La penosa performance di Merkel e Sarkozy della scorsa settimana ha suscitato un commento caustico da parte dell’ex ministro ed ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, attualmente senior advisor di Deutsche Bank. In un articolo su “Il Sole-24 ore” del 21 agosto, dal titolo “Van Rompuy, batti un colpo”, Amato ha sottolineato l’estemporaneità della posizione Merkel-Sarkozy, appellandosi al presidente permanente dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, al fine di un rilancio delle procedure istituzionali dell’UE, ed anche perché venga presa seriamente in considerazione la proposta degli eurobond, già cara al ministro Tremonti.(1)
Se ad Amato è risultato sin troppo facile fustigare il velleitarismo di Merkel e Sarkozy, ivi compresa la boutade di inserire nelle Costituzioni degli Stati il vincolo del pareggio di bilancio, però non è riuscito a sfuggire anche lui alla stessa incapacità di arrivare al dunque. Van Rompuy si è infatti deciso a battere un colpo, ma solo per dare ragione alla Merkel e per rimandare gli eurobond al giorno in cui tutti gli Stati della UE avranno il bilancio in pareggio (o “virtualmente” in pareggio).(2)
Quell’enigmatico avverbio (“virtualmente”) conferisce anche alla posizione di Van Rompuy quel tocco di cialtroneria che lo riconsegna alla medesima antropologia servile dei Sarkozy o dei Merkel. Ma bisogna comunque ammettere che la risposta di Van Rompuy può essere agevolmente tradotta. Il suo significato “virtuale” è infatti questo: di eurobond non se ne parla, ma se per caso un giorno dovessero far comodo alle banche, allora ci scorderemo anche dei vincoli di bilancio, tanto sono soltanto feticci per spaventare i gonzi.
Quanto sia subdolo e pretestuoso il vincolo di bilancio, è dimostrato proprio dalle “terapie anti-deficit” che vengono imposte, cioè le privatizzazioni. Insomma, dietro la manovra c’è la solita manovra: privatizzare.
La privatizzazione dei servizi pubblici comporta per la spesa pubblica una voragine di costi aggiuntivi e nascosti. Come il nucleare e l’alta velocità, le privatizzazioni hanno anch’esse la caratteristica di comportare costi non preventivabili e sempre crescenti.(3)
Per ciò che concerne poi la privatizzazione dei patrimoni immobiliari dello Stato, essa costituisce quanto di più anti-economico possa concepirsi, dato che il metterli in vendita in blocco ne farebbe crollare il valore permettendo ai compratori di acquisire immobili a prezzi simbolici; ma è proprio ciò che le banche vogliono, dato che qui non si tratta di economia, ma di affari.(4)
La risposta “virtuale” di Van Rompuy ha avuto comunque il merito di ricondurre la questione al problema centrale, e cioè che le banche possono fare il bello ed il cattivo tempo in base all’alibi onnicomprensivo e mitologico del “Mercato”, in grado di giustificare tutto ed il contrario di tutto. Il punto è infatti che se Deutsche Bank non avesse deciso di vendere i titoli di Stato di Italia, Spagna, Grecia, Portogallo ed Irlanda, l’attuale tempesta finanziaria non sarebbe proprio iniziata. Amato non era perciò nella condizione migliore per affrontare la questione, data la sua presenza nel gruppo dirigente di Deutsche Bank, e ciò spiega come mai la sua posizione mescolasse elusivamente la nostalgia del passato (appello alle procedure dell’Unione) all’utopismo degli eurobond.
Sul “Corriere della Sera” di qualche giorno fa, il giornalista Sergio Rizzo, fustigatore ufficiale della “casta”, improvvisava una sorta di commovente “amarcord” dei bei tempi della crisi finanziaria del ’92, quando il governo Amato ci stangava di novantamila miliardi e Deutsche Bank “aiutava” il governo a piazzare i suoi titoli. Quando i mulini erano bianchi e Deutche Bank era buona. Secondo Rizzo sarebbe stato in nome del ricordo di questa cordiale collaborazione tra banchieri e governo italiano che Amato sarebbe stato successivamente invitato a far parte di Deutsche Bank. Bah…(5)
Il problema è che la situazione di conflitto di interessi in cui si trova Amato, riguarda pressoché tutta l’attuale classe dirigente italiana. Se Amato si trova a militare in Deutsche Bank, risultano a loro volta essere in rapporti con un’altra multinazionale del credito, la statunitense Goldman Sachs, sia l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi che, l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; e poi anche l’ex commissario europeo Mario Monti, e l’attuale governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.(6)
Visto il successo di adesioni della Goldman Sachs nell’establishment italiano, un Amato rischia quasi di fare la figura dell’anticonformista con la sua appartenenza a Deutsche Bank. Questa colonizzazione dell’Italia da parte di Goldman Sachs era già stata segnalata nel 2007, in un articolo pubblicato negli Stati Uniti, curato dal “L. LaRouche Committee”, l’associazione che fa capo all’economista rooseveltiano Lyndon LaRouche, che ha guadagnato una notorietà mondiale con la sua circostanziata denuncia dello strapotere delle banche.(7)
Giulio Tremonti ha sfruttato abilmente questa notorietà di LaRouche per creare anche attorno a sé stesso un alone di eresia e di libero pensiero. Nel giugno del 2007 i due parteciparono insieme ad un convegno, nel corso del quale Tremonti ebbe parole di apprezzamento per le tesi di LaRouche. Quanto fossero serie quelle parole, può essere verificato dal primo atto di Giulio Tremonti quando tornò al governo, il Decreto Tremonti, ovvero la Legge 133/2008, detta anche l’Orgia delle Privatizzazioni.(8)
In Germania la situazione di dipendenza del governo dalle banche non è molto diversa, visto che il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, ha dovuto cercare di discolparsi pubblicamente dall’accusa documentata di avere adottato le linee di intervento sulla crisi greca in base alle direttive di Deutsche Bank. Una notizia, quest’ultima, che in Italia ci è stata taciuta dai media, sebbene riportata con rilievo dalla stampa tedesca. Si vede che gli Italiani sono autorizzati a disprezzare il proprio governo, ma non quello tedesco. Non sarebbe patriottico.(9)
Oggi ci si interroga molto sulle cause storiche e d economiche di questo strapotere delle banche, che possono permettersi di asservire, ridicolizzare e ricattare gli Stati. Ma ogni volta che si va ad analizzare il potere finanziario in sé stesso si va sempre a scadere nella metafisica. In effetti non esiste alcuna legge “economica” che possa spiegare questo strapotere delle banche, anche perché la storia della finanza risulta troppo intrecciata con quella del militarismo.
Se la Deutsche Bank è diventata ciò che è, lo deve al fatto di essere stata lo strumento della NATO durante la Guerra Fredda. Ancora adesso però i rapporti tra Deutsche Bank e NATO sono strettissimi, ed anche se le loro magagne sono avvolte dalla riservatezza, la tendenza del dominio ad istituzionalizzarsi ed autocelebrarsi consente comunque di mettere in evidenza convergenze e percorsi. Di recente infatti, in occasione di una manifestazione-autocelebrazione della NATO, l’amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, è stato insignito del premio “Distinguished Business Leadership”; insieme con lui hanno ricevuto premi anche criminali più noti, come Clinton, Kissinger e Powell, e persino il cantante irlandese Bono. La notizia si trova sul sito della stessa NATO.(10)
Visto che Ackermann è il figlio prediletto della NATO, non sorprende che possa fare i suoi comodacci senza che nessuno osi contrastarlo. La politica della NATO è inoltre talmente inestricabilmente legata a quella delle due agenzie finanziarie dell’ONU, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, che le tre istituzioni possono essere viste come funzioni distinte, ma non separate, di un’unica organizzazione. Ciò che si chiama colonialismo, o imperialismo, infatti non è altro che un intreccio di militarismo e finanza.
Un Paese a noi vicino è da sei mesi sotto un bombardamento incessante da parte della NATO, che ha consentito ora anche l’avvio di un’invasione di terra da parte di truppe britanniche, francesi e del Qatar. In tutto questo, le agenzie di psicoguerra della NATO, come la CNN o Al Jazeera, insieme con gli altri media irreggimentati, ci chiamano quotidianamente a gioire per la giornaliera caduta del dittatore, come se i milioni di tonnellate di bombe democratiche fossero solo un dettaglio. Non è che il governo libico abbia mai sfidato seriamente il FMI o la sua emanazione, il WTO (l’Organizzazione Mondiale per il Commercio), ma ha comunque cercato di fare i propri affari; e già questa è diventata una colpa imperdonabile, che ha giustificato qualsiasi ritorsione contro il popolo libico nel suo insieme.
La “sovranità nazionale”, tanto invocata, si rivela un’astrazione giuridica sotto le bombe, perciò l’indipendenza economica richiederebbe il supporto di un’adeguata contraerea.
(1)
(2)
http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/21/Eurobond_fronte_del_piu_forte_co_8_110821036.shtml
(3)
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.inthepublicinterest.org/node/457
(4)
(5)
http://archiviostorico.corriere.it/2011/luglio/30/Deutsche_dal_salvataggio_alle_vendite_co_8_110730014.shtml
(6)
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www2.goldmansachs.com/our-firm/press/press-releases/archived/2002/2002-01-28.html&ei=8UpNTufwEJTD8QPI3r2nBw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CB8Q7gEwADgU&prev=/search%3Fq%3Ddraghi%2Bgoldman%2Bsachs%26start%3D20%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D487%26prmd%3Divns
(7)
http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=1091
(8)
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:wEe10YTLAjIJ:www.movisol.org/07news100.htm+lyndon+larouche+tremonti&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it
(9)
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://economicsnewspaper.com/policy/german/deutsche-bank-presentation-copy-schauble-house-defends-itself-34963.html&ei=3DVRTpnbLZOL4gSb7tDPBw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CBwQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dschauble%2Bdeutsche%2Bbank%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Divns
(10)
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.natoinfo.ge/%3Fpage%3D556%26lang%3Dgeo&ei=EJhUTrOuIJKQ4gTfg72LBw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CCQQ7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Ddeutsche%2Bbank%2Botan%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Divnsb