La Sardegna si sta mobilitando per la manifestazione indetta per il 13 settembre a Capo Frasca dalle associazioni pacifiste e indipendentiste contro la sudditanza militare dell’isola. Una situazione diventata esplosiva dopo il rogo causato nei giorni scorsi da una bomba, pare, lanciata da un Tornado tedesco che ha devastato decine di ettari di boschi e macchia mediterranea (e non è il primo). Da sardi continuiamo a scandalizzarci della reazione blanda del governatore Francesco Pigliaru a questo incidente e, in generale, della poca forza contrattuale che la Regione Sardegna ha sempre dimostrato nei confronti del Governo italiano in relazione alle insostenibili servitù militari che gravano sulla nostra regione. Un atteggiamento inconcepibile ai nostri occhi, ma che può cambiare luce se proviamo ad inquadrare la questione Sardegna in una cornice più ampia, all’interno dello scacchiere europeo e internazionale. Uno scacchiere in cui la stessa Italia, lo stanno dicendo a più riprese i rappresentanti del Governo, sta sistematicamente cedendo all’Europa pezzi importanti della sua sovranità e dove la stessa Europa, la crisi Ucraina lo dimostra ampiamente, sta cedendo alla Nato molte delle sue prerogative. È emblematico, a questo proposito, il caso dell’Eurogendfor, l’esercito europeo creato nel 2007 che in questi mesi si sta rafforzando con l’arruolamento di 1500 uomini che saranno pagati 18mila euro al mese (in rete c’è anche chi paventa persino il rischio che vengano assoldati esponenti dei movimenti estremisti ucraini).
Essendo una forza paramilitare indipendente dall’Unione Europea, l’Eurogendfor, utilizzata per intervenire nelle zone di crisi come è già successo in Francia e in Grecia, dimostra una connessione strettissima tra la Ue e la Nato. Una connessione così stretta che è inverosimile pensare che lo Stato italiano, l’Europa e la Nato rinuncino facilmente alle basi militari e agli ettari di territorio in Sardegna. Soprattutto in questo momento di crisi internazionale. Il fatto poi che il parlamentare di Unidos Mauro Pili, oggi svincolato da impegni di partito e da impegni istituzionali, conduca una battaglia che non ha mai condotto quando era presidente della regione o faceva parte di Forza Italia o Pdl, fa intuire che la politica italianista nulla può fare di fronte allo strapotere militare della Nato. A meno che la Sardegna, ma al momento è una ipotesi molto remota, decida di rivendicare con forza la sovranità sul suo territorio.
Ma proviamo a capire cosa è l’Eurogendfor, visto che nonostante sia stato introdotto in Italia nel 2010, quando il Parlamento ha ratificato all’unanimità il Trattato di Velsen che lo aveva istituito, ancora oggi è una sorta di argomento tabù per la stampa mainstream nazionale che rispetta rigorosamente il segreto militare attorno a questo fantomatico esercito europeo.
Eurogendfor: la gendarmeria europea
Il 14 maggio 2010, con la legge numero 84, il Parlamento italiano ha ratificato il Trattato di Velsen del 18 ottobre 2007 (consultalo integralmente da questo link del M5Stelle): la legge, entrata in vigore il 12 giugno 2010, prevede che l’Arma dei Carabinieri sia in qualche modo destinata alle funzioni della Forza di Gendarmeria Europea, l’Eurogendfor (European Gendarmerie Force – EGF) con uno stanziamento di 191.200 euro annui.
In rete si è parlato di un vero e proprio assorbimento dell’Arma dei Carabinieri, ma . in risposta ad una interrogazione di un parlamentare del Pdl – l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa negli anni scorsi ha rassicurato tutti: l’Arma continuerà a difendere i cittadini italiani.
In pratica, i nostri Carabinieri all’occorrenza possono essere utilizzati dall’Eurogendfor che, stando alle dichiarazioni ufficiali, è un “comando multinazionale composto da poche decine di unità in rappresentanza degli Stati aderenti, cui vengono assegnate forze esclusivamente per missioni specifiche, su richiesta di organizzazioni internazionali ( Unione Europea, NATO, Nazioni UNite, OSCE) e previo assenso degli Stati interessati”.
«Nel trattato istitutivo della forza di gendarmeria europea (Egp) non sono presenti norme concernenti l’ordinamento e i compiti interni delle forze di polizia nazionali dei paesi aderenti – si legge nella risposta di La Russa – né tali norme sono presenti nella relativa legge di ratifica (legge 14 maggio 2010, n. 84), se non per prevedere la partecipazione dell’Arma dei Carabinieri al nuovo organismo».
«L’istituzione della forza di gendarmeria europea non prevede in realtà la costituzione di una organica forza di polizia internazionale, né di reparti operativi stabili – continua la risposta dell’ex ministro – bensì la possibilità per i Paesi Membri di intervenire congiuntamente, attraverso la costituzione di reparti ad hoc, nelle missioni internazionali in cui siano richieste le particolari competenze professionali e capacità operative delle forze di polizia a status militare di cui paesi sono dotate, sulla base dei principi di reciprocità e di ripartizione dei costi».
Ma a cosa servirà l’Eurogendfor?
Ufficialmente, si legge nel sito dell’Eurogendfor, la Forza di Gendarmeria europea dovrà “rafforzare le capacità di gestione delle crisi internazionali e contribuire alla Politica di Difesa e Sicurezza Comune (PSDC): Eurogendfor può essere considerata come uno strumento integrato finalizzato a condurre missioni di polizia in diversi teatri, inclusi quelli destabilizzati, a supporto dell’Unione Europea (EU), l’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico (NATO), le Nazioni Unite (NU), l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europea (OSCE) o eventuali coalizioni ad hoc”.
L’Eurogendfor interessa i Paesi che sono dotati di Polizie militari: dall’origine ne fanno parte la Francia con la sua Gendarmerie, la Spagna con la Guardia Civil, il Portogallo con la Guardia nacional, l’Olanda (Marechaussée) e l’Italia, appunto con l’Arma dei Carabinieri. Nel 2009 si è aggiunta la Romania (Jandameria Română).
Di supporto sono la Gendarmeria militare della Polonia e quella della Lituania ma, in vista di un futuro allargamento dell’Unione Europea, potrebbero farne parte anche le gendarmerie di Serbia, Moldavia, Bielorussia e Turchia.
Il contingente paramilitare Eurogendfor attualmente comandato dal colonnello spagnolo Francisco Esteban Perez – che ha il quartier generale nella caserma dei carabinieri ‘Generale Chinotto’ di Vicenza (città dove è sintomaticamente presente anche la grande base militare americana Dal Molin) – risponde ad un Comitato Interdipartimentale di Alto Livello (Comité InterMinistériel de haut Niveau – CIMIN) che esercita il controllo politico e fornisce direttive strategiche assicurando la coordinazione politico-militare tra i Paesi.
Ciascun Paese membro dell’Eurogendfor è rappresentato da un esponente del Ministero Affari Esteri, un esponente del Ministero della Difesa o del Ministero degli Interni e dal Comandante Generale o dal Direttore Generale delle rispettive forze di gendarmeria.
In base all’articolo 1 del Trattato l’Eurogendfor è una “Forza di Gendarmeria Europea operativa, pre-organizzata, forte e spiegabile in tempi rapidi al fine di eseguire tutti i compiti di polizia nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi”.
I possibili scenari di intervento sono i seguenti:
- Sostituzione delle forze di polizia locali in una zona dove il conflitto ha portato al significativo collasso dell’amministrazione centrale. La polizia internazionale può essere incaricata di svolgere l’intera gamma (o solo alcune) delle funzioni di polizia, avvalendosi quindi di poteri di polizia esecutivi e con la necessità di essere armata.
- Rafforzamento delle forze di polizia locali in uno scenario caratterizzato da un elevato livello di insicurezza e criminalità a causa della mancanza di un adeguato stato di diritto. La polizia internazionale avrebbe il compito di controllare, guidare e consigliare, nonché addestrare la Polizia Locale al fine di aumentarne la professionalità, contribuendo alla loro ristrutturazione anche attraverso programmi di selezione e valutazione.
- Altri possibili utilizzi in operazioni umanitarie in caso di disastri naturali o causati dall’uomo, ambienti insicuri, mancanza di infrastrutture adeguate, gli sfollati (IDP) o rifugiati.
Come spiega il giornalista free lance Gianni Lannes in questo articolo, l’Eurogendfor rischia però di essere una specie di super polizia con grandi poteri investigativi, svincolata da qualsiasi controllo, parlamentare e giudiziario.
Come dire: in tempi di recessione che preludono a possibili tumulti di piazza, l’Unione Europea e la Nato, molto preoccupate per eventuali disordini, si premuniscono con una polizia ad hoc come la Eurogendfor.
Ma pur senza cadere, almeno per ora, negli allarmismi di chi paventa una dittatura militare che in futuro metterà a tacere qualsiasi anelito di libertà e manifestazione dei cittadini europei, è innegabile che l’esercito europeo esiste, ha sede in Italia, a Vicenza, è una forza paramilitare che nello stesso tempo è indipendente dall’Ue ma rappresenta il frutto di una strettissima collaborazione tra Unione Europea e Nato, come ci stiamo sempre più accorgendo seguendo le crisi internazionali (vedi anche questo post).
La cosa che preoccupa di più è che i membri della Eurogendfor godono di una immunità pressoché totale, come dimostrano questi articoli del Trattato di Velsen:
- articolo 21) «Inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi»;
- articolo 22) «Le proprietà e i capitali di EGF e i beni che sono stati messi a disposizione per scopi ufficiali, indipendentemente dalla loro ubicazione e dal loro detentore, saranno immuni da qualsiasi provvedimento esecutivo in vigore nel territorio delle Parti»;
- articolo 23) «Le comunicazioni indirizzate ad EGF o da queste ricevute non possono essere oggetto di intercettazioni o interferenza»;
- articolo 28) «i Paesi firmatari rinunciano a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni. L’indennizzo non verrà richiesto neanche in caso di ferimento o decesso del personale di Eurogendfor»;
- articolo 29) «gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in uno specifico caso collegato all’adempimento del loro servizio».
La Eurogendfor, stando al trattato, avrà funzione di polizia giudiziaria, potrà fare indagini in tutto il territorio europeo e godrà di una eccezionale immunità e impunità. Ed è singolare che la formazione di una forza militare europea di questo tipo sia quasi passata inosservata sui media nazionali e non sia stata studiata a fondo dai nostri attenti analisti. Nonostante, come detto, si assista a importanti manovre per il suo rafforzamento (vedi questo articolo).
L’indebolimento delle nostre forze dell’ordine
Personalmente collego questo graduale rafforzamento dell’Eurogendfor con l’indebolimento sistematico della polizia e delle nostre forze dell’ordine, sfociato in questi giorni nella protesta contro il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici annunciato dal Governo Renzi.
La situazione delle forze dell’ordine italiane, costrette ad utilizzare spesso mezzi obsoleti e quasi lasciate senza carburante per farli camminare, è nota a tutti. Nei giorni scorsi i sindacati della Polizia di Stato e il Cocer interforze, cioè i rappresentanti di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza, hanno minacciato uno sciopero generale a fine settembre. Il premier Matteo Renzi in tutta risposta ha annunciato di voler accorpare le cinque forze di polizia italiane.
Il dubbio è che questa riforma, di cui peraltro si parla da tempo (insieme allo smantellamento dell’Arma dei Carabinieri), sia un passaggio obbligato verso una grande e unica super polizia europea. Un dubbio non peregrino, vista l’aria che tira nell’estremo oriente europeo dove la Nato si appresta a mandare un contingente di quattromila soldati pronti ad agire nell’arco di 48 ore. E visto che la polizia italiana non ha mai visto di buon grado il declassamento che deriva dalla costituzione dell’Eurogendfor.
******
Proprio nei giorni scorsi, a Buggerru, si sono celebrati i moti del settembre 1904, quando il sacrificio di alcuni lavoratori rese possibile per tutti noi il diritto di lottare, manifestare il dissenso e scioperare.
Speriamo, anche in questi tempi di crisi, di poter continuare sempre a scendere in piazza per difendere i nostri diritti. Tutelati e protetti da agenti riconoscibili che fanno responsabilmente il loro dovere e assicurano il rispetto dei diritti e delle garanzie. E non da fantomatici europoliziotti immuni dalle leggi dello Stato e da ogni responsabilità.