Ex caserme di Via GuidoReni: si torna ai metodi di sempre?
di Vieri Quilici*
Perché allora interromperne l’iter di approvazione? Perché non meravigliarsene e trattenere l’indignazione in nome di un mai sopito scetticismo su quanto ci può riservare l’amministrazione di questa città al di là delle congiunture politiche?
Sembra soprattutto che non se ne possano mai cambiare i metodi. Alla partecipazione dovevano accompagnarsi passaggi procedurali aperti alla più generale discussione, come dibattiti sull’urbanistica e sul futuro della città, concorsi di idee e di progettazione, garanzie di autonomia culturale da contrapporre alla formazione dei sempre possibili conflitti di interesse.
Ciò cui sembra invece di assistere è esattamente un cambiamento di metodo o quanto meno un pentimento ‘politico’ di quanto sin qui promesso. Di questo pare proprio che si tratti. Alla procedura aperta alla partecipazione e controllata attivamente dall’opinione dei cittadini si preferisce tornare ai metodi di sempre: accordi di programma, piuttosto che concorsi, progetti integrati (PRINT, vale a dire trattative dirette tra amministratori e imprenditori), piuttosto che garanzie di interesse pubblico tramite classiche procedure di piano.
Si preferisce insomma la presunta scorciatoia dell’accordo di programma col privato piuttosto che l’impegno a mantener fede alle garanzie offerte al pubblico? Dobbiamo dare per scontata una tale conclusione? No, noi vogliamo sperare che a questo punto si apra un più generale dibattito, che vada anche al di là del singolo caso, sia pur per tanti versi potenzialmente esemplare, come questo.
*Architetto e docente Roma 3, Cittadinanzattiva Flaminio
(1) si veda l’articolo pubblicato da Repubblica Roma
Vieri Quilici*