… an angel gets his wings”. Sono le parole con cui si apre e si chiude uno di quei film che – insieme a Little Lord Fauntleory, e a The Prisoner of Zenda – va a costituire i ‘mai-più-senza’ natalizi della ‘povna: It’s a Wonderful Life.
Quando infatti lei era piccola (ma anche adolescente), la fine della scuola coincideva con il momento in cui, messa insieme in fretta e furia una valigia, si gettava insieme a mamma-’povna sopra il primo treno, subito: direzione paese-che-è-casa. Lì la aspettava nonna ‘povna, e arrivavano, dopo poco, anche la zia-mamma e Thelma e l’altra zia e il cugino matto. E allora, e solo allora, cominciava il suo natale. Grande, vero, profumato, verde, li aspettava anche un alto albero, che, con ninnoli e luci conservati attentamente, si apprestavano tutti insieme a decorare. In cima, come nella migliore tradizione British, niente stella, ma una tradizionale punta. E ai lati due campane di vetro colorato e leggerissimo, passate in eredità dalla notte dei tempi. Ed è in quella occasione, mentre si dibattevano tutti tra palline, crackers, festoni (pochissimi), noci dorate, biscotti allo zenzero e cotone per simulare la neve finta, che la ‘povna ha imparato per la prima volta da quella storia di alta cinematografia e buoni sentimenti natalizi (che parla di George Bailey, e dell’angelo di II classe Clarence e del cattivo Henry Potter) il modo di dire che è diventato lessico nella loro famiglia, e cioè (appunto) che “Ogni volta che suona una campanella, un angelo mette le ali”.
E alla ‘povna piace così tanto, e le sembra che quest’anno sia stato così lungo, pieno, strano, non necessariamente sempre facile, che decide di metterlo qui, per buon augurio ed epigrafe ottimista. Un modo per augurare anche – come direbbe il piccolo Cedric Elroy – “a tutti, ovunque si trovino, a tutti un buon natale!”.