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Europe is my home

Creato il 26 gennaio 2010 da Mapo
Europe is my home
Europe is my home.L'ho visto scritto una mattina di nebbia, su un manifesto a colori circondato da montagne di carta patinata, in un ufficio informativo della comunità europea. Nel cuore di Luxemburg, città che dà il nome ad uno stato in cui non avrei mai pensato di mettere piede, esistono anche posti così.L'idea è senza dubbio calda, rassicurante, comunitaria, ottimista. Convincersi che là fuori non ci sono paesi ostili, ma parenti lontani, è dolce come ritrovare l'abbraccio di una madre che non si ha mai conosciuto. E se fosse solo un'illusione? In buona parte illusione?Un'illusione che fa male, nelle parole mattutine di un signore di Friburgo, davanti ad un panino con burro di malga e marmellata artigianale. Siamo in una comune svizzera, sperduta tra le montagne a qualche km da St. Moritz. Il freddo all'esterno svanisce nel grande salone riscaldato dal fuoco, dove tutti gli ospiti mangiano gomito a gomito quello che si sono cucinati. E' la risposta originale e divertente alle pellicce e ai rolex nella terra degli scudi fiscali. Volendo aprire una parentesi, si chiama Salecina (http://www.salecina.ch/index.php?&lg=it) ed è un posto che, dalle nostre parti, potrebbe durare al massimo qualche mese, prima di essere occupato da cannaioli che gettano uova marce alla polizia. In Svizzera va avanti da 39 anni. 39.Non parcheggiate la macchina qui, vengono sempre a fare le multe.Ce lo spiega una delle ragazze che gestisce questo posto. Risveglia il mio stupore quando continua: Noi siamo contenti, in questo modo tutto rimane incontaminato. Pensieri che non troverebbero facilmente asilo in un gruppo di giovani che occupano un casolare in Toscana.Il tedesco è simpatico, socievole, non più un ragazzo, ma molto più moderno di noi. E ha voglia di chiaccherare. Parla un buon italiano, o comunque si fa capire bene quando scoppia a ridere davanti alla nostra proposta: dovremmo provare a mandarvi i nostri politici per qualche mese, e viceversa. La Alpi non sono mai state così alte.Chi è l'Europa? Noi, forse? O questo signore in vacanza con il figlio? E perchè non una famigliola olandese a spasso tra i quadri moderni di un museo di Eindhoven? Forse anche il cameriere pakistano che sorride quando, in un ristorante di Strasburgo, gli raccontiamo che sono appena diventato quasi-zio; o un bancario di Vaduz, Lichtestein, in pausa pranzo in un freddo giorno di sole che, quando gli chiediamo della posta più vicina, sfodera un inglese da manuale.
Non bastano tutte le mie dita per contare i paesi europei che ho attraversato, nei giorni scorsi e negli scorsi anni, sempre provando a capirli. Almeno un po'. Eppure, chi siano questi europei, ancora non credo di saperlo.Ma ormai è domenica, capolinea di questo breve lungo viaggio che ha spaccato in due l'Europa centrale. 8 stati in poco più di 3 giorni, 1310.6 km di canzoni appassionanti, scherzi infantili e discorsi tra i più seri di una vita. Attraversiamo l'ultimo confine, quello del nostro paese malato. Si rompe la fragile bolla di una vita fatta di movimento incessante, inarrestabile. Movimento come sinonimo di un'esistenza inconcepibile da fermi. Si ha quasi un senso di nausea, di mal di terra, a non sentire i km che scorrono sotto i piedi, nell'interminabile viaggio verso sud.Si torna alle responsabilità quotidiane, alla amata ed odiata vita di tutti i giorni.Forse l'Europa, a guardala bene, è solo questo.Forse è questa, casa nostra.
Ps. Tutto questo ho provato a spiegarlo anche con qualche immagine. Spero di esserci riuscito

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