In Italia il 96 per cento degli evasori rimane impunito, il 27 per cento dei contribuenti non dichiara niente e quelli sopra il milione di euro si riducono a qualche centinaio. Come si spiega allora che nel nostro paese circolino 2,7 milioni di auto di lusso e 600mila barche, e che siamo tra i maggiori importatori di champagne e Bmw? La risposta è semplice: negli ultimi dieci anni l’agenzia delle entrate ha riscosso 69 miliardi di euro accumulando crediti per 807 miliardi. Dai dati risulta che la ricchezza italiana è di poco inferiore a quella della Svizzera. Un motivo di orgoglio, non fosse per il fatto che siamo devastati dalla crisi e che si continua a ripetere a chi chiede di lavorare che non ci sono i soldi, che ‘per questo progetto non c’è budget’…
Perché l’evasione fiscale nel nostro paese prospera nonostante il proliferare di invettive e dichiarazioni di indignazione? La risposta che fornisce Stefano Livadiotti nel libro-inchiesta “Ladri. Gli evasori e i politici che li proteggono” è che gli evasori sono anche elettori e sono così tanti da costituire una vera e propria lobby di potere che i politici non hanno intenzione di inimicarsi.
Da quanto emerge nel libro, è in particolare durante i governi Berlusconi – chi non ricorda lo slogan elettorale “meno tasse per tutti”? – che sono aumentati sia l’evasione sia il carico nei confronti di chi le tasse le paga, e l’analisi dei flussi elettorali dal 1994 al 2008 dimostra come il voto degli evasori sia sempre stato alla base dei successi del Cavaliere. Questo fino all’avvento della crisi che non avrebbe permesso a Berlusconi di mantenere le promesse elettorali, creando l’abbandono della nave da parte dei ‘contribuenti infedeli’ che si sarebbero rifugiati in massa nel porto del MoVimento di Grillo, che non a caso dal suo blog ha inveito contro Livadiotti definendolo ‘Giornalista del giorno’.
In ogni caso, non sono poche le persone su cui ricadono le responsabilità di un problema che crea ogni anno 180 miliardi di buco nel bilancio di uno Stato che avrebbe tutti i mezzi per stanare gli evasori dal primo all’ultimo. Analizzando le leggi approvate nell’ultimo ventennio – e rivelando i nomi di chi quelle leggi ha scritto, proposto e votato – Livadiotti mostra che in realtà in Italia una vera lotta all’evasione non c’è mai stata, che il sistema offre la possibilità di non pagare a chi vuole farla franca e che la lobby degli evasori, politicamente estremamente solida, non è mai stata intaccata più di tanto.
L’argomento trova un inquietante parallelo nei privilegi fiscali che la classe politica si è attribuita: scrive l’autore che “se gli opposti schieramenti se le sono date di santa ragione per favorire le rispettive basi elettorali, su un fronte hanno lavorato tutti insieme appassionatamente, garantire un trattamento fiscale di privilegio ai parlamentari”, la cui aliquota è del 18,7 per cento, mentre per un cittadino qualunque che dichiarasse la stessa cifra arriverebbe al 39,4 per cento, ovvero più del doppio.
Marco Cecchini