L’altro giorno ci è venuta in mente questo studio, uscito in un mensile, il Reader’s digest, a proposito della recente notizia della Nannini incinta. Il discorso è venuto fuori anche nei ritrovi con la comunità gay di Vigonza, molto nutrita di elementi dal formidabile acume, i quali, da sempre, si giocano le palle sull’omosessualità della donna. Io francamente, non ho mai pensato che il figlio potesse essere stato concepito con i metodi tradizionali. Loro sono molto meno magnanimi, si riferiscono a concepimenti avvenuti in fattoria.
Tuttavia, lo studio è così ben fatto, e riporta esempi così verosimili che io ho subito pensato che la Nannini l’avesse letto e si fosse spaventata.
Ecco i casi riportati
Le primule di primavera
“Una signora francese, viva e vegeta, raccoglie dai 5 ai 6 quintali di primule al dì. Abita in u n villaggio, che si chiama “primèvere”, ovvero primula, nel Poitou. Questa signora è una fan persa di Charles Aznavour. Un giorno, il maligno del villaggio, detto Jerome, sapendo di questa sua passione unita alla zitellaggine, le indica una casa dimessa dal pavimento aranciato, abbandonata , e le dice: “Lì Edith Piaf scoprì Aznavour”, “un patto di primule sancì la loro amicizia”. Al villaggio poi, non è difficile trovare primule, sicchè la storia sembrava proprio verosimile. Così, la donna, da quel giorno, per omaggiare Charles, decise di raccogliere dai 5 ai 6 quintali di primule al dì, poi spartiti in vasetti da 50 g, immaginate voi quanti! – piazzati di fronte al cancelletto della casolare.”
Lo studio lo riportava come caso di demenza dovuto all’assenza di procreazione.
Una spia russa dal gomito pesante
Un’altra storia è quella di Peggy Bonfante, una vecchia italoamericana di origini russe, di manhattan. La donna, in vita, era stata uno di quei pezzi grossi della banca bolscevica, nella fattispecie una di quelle donne che passa informazioni segretei dentro alle ricette della parmigiana. Insospettabile. Aveva svolto il suo lavoro alla perfezione, aveva ricevuto tutti gli onori e i meriti, ma non aveva avuto figli; questo per scelta sua: se ne girava sempre con una pillola del suicidio in bocca, non se la sentiva, così precaria, di mettere al mondo figli. “Se non ho figli”, diceva,” tanto vale non avere un uomo “ – vecchia volpe femminista. Non pensiamo fosse lesbica, in quanto i colleghi dicono di lei che non curasse la depilazione. Comunque, così come non si curava i peli, non si curava i denti. Un giorno, un ascesso in corso, dolori acuti, mezza inferma sul divano non riesce ad arrivare al telefono; non riesce ad arrivare al vicodin. Fortunatamente, o, ahimé sfortunatamente, a fianco al divano ci sono 28 bottiglie di acqua san pellegrino . Il frizzantino le anestetizza per pochi secondi la parte dolorante, che poi deglutisce. Così passa tutto il dì seduta sul divano e si fa fuori le prime 14 bottiglie. Ci pensa su e va avanti. Si fa fuori altre 7 bottiglie e perde conoscenza. Bussa la vicina, chiama la polizia e la trovano gonfia e riversa sul divano bagnato di pipì. Inutili i tentatiivi di farle mangiare del sale per attirare l’acqua in pancia: ormai ha già innacquato il cervello. Dicono che la vicina, mentre l’autombulanza se la portò all’ospedale, rubò le bottiglie rimanenti.
Il bolo assassino
Un’ultima storia, quella di un claustrofobico del winsconsin, di 55 anni, ingegnere col vizio di mangiarsi dai 15 ai 25 pacchetti di ciunghe al giorno e di attaccare il bolo al soffitto prima di andare a letto. Senza figli. Lo studio dice che proprio la carenza di affetto che un figlio può darti lo portava a farsi fuori quelle ingenti quantità. Il punto è che non ne sputava nemmeno una: uno sopra l’altro, i confetti di vigorsol alimentavano la palla di bolo, finché non si faceva l’ora di andare a letto. La quantità di pacchetti assunti dipendeva esclusivamente dalla composizione della saliva, che andava a rendere più o meno voluminosa la ciunga. Quest’uomo, Richard Alfred Murray – per gli amici Fred -, aveva però un piccolo problema di respirazione mentre dormiva, e russava alla grande. Un anno, il 1989, anno di rigido inverno e ingenti nevicate, Fred va a letto nella sua casetta di legno e di montagna. Ora sapete come tutto vibra molto di più se di legno. Insomma, una notte un masso di neve cade sul tetto, e provoca spostamenti pari a quelli di un terremoto. Fred dorme, a bocca aperta, e il colpo gli fa cadere il bolo ancora umido dritto in gola. Vani i tentativi di chiedere aiuto. Cosa sarebbe successo, se avesse avuto dei figli? Dice lo studio. Di sicuro non avrebbe mangiato tante gomme… dicono che la Vigorsol comunque si sia fatta carico dei funerali.
Ora, a sentire queste storie terribili, viene proprio voglia di procreare, no? E così è stato per la Nannini.