, a lanterna ed a gallerie esterne, che circonda la crociera, è elegantissima. Notiamo che i Senesi non ebbero bisogno di agitarsi tanto, come i loro vicini, i Fiorentini, per condurre a termine tale costruzione. Essi hanno potuto far senza Brunellesco, e senza tutto quello schiamazzo.
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Per quanto sia ricca la facciata, non è nulla in confronto dell'interno: le più sontuose nostre cattedrali romane e gotiche, non servono a dare neppur una pallida idea del lusso che hanno spiegato qui i Senesi. Dopo il XV secolo il santuario senese sbalordiva e affascinava i visitatori. Montaigne, poco suscettibile alle impressioni d'arte, s'entusiasma per la profusione dei marmi :

"Il Duomo, che non è inferiore affatto a quello di Firenze, è rivestito dentro e fuori, quasi ovunque, di questo marmo: trattasi di pezzi quadrati, gli uni dello spessore d'un piede, gli altri meno, con cui s'incrostano, come d'un fregio, queste fabbriche di mattone, che è il materiale solito in questa nazione".

Tale meraviglia di stile gotico sbalordisce persino i frivoli viaggiatori del secolo scorso: Lalande dichiara che l'edificio è della massima magnificenza sì da potersi contemplare con piacere anche dopo San Pietro di Roma. Nell'epoca nostra, la cattedrale di Siena ispirò a Taine una delle pagine più brillanti del suo Voyage en Italie, che ne conta sì gran numero.

"L'impressione è insuperabile: non ha a che fare con quella che vi rimane dopo visto San Pietro di Roma ; una ricchezza e una sincerità d'invenzione meravigliosa: il più ammirabile fiore gotico, ma d'un gotico nuovo, sbocciato in un clima migliore, e tra genìi colti; più sereno e più bello, religioso eppure sano, e ch'è, rispetto alle nostre cattedrali, ciò che sono i poemi di Dante e Petrarca in confronto alle canzoni dei nostri trovatori; un pavimento e dei pilastri di marmo ove si alternano le file bianche alle file nere, una legione di statue viventi, un misto naturale di forme gotiche e di forme romane: dei capitelli corinzi, che portano un labirinto di vòlte dorate e di vòlte adorne d'azzurro e cosparse di stelle."
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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