Magazine Attualità

Evoluzione

Creato il 23 febbraio 2012 da Illcox @illcox

 Questo articolo è il risultato di una vittoria mutilata. Non vivo il momento migliore ma non è certamente il peggiore. Di questi tempi generalmente ho una carica inventiva e una espressività che mi portano a ritornare sui miei passi e ha chiedermi se ero io a pigiare con le dita sulla tastiera.

Ora c’è calma piatta. Manca l’ispirazione. È difficile pronunciarsi, non c’è modo di risvegliarsi: il bambino dentro si è assopito e nasconde inavvertitamente i possibili pensieri. Non sono in grado di consigliare e per chi, come me, ha un grande bisogno di esprimersi, questo è un enorme ostacolo. Se manca la possibilità di ragionare, tutto passa e spesso non come si vorrebbe.

Ho chiesto io questa pausa, questo stacco perché mi stavo lentamente sciogliendo e dimenticavo i miei scopi: quello per cui realmente mi batto. Voglio essere migliore, ma non trovo mai il secondo termine di paragone. Ho scelto di fare quello che di più era mio, che mi esce dalla testa. Ma se dalla testa esce il nulla, perdo la partita.

È guardandosi indietro che si scopre quanto sbagliate siano le convinzioni. È sbagliato proprio convincersi. Ho creduto di poter abbandonare tutto, ma ho scoperto che tutto ha abbandonato me. E ora mi tocca riprendere le relazioni dimenticate, ripristinare vecchi discorsi e salvare la dignità che ormai sembra sviscerarsi. Chiedo scusa a quell’amico che non ho mai chiamato perché non ne sentivo il bisogno, ma che ora capisco quanto possa aver avuto lui la necessità di un contatto. Sappi che tornerò. Mi dispiace anche per quella donna che in me aveva visto qualità di cui tuttora ancora nego l’esistenza. Sappi che non sparirò. E per te che ancora mi aspetti ti ringrazio per la tua pazienza. Non so quando arriverò, ma sono sicuro che ce la farò. Se ti dico domani, non mi credere perché non so ancora quello che mangerò oggi a pranzo.

Sono in una grande sala d’attesa dove il medico tarda ad arrivare. Per far presto non ho lavato i capelli e non ho fatto colazione. Per scacciare i pensieri ho portato con me un portachiavi in legno con stoviglie lavorate che fanno rumore. L’ho rubato dalla cucina di mia madre e mio padre si chiede dove sia. Dicono che tra poco il dottore sarà qui, ma io non ricordo più cosa devo chiedergli. Troppo spesso mi succede di dimenticare: perdo il filo. Il Minotauro mi avrebbe già ucciso.

Ma il chiodo fisso rimane e non ce n’è un altro che lo scacci. Quando finirà tutto questo? Il mio destino quando mi sarà chiaro? Ho il bisogno di capire se tutto quello che sto facendo sia giusto. È da troppo tempo che non so se quello che dico, quello che scrivo sia giusto. Vedo la follia intorno a me. Vedo uomini fare discorsi e relazioni tra cose che io non farei mai. Vedo proclamarsi scrittori dattilografi che hanno dimenticato l’analisi logica e non censurarsi. Ah, la dissacrante sostanza dell’essere umano è auto convincersi della giustezza dell’errore commesso su basi inspiegabilmente dissonati. Se continuiamo così dove arriveremo? Mio figlio parlerà la mia lingua?

Ma in quel luogo che io definisco “paradosso” può essere che mi sbagli? È davvero necessario essere così aperti? Accettare tutto? Oppure sono io il diverso, quello che non riesce mai a prende le briglie pur essendo convinto di averle in mano? Tutto questo mi sconvolge. E la pazzia mi rende fragile, l’istinto mi inibisce. E poi penso a quando credevo che il sesso fosse un grande scalino, un trampolino di lancio. Penso a quando mi illudevo. Perché alla fine si riduce in una grande prova di inettitudine dell’uomo dalla quale ti riscatti solo a partire dalla seconda volta.

Mi fanno impazzire i preconcetti. Quelli che si creano quando guardi una ragazza che ti offre quello sguardo in più che non ha dato ad altri, che poi scopri essere solo cordiale. E nel frattempo avevi già elaborato nella testa la prossima mossa, valutato le opzioni, scelto le varianti. Che poi cosa cercano più queste donne? Stanno prendendo tutto: l’indipendenza, la libertà. Ma per loro non è mai abbastanza. È giusto ciò che vogliono, ma non è possibile prendere un ragazzo e modellarsi l’uomo perfetto. O meglio: pretendere che sia già bello che pronto. Ci si deve accontentare. Non credete che se ci chiamano sesso forte siamo fatti di metallo. Forse sarebbe opportuno non approfondire.

Non sono stato fortunato nelle cose che ho avuto anche se sento sul collo una presenza che ringrazio con tutto il cuore di avermi protetto ed evitato situazioni e spiacevoli sofferenze. Giuro che se scopro chi sei tu faccio una statua. Per ora aspetto la fine della mia evoluzione, che evidentemente ancora non è completa. Attendo che il dottore arrivi e mi dica cosa mi accade, perché in fondo non lo so. E già che c’è se mi dice anche cos’ho che non va, non fa una lira di danno. Pardon, “euro”, ma tanto non ci sono nemmeno quelli.

P.s. Questo scritto fa schifo!

Evoluzione


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog