Magazine Cinema
Mosè viene esiliato in un deserto roccioso, sopravvive al tentativo di omicidio da parte di due sicari, trova rifugio in una tribù israelita e anche moglie.
Ma, salito su un monte ritenuto essere la dimora di Dio riceve da un bambino ( Dio) l'ordine di ritornare alla corte di Ramses per salvare tutti gli israeliti suoi schiavi.
Cerca di ottenere da Ramses condizioni di lavoro più giuste per loro ma il risultato è il tentativo di ucciderlo e lo sterminio programmato di una famiglia al termine di ogni giorno finché non si fosse consegnato.
Il Dio bambino per risolvere la situazione manda le dieci piaghe e Mosè finalmente può mettersi a capo del suo popolo per tornare indietro a Canaan , la terra promessa.
Tornano di moda i blockbuster biblici : l'anno scorso il confuso pasticcio, vero e proprio delirio autoriale che rispondeva al nome di Noah, quest'anno ci si basa sul libro dell'Esodo nell'Antico Testamento.
Lungi da me fare confronti tra Noah di Aronofsky e Exodus - Dei e re di Ridley Scott.
Sono due specchi fedeli della concezione di cinema che anima i due autori.
Narciso e autocompiaciuto il primo, intento più a seguire le proprie suggestioni che a narrare una storia vera e propria , mentre l'altro è narratore di razza, uno dei pochi registi al giorno d'oggi ad avere quel senso dello spettacolo che apparteneva anche ai kolossal degli anni d'oro di Hollywood.
E' indubbio che il nuovo film di Ridley Scott debba confrontarsi innanzitutto con il suo passato relativamente recente, Il Gladiatore, che provoca al solo nominarlo , occhi a cuoricino da parte di schiere infinite di fans indefessi, ma soprattutto debba confrontarsi con un illustre predecessore, I dieci comandamenti , l'apoteosi del cinema ricco e visionario, con frequenti deragliamenti nel kitsch vero e proprio, tipico della grandeur produttiva di Cecil B. De Mille.
Il confronto comunque non è così agevole: Scott marca la differenza con un Mosè laico, rabbioso e una narrazione più spoglia senza tutte quelle sovrastrutture che facevano del film di De Mille un patchwork abbacinante pur nei suoi continui deragliamenti e licenze poetiche.
Ciò non vuol dire che Exodus - Dei e re sia un film che funzioni: anzi.
Non sono più i tempi de Il gladiatore e della sua confezione a prova di bomba, paradossalmente manca il carisma di un personaggio come l'Ispanico di Russell Crowe, manca il crescendo spettacolare che caratterizzava la storia del gladiatore che si ribellava all'impero.
Qui c'è una parte centrale in cui emerge la verbosità e la stagnazione e il finale non risolleva di certo le cose.
Quello che rimane è una lettura quasi agnostica del Vecchio Testamento, un protagonista che ha poco o nulla di divino, molto umano, terragno oserei dire , comunque il vecchio Ridley riesce a dare la sua impronta e la sua lettura a un personaggio già raccontato da altri in maniera completamente diversa.
Quello che manca è la sua visionarietà e anche il deragliamento nel kitsch che rendeva a suo modo il film di De Mille , leggendario, una vera e propria Bibbia cinefila per gli autori a venire.
L'errore di Scott sta nel voler dare un tono serioso, troppo, forse addirittura compunto per avvicinarsi così laicamente alla sacralità di una materia narrativa che tratta di dei e di uomini e dell'origine di un popolo che , ad oggi, ancora deve lottare per essere riconosciuto.
Ma da questo discorso politico Scott si tiene a debita distanza.
E di dei ce ne sono pochi, in fondo Exodus - Dei e re si sofferma per la maggior parte del tempo a parlare del confronto tra Mosè e Ramses , mentre quel Dio bambino fa apparizioni sporadiche.
Bale cerca di dare linfa vitale al suo Mosè disegnando un personaggio con numerosi coni d'ombra ma il confronto con Heston è perso in partenza: fa addirittura macchia Edgerton nella parte di Ramses che diventa una specie di caricatura di se stesso.
Altra colpa di Scott è forse quella di aver voluto creare una sorta di seguito a Il gladiatore, volendone in qualche maniera replicarne il successo.
Ma stavolta il colpaccio non gli è riuscito.
Exodus- Dei e re non ne ha la statura e la tenuta spettacolare.
E il botteghino lo ha condannato.
PERCHE' SI : produzione da 140 milioni in cui è visibile il dispiego e l'opulenza dei mezzi, Scott cerca di girare un blockbuster con l'anima, lontano dagli integralismi religiosi e che si ponga a una certa distanza dagli illustri predecessori.
PERCHE' NO : si vuol ravvivare il successo ottenuto con Il gladiatore ma il film non ne ha la statura e la tenuta spettacolare, Bale perde il confronto con Heston, Edgerton è una quasi caricatura di se stesso.
( VOTO : 5 / 10 )
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