Ferùcio. da noi si pronuncia così. La “e” chiusa, con una sola “erre”. Nella pronuncia della “ù”, tonica, si gioca tutto un mondo. Una specie di caverna della voce. Uno stacco. Una interruzione.
Per quarant’anni ha lavorato come magazziniere coscienzioso. Tutto liscio. Regolare. Lavoro, casa, cena, lavoro, casa, cena, lavoro, casa, cena. Un giorno poi, inizia a interessarsi di motori, motori di macchine. Fin qui uno pensa tutto normale, liscio regolare, si tratta di meccanica. Ma Ferùcio no, il motore della Volkswagen Polo lo voleva montare su un piccolo aereoplano. Per due mesi era stato indeciso se usare il motore di una Polo o quello di una Golf. Alla fine scelse il motore della Polo.
Nessuno ha mai saputo in che giro fosse entrato e nemmeno ha mai capito che razza di hobby fosse quello. ma le regole erano chiare: innestare improbabili motori in improbabili ferri vecchi e cercare di sollevarli da terra.
Lavoro, aereo, cena, lavoro, aereo, cena. Fu così, con la regolarità che lo aveva portato in avanti negli anni che Ferùcio costruì il suo aereo ad elica, prese il brevetto e un bel giorno provò a farlo partire. L’aereo. Con il motore della Polo.
Chi era lì quel giorno, i suoi amici del bar e qualcun’altro lo incitavano
- Daaiii!!! Vai Ferùcio!!! vai!!!!
Il rumore di quell’affare raccontano fosse terribile….inquietante. Dentro il “coso” c’era Ferùcio che si era tolto, dopo un paio d’anni di duro apprendistato, quel capriccio e ora dava gas. Più gas ancora!
- Sbbbreega Ferucio! viaa!!!
E Ferùcio parte. Ride Ferùcio e sale con un rombo che sembra una oscenità.
Poi il silenzio. Parolacce. Bestemmie. Ferùcio cade.
Chi era lì giura che non pensava potessero tirar fuori nulla di umano dai rottami. Ma qualche giorno prima, era piovuto come pioveva in autunno e il campo molle dicono, ha fatto la sua parte per salvare Ferùcio.
Il coma durò due settimane. Poi, ma stava ancora male, era intontito e non capiva nulla, la moglie lo fece portare a casa a letto e per una volta nella vita la Jolanda di 127 chili si poteva tenere stretto il suo uomo senza che lui protestasse.
In quei giorni, Ferùcio ricevette le visite di tutti i suoi amici del bar e del paese. Loro pensavano fosse ancora mezzo in coma e accompagnati dalla Jolanda entrano nella sua camera e nel vederlo intubato e pieno di ematomi sussurrano
- mama come l’è malmèsso
- ah non ne viene più fòra
- ah…a non se ciàpa più, non si riprenderà mai
- è finito
- eh ma c’era da aspettarselo
Ferùcio, che in coma non era e scemo nemmeno, registrò in un quaderno immaginario una tabella immaginaria con nome su colonna 1, commento fatto su colonna 2. Dopo qualche mese delle amorevoli cure della Jolanda, Ferùcio si riprese. Tirò il fiato qualche settimana iniziando ad alzarsi…ma qualcosa in lui era cambiato. Si comprò una Bibbia e iniziò a leggerla e dato che era stato miracolato, rendeva grazie.
Nella sua mente, qualcuno dice la botta, qualcuno il coma, qualcosa cambiò, entrò in un mondo tutto suo. Si faceva continuamente il segno della croce. Leggeva la Bibbia, mattina e sera, ringraziava Dio di averlo salvato, si segnava e capì cosa stava di fianco alla colonna 2.
A seconda del commento nella colonna tre c’era la punizione che quasi sempre era: menarlo.
Lo stesso giorno decise di fare culturismo come lo chiamava lui perchè guardandosi allo specchio si disse
- ci vùto menàr messo così!
E con rigore e metodo prese a ad allenarsi, solo ad allenarsi perchè nel frattempo era arrivata la pensione. Giorno dopo giorno. finchè non pensò di essere pronto e ad uno ad uno andò a trovare i vecchi amici e prima di menarli gli chiedeva
- tu, quel giorno in camera mia, cosa hai detto?…
…e loro capivano.
Quando ebbe finito il suo compito di vendicatore, non aveva più amici. Ma gli bastò passare al bar di fianco per trovarne altri. La sua storia aveva fatto il giro del paese e il suo personaggio aveva un calibro di tutto rispetto. L’alone di mistero aumentò quando si sparse la voce che era morta una zia del Ferùcio e che gli aveva lasciato una cospicua eredità. Nessuno osava chiedere. Nemmeno la moglie che però divenne ancora più affettuosa e sempre più appiccitata.
Al bar Grizzly, facevano anche i gelati e la Jolanda era avida di gelati. Immaginate poi se la temperatura fuori è di 37 gradi. I due, Ferùcio e consorte entrano in gelateria. Con l’infradito e il barista non fa in tempo a urlare
- atènti è bagnato per terraaaa!!!
La Jolanda sguiscia indietro e l’inerzia sembra acceleri la sua caduta, sembra essere attirata a terra da un buco nero. poi il rumore cha fa entrando a contatto con il pavimento è, dice chi era lì, è stato un rumore raccapricciante. Simone mi ha detto pareva il rumore di una medusa che fa sciàf!!
Silenzio. Che dura poco dato che lei, che per fortuna non si è fatta nulla, si mette urlare
ma il peggio viene quando Roger, il vecchio, ad alta voce e tirandosi su in piedi dice a Ferùcio
- e adesso Ferùcio come fèto a tirarla su? te serve na gru aH ahA ah
e tutti ridono e ridono e ridono e ridono.
Ferùcio no. Non ride. Guarda torvo e tutti lì, sapendo come era andata finire con gli amici dell’altro bar, si zittiscono e gli danno una mano a sollevare la Jolanda.
Il giorno dopo Ferùcio cambia bar. E chiede il divorzio. Dicono abbia liquidato la moglie con un bel po’ di soldi, dicono con la sua liquidazione. Il giorno dopo ancora ha comprato un idrovolante. Sì, un idrovolante. Piccolo. Ma pur sempre un idrovolante e qui è certo che la storia dell’eredità era vera! I nuovi amici amici del nuovo bar giurano di essere andati al lago a vederlo atterrare e decollare. Stavolta sull’acqua deve aver pensato Ferùcio, se cado mi faccio meno male.
Un bel giorno Ferùcio dice che partirà e starà via per un po’. Finché una sera offre da bere a tutti, ma nessuno gli crede che parte. Ma lì, scompare davvero. Non se ne sa più nulla.
Dopo qualche mese arriva ai nuovi amici del nuovo bar un pacchetto di foto. Nessuna parola. Nelle foto si vedeva un paese tropicale, un gruppo di ragazzi che stavano spianando una pista di atterraggio. Piccola. Ma pur sempre una pista di atterraggio. In un’altra foto si vedeva una casa grande, fatta di palme, aperte ma grande. Una villa.
In un’altra foto sembrava di vedere ormaggiato un piccolo idrovolante. Piccolo, ma pur sempre un idrovolante. Il timbro postale era dalla Thailandia. Poi più nessuna notizia. Qualcuno che dice di essere stato a trovarlo, appena entrato al bar è stato assalito di domande
- e allora?
- e allora…Ferùcio l’ha comprà un’isola. In Tailandia. Ghè pièn de isole là e ne ha comprata una.
- ma grande quanto?
- No no, picola. Ma pur sempre un’isola. Ha i servi che gli fanno tutto
- ma dai!
- Sì Sì! fine dei problemi par lù!
- eh sì! sta proprio bene, fa la bella vita!!
- beato lù
- eh, l’è come un re ormai! ma sul serio!
- eh sì! El re de la Tailandia