“EX E NON EX” a Castel San Giovanni di Castel Ritaldi un giorno memorabile

Creato il 29 ottobre 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Mons. Giuseppe Chiaretti

Prof. Alfiero D’Agata

Chi può sapere se sarà ripetibile nelle dimensioni in cui si è realizzato in tutti i suoi aspetti l’evento del 20 Ottobre 2012 che ha avuto luogo nella frazione di Castel San Giovanni del comune di Castel Ritaldi? Un Arcivescovo a celebrare il Santo Ufficio, concelebranti 12 sacerdoti – il numero fatidico è stato causale, infatti erano 15 i presenti, e tra essi 2 nell’anno 50° di sacerdozio, Mons. Mario Sensi e Don Ernesto Broglioni, mentre Don Baldino Ferroni (di Castel San Giovanni) e Don Giovanni Marchetti (maestro di rosa-rosae nei lontani anni 1951-52) nella bella età di anni 86 ben portati.

Due tempi hanno scandito la giornata. Prima nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, in Castel San Giovanni, il momento religioso, con la celebrazione di Mons. Chiaretti, Arcivescovo emerito di Perugia – Città della Pieve, con una omelia come sempre amplissima, fitta di richiami, dotta, rievocativa, in una toccante cornice musicale. Feliciano Prosperi, organista nella chiesa di Santa Maria Assunta di Monteluce di Perugia al nostro Morettini 1890 fresco di restauro, mentre Virgilio Agneletti dirigeva il coro di poche voci scelte (Mauro Presazzi direttore del coro di Cannaiola, Alvaro Paggi, corista dello stesso coro, Argenti Colombo corista della Chiesa Cattedrale di Spoleto ed altri cantori: Alfiero D’Agata, Francesco Pietrolati, Mario Peruzzi, Rino Alessi, Carlo Imerigo, Emiliano Diotallevi).

La Missa de Angelis ed altri brani musicali scelti e di grande effetto, tra gli altri il Panis Angelicus intonato dal solista Presazzi poi ripreso a due voci ed in chiusura l’inno mariano Dell’aurora tu sorgi più bella, deliziavano i presenti.

I convenuti, e anche i fedeli del paese (in tanti hanno gremito la Chiesa) che si sono stretti attorno agli ex compagni di seminario, terminata la Santa Messa si sono riversati sulla scalinata e sulla loggia del sagrato per una rituale foto ricordo.

E poi? Alla calda solennità del momento religioso, raccolto partecipato appassionato, è succeduto l’incontro conviviale.

La splendida soleggiata giornata ottobrina ha favorito il primo cordiale incontro generale durante l’aperitivo offerto a ridosso delle mura castellane, presso la porta cinquecentesca e l’alta torre sovrastante, davanti alla bella pavimentazione della piazza in fase conclusiva di esecuzione.

Non è stato facile né rapido per i 140, radunati dal Prof. D’Agata, accomodarsi nel prossimo ristorante Grotta della Torre: tanto forte il tumulto dei sentimenti allo scambio dei saluti ed al ricordo dei tempi lontani, perché non è stato semplice contenere i sentimenti in subbuglio dopo decenni di separazione.

All’interno del ristorante a fatica si riusciva a convincere tutti a prendere posto. Chi voleva salutare il compagno proveniente da Chieri in provincia di Torino (Antonio M.), chi si rivedeva con quello venuto da Padova (Franco S.) o da Ladispoli (Domenico A.) o da Modena (Nunzio M.) o da Treia (Sergio F.) o da Perugia, Santa Maria degli Angeli di Assisi, Foligno, Montefalco, Trevi, Campello Sul Clitunno, Spoleto – dallo Spoletino in tanti – e ancora da Cascia, Arrone, Ferentillo, Polino, Terni.

Con un breve saluto e ringraziamento per l’entusiasmo constatato nelle innumerevoli telefonate, già di per sé significanti, Alfiero D’Agata prima ha stigmatizzato l’ampia rappresentatività (avvocati, professori, medici e operatori in tutti i settori della società, temprati dalla scuola intransigente del collegio nel quale, in tempi lontani, non vigeva una norma educativa ideale) poi ha introdotto Mons. Chiaretti, ha ringraziato alcuni degni di riguardo quindi ha avviato alcuni interventi significativi e, a intervalli e opportune interruzioni, ha dato inizio alla lettura di brani preparati dai compagni: composizioni poetiche allegre, altre riflessive, rievocazioni di curiose circostanze e intonati stornelli all’indirizzo di amici presenti.

Quando il convivio volgeva a conclusione la partenza di qualcuno ha fatto saltare l’ordine programmato perché ha preso il sopravvento una incontenibile soddisfazione, mentre la spontanea ricerca dei vecchi compagni, delle rievocazioni, dei ricordi ha continuato anche fuori del ristorante fino all’imbrunire.



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