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Eugenio Müntz, Siena, Piazza del Campo

Da Paolorossi

La Piazza del Campo colla Fonte Gaia, e il Palazzo pubblico, fa riscontro al Duomo e al gruppo d'edilizi che formano il suo corteo. La Piazza del Campo ha la forma d' uno di quei teatri antichi, i cui gradini, disposti su un piano semicircolare, discendevano sin verso la scena che disegnava una linea diritta. Una serie di case, o meglio di palazzi, domina cotesta specie d'imbuto, in cui sboccano undici vie ; gli uni portano sulla facciata le traccie della loro antichità, gli altri, e sono i più importanti, furono costrutti o rinnovati nel XVII secolo, ma non stonano troppo in quest'insieme sì venerando e sì altero: tra questi il palazzo Chigi (1724) e il palazzo Sansedoni, costrutto nel secolo XIII, abbellito nel XIV e ritoccato nel 1778, colpiscono per le loro dimensioni. D'un'imponenza grandissima è il palazzo gotico coronato di merli e dominato da una torre, che si rizza verso il centro , rimpetto al Palazzo pubblico.
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Nel Medio Evo e nel Rinascimento la Piazza del Campo servì frequentemente di teatro a giostre ed a corse di tori. Nel 1599 si sostituirono a queste le corse di bufali montati da giovanotti. Anche questi esercizi alla lor volta vennero soppressi nel 1650, e surrogati nello stesso anno da corse di cavalli, il cui premio era una bandiera di damasco cremisi con una frangia bianca , foderata di raso bianco e nero. Col succedersi del tempo, il numero dei concorrenti, che in origine era di venti, fu ridotto a dieci.

Ecco qual era nel secolo scorso il programma di tali feste: per la prima tra di esse che avea luogo il 2 luglio, si estraevano a sorte dieci contrade su diciassette, e dieci cavalli. Il vincitore, dopo aver fatto tre volte il giro della piazza, otteneva un premio di 540 lire di Toscana.
Nella festa del 16 agosto, i cavalli correvano soli dalla porta Romana sino al Duomo; il premio consisteva in una bandiera d'oro del valore di 910 lire di Toscana.

Fu forse in memoria di simili divertimenti e prodezze che i granduchi di Toscana fondarono a Siena un'accademia d'equitazione, in cui si accoglievano a condizioni mitissime i giovani gentiluomini senesi. L'abate Richard ci racconta d'avervi visto dei magnifici cavalli del paese, vigorosi e rapidissimi nella corsa; aggiunge che se ne ammaestravano molti a Siena per tale esercizio.

Oggidì le corse danno luogo, da un capo all'altro della città, ad un'agitazione che non si sospetterebbe punto nel fondo di quelle nature in apparenza così calme. In certi quartieri le donne, mettendo in serbo un soldo la settimana, riescono a raggranellare sin a 4000 lire, somma colla quale si comperano una magnifica bandiera di velluto. Poi viene la scelta del fantino, che ogni contrada è chiamata ad indicare. La scelta dà luogo a terribili rivalità, ad odii che ricordano quelli dei Montecchi e dei Capuleti.

Giunge il giorno della lotta: le comparse delle contrade fanno il loro ingresso solenne sulla piazza del Campo in costume medioevale, accompagnate da fanfare; un carro trionfale, il Carroccio, chiude il corteo; è un ricordo della vittoria di Monteaperti. Passo oltre sugli incidenti della lotta, limitandomi a far osservare che i frustini di cui si servono i fantini, non sono più gli stessi de' tempi

In quei tempi la ricompensa, o il palio, consisteva in un piatto d'argento; il nostro secolo prosaico ha sostituito l'opera d'arte con una somma di 300 franchi, concessa dal municipio.

Il vincitore è condotto in trionfo alla chiesa della sua contrada, ove prende posto il suo palio presso a quelli dei suoi predecessori dello stesso quartiere. La religione associata alle feste profane: ecco Siena, o meglio, ecco l'Italia!
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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