Gli schieramenti rappresentano il meglio del calcio continentale odierno - e non solo -, e completano un "best four" senza alcuna sorpresa, quasi come se in questo Europeo non ci fosse spazio per i sogni, ma solo per le certezze.
O forse no.
Per fortuna di noi tifosi e del calcio.
Buffon acchiappa la qualificazione, e non la molla.
Da tifoso ed appassionato di calcio, posso dire di aver legato, in qualche modo, la mia esistenza di spettatore - soprattutto rispetto alle partite della Nazionale - ai calci di rigore: la terribile lotteria dagli undici metri mi segnò già dalla prima volta, quando una delle selezioni azzurre più forti degli ultimi trent'anni venne eliminata dall'Argentina di Maradona in semifinale ad Italia '90 dopo un Mondiale perfetto, dal quale uscimmo imbattuti subendo la prima rete proprio contro i biancocelesti.
Seguirono la finale di Usa '94, persa con il Brasile sempre dal dischetto, segnata dall'errore di Roberto Baggio - che divenne una vera e propria maledizione sulla sua carriera -, l'eliminazione ai quarti a Francia '98 contro i cugini transalpini che alla fine vinsero la competizione, l'incredibile semifinale all'Europeo del 2000 contro l'Olanda con protagonista un Toldo monumentale ed ovviamente la vittoria in quella notte del luglio 2006, vendetta tremenda vendetta sugli odiati rivali francesi ancora scossi dalla testata di Zidane a Materazzi.
Questo senza contare il Milan - due finali di Champions, una vinta ed una persa dal dischetto, ed una della vecchia Coppa Intercontinentale, anche questa sfumata -.
Posso dire, dunque, di essere un discreto veterano in merito: eppure la tensione di quei momenti non si riesce mai ad esorcizzare del tutto.
Ieri sera, ancora una volta, dopo una partita giocata con il cuore da un'Italia che finalmente comincia a conquistarmi nonostante i suoi problemi realizzativi - quattro gol in quattro partite, tre su palla inattiva, decisamente pochino - di nuovo ho sentito il fiato sul collo del dio del calcio che veniva a reclamare la sua vittima sacrificale: dopo il palo clamoroso di De Rossi a tre minuti dal calcio d'inizio, l'intervento di Buffon poco dopo, gli errori dello stesso De Rossi, Montolivo e Balotelli sottoporta, il legno di Diamanti, ero ormai convinto che la suddetta divinità avesse già deciso di vestire inglese, in barba ad una partita dominata dai nostri, che avrebbero meritato almeno un sonoro due a zero già nei tempi regolamentari.
La convinzione è diventata una quasi certezza quando ho visto Montolivo avvicinarsi al dischetto per battere il secondo penalty: ho visto - e non per la prima volta - prendere sostanza la regola secondo la quale, talento a parte, un giocatore senza il dovuto carattere, di fronte ad una pressione di quel genere, crolla inesorabilmente.
Peccato, ci siamo detti in casa Ford. Uscire proprio al termine della partita meglio giocata.
Ma evidentemente nell'Olimpo calcistico l'Italia deve avere qualche santo protettore, perchè sul volto di Young d'improvviso si dipinge il terrore, e la traversa pare rigettargli indietro ogni speranza poco prima che Buffon - già autore di un intervento fondamentale nel primo tempo - metta le mani sul tiro non irresistibile di Cole.
A quel punto, la responsabilità è tutta su Diamanti, uno cui non ho mai dato troppa importanza: e invece il tatuato sosia di Niccolò Fabi sfodera una mina che spiazza Hart e consegna la vittoria agli Azzurri, tornando ad accendere l'emozione che da troppi anni pareva essersi affievolita.
Se davvero questo Europeo non ha riservato sorprese incredibili o portato alla fine squadre rivelazione, mi pare che tutti i sogni poggino sulle spalle di questa Italia scombinata, segnata dalle scommesse e dagli scandali ed apparentemente slegata, appesa ad un Balotelli che non esulta e tanti uomini di fatica, al concetto di underdog che nelle grida di Buffon diviene quasi un monito: "Non svegliate il can che dorme".
E la magia - perchè di magia si è trattato - del cucchiaio di Pirlo sul rigore che poteva segnare un incubo pare proprio aver suonato la sveglia.
Sognamo ad occhi aperti.
E giovedì andiamo ad affrontare gli apparentemente imbattibili tedeschi.
Con l'impressione che, ora, non siano più così imbattibili, e in mente impresso un ricordo che ci porta bene, quello della semifinale del Mondiale 2006.
Il "prestige" di Pirlo.
Il Portogallo di un sempre più lanciato Cristiano Ronaldo ha posto fine all'avventura della modesta Repubblica Ceca senza neppure troppa fatica nonostante il risultato finale, la Germania ha spezzato i sogni di mezza - se non tutta - Europa spazzando via la Grecia sfoderando i muscoli per sbriciolare l'illusione ellenica nata da un pareggio - momentaneo - insperato e la Spagna ha gentilmente reso un altro servizio - dopo il mancato biscotto con la Croazia - a noi italiani rispedendo senza dare l'impressione di sudare per farlo a casa la Francia come si suppone farà con i lusitani in semifinale.
Buffon, appreso della qualificazione dopo la partita con l'Irlanda, ha dichiarato di dovere un favore alle Furie rosse: speriamo non l'abbiano preso troppo sul serio, perchè dovessimo ritrovarli in finale, non esiste che si esca senza vincere.
Forse le sparo troppo grosse, ma a questo punto, tutto è lecito.
Soprattutto sognare.
MrFord