Una zona tranquilla, dicevano i vicini
E' quello che pensavo anche io. Fin dal primo momento in cui ho avuto il piacere di frequentare questa amena zona che dette dimora - ricordiamolo - a Kate Moss e Ben Gurion. (Quest'ultimo, secondo la targa, abitava proprio nella casa dei miei vicini.)
Insomma, siamo a Londra, terra di finanza, benessere ed educazione, ovvero politeness. E siamo in uno dei quartieri piu' in della cittta', dove le teenager escono alle otto del mattino sventolando la borsa di Vuitton e dove se non hai la Porsche sei un poveraccio.
(C'e' pure la canzone, segnalava Simone)
Ed ecco che ieri la scelta di scendere a fumare una sigaretta si rivela nefasta.
Dapprima arriva una jeep, che, per quanto curata, stona un po' fra le Porsche e i Suv che occupano di diritto i posti auto della via. Infatti il posto auto non ne vuole sapere di acccoglierla. La jeep tenta con leggiadria di parcheggiare in un angusto spazio a ridosso di un maggiolone Volkswagen nuovo fiammante. Osservo la manovra con la coda dell'occhio mentre sono al telefono (cosa che piu' tardi si rivelera' un errore), non priva di un certo compiaciuto sollievo del non essere al volante dell'auto.
La jeep dapprima urta un po' il paraurti del maggiolone. E vabbe', il paraurti serve a quello. Non contento, il padrone ripercorre la manvora due o tre volte e trancia in due il paraurti con un rumore inequivocabile. Sento un'accelerata ed ecco che l'allegro autista polite scappa di gran carriera, lasciando il povvero maggiolone sanguinante.
Sempre al telefono mi ridirigo verso casa, non senza aver lanciato uno sguardo di disapprovazione al maggiolone. E poi dicono degli italiani. 'Ste cose capitano ovunque, penso con soddisfazione antropologica.
Intanto vengono nella mia direzione tre giovincelli sicuramente della Londra bene in bicicletta, pedalando sul marciapiede.
E cosi', aggratis, quello di loro che mi passa piu' vicino compie un gesto che mi lascia di sasso. Mi da' una manata in faccia spingendomi in alto la mascella e facendomi traballare. Poi procede senza fare una piega a fianco dei compagni di merende.
Cosi'.
Polite.
Non un'esclamazione, un grido.
Ho iniziato a tremare suggestionata dalla cronaca recente, che descrive lo happy slapping come pratica difffusa tra i ragazzini. Va di moda infatti picchiare la gente a caso per strada mentre il compare filma col telefonino.
E' la gratuita' del gesto che mi offende nel profondo. Che mi fa paura. Una ragazza a Milano e' finita in coma, di recente, per uno scherzetto del genere. E nel mio caso, non c'era nemmeno nessuno che filmava col telefonino.
Stamattina con aria da sopravvvissuta racconto l'accaduto a una collega.
Probabilmente ti voleva rubare il telefonino, dice.
Tutta presa dall'analisi dei nuovi fenomeni urbani, l'ipotesi piu' semplice e lineare non l'avevo nemmeno considerata.
Qualunque cosa sia stata questo gesto insopportabile, sono costretta ad ammettere che non e' avvenuto nella temutissima gare du Midi, o alla fermata di Annesseens. Non e' avvenuta nel miglio verde del Boulevard Anspach o nella turca Saint-Josse.
E' avvvenuto nel quartiere piu' fighetto di una citta' che di Bruxelles e' assai piu' fighetta.