Impressione d’artista del rover ExoMars su Marte, il suo lancio è attualmente previsto per il maggio 2018
Credit: ESA
Sono quattro i siti “finalisti” individuati per l’atterraggio del rover dell’ESA ExoMars e tra essi sarà poi individuato quello ritenuto migliore per lo sbarco del rover entro l’ottobre 2017. I siti proposti sono quelli individuati con i nomi Mawrth Vallis, Oxia Planum, Hypanis Vallis e Aram Dorsum.
Il rover, alimentato ad energia solare, sarà lanciato insieme alla sua piattaforma di atterraggio a bordo di un vettore russo Proton in una finestra di lancio che sia aprirà il 7 maggio 2018 e poi, guidato attraverso l’atmosfera marziana da un sistema di discesa russo, dovrebbe riuscire ad atterrare nel gennaio 2019, dando così inizio ad una prima missione della durata prevista di circa 7 mesi , nel corso della quale coprirà una distanza di 4 chilometri.
La partnership tra l’ESA e la Roscosmos, l’Agenzia Spaziale della Federazione Russa, è stata sottoscritta dopo che la NASA, a causa di problemi di budget, nel 2012 ha fatto un passo indietro dal ruolo che aveva nel progetto ExoMars. Era previsto che l’Agenzia statunitense fornisse due vettori di lancio Atlas 5, insieme ad altra strumentazione scientifica e una telegru per lo sbarco del rover, il tutto a corredo della dotazione strumentale della sonda ExoMars, di fabbricazione europea ed il cui lancio è previsto per il 2016, e del rover che sarà lanciato nel 2018. La NASA sta ancora contribuendo per i componenti di uno dei principali strumenti in dotazione al rover, un sensore astrobiologico progettato per cercare tracce della presenza dei mattoni della vita sul suolo marziano.
Il rover ExoMars peserà circa 300 chilogrammi al momento del lancio e sarà chiuso, come in un bozzolo, dentro un sistema di discesa e atterraggio russo.
Dotato di una trivella per estrarre campioni di terreno fino a due metri di profondità, quello di cui parliamo è il primo rover marziano made in Europe, dopo il fallimento nel 2003 dell’atterraggio del rover britannico Beagle 2, a bordo della missione ESA Mars Express. La strumentazione di corredo, per la cui progettazione hanno partecipato altre nazioni, analizzerà il suolo marziano, per la prima volta anche attraverso l’analisi di campioni estratti dal sottosuolo, alla ricerca di segni o tracce di materiali organici indicativi della presenza, anche antica, della vita sul pianeta rosso.
Il Direttore Generale dell’ESA Jean-Jacques Dordain, nel corso del sessantacinquesimo International Astronautical Congress che si è tenuto la settimana scorsa, ha dichiarato che la missione ExoMars non ha incontrato difficoltà nonostante i tempi che corrono, che hanno visto il peggioramento dei rapporti diplomatici tra la Russia e le nazioni occidentali.
«Non abbiamo avuto interferenze a causa delle situazione politica nella nostra cooperazione con la Russia» dice Dordain «Non ho avuto alcuna indicazione da parte degli stati membri in merito ad eventuali restrizioni alla cooperazione in atto, né ho avuto alcun segnale del genere da parte della Russia».
L’attività è quindi ufficialmente sulla buona strada per il lancio del Mars Trace Gas Orbiter, il primo dei due set di lancio previsti per la missione nel gennaio 2016. La navicella europea sarà lanciata con un vettore Proton dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan e lo stesso avverrà per il rover nel 2018.
Il Mars Trace Gas Orbiter è ora nella fase di assemblaggio finale presso le strutture della Thales Alenia Space in Francia. I test finali della navicella e del lander cominceranno il prossimo anno, prima del suo invio a Baikonur alla fine del 2015.
La versione ufficiale è che il reperimento del budget per il lancio nel 2016 dell’ExoMars sia a buon punto, ma in realtà c’è un ammanco nel finanziamento per completare il pagamento in tempo utile per la missione del 2018. «Tecnicamente parlando per la missione del 2018 siamo in fase di programmazione del lancio» aggiunge Dordain «ma la realtà è che ci mancano i soldi per la missione».
Dordain si dice fiducioso di riuscire a reperire gli impegni necessari al finanziamento per ExoMars da parte degli stati membri dell’ESA nel corso del meeting dei rappresentanti degli stati stessi, che si terrà il prossimo 2 dicembre in Lussemburgo per definire i piani per la realizzazione di un vettore di lancio europeo e dell’estensione della partecipazione ESA alle attività della Stazione Spaziale Internazionale. Aggiunge poi «Spero che riusciremo a completare la raccolta dei fondi per la missione del 2018 entro dicembre di quest’anno».
I lavori di preparazione della missione del rover europeo sono proseguiti senza sosta nonostante le difficoltà nel reperimento dei fondi. Il dipartimento britannico della Airbus Defence and Space, il principale contraente per lo sviluppo del rover, ha cominciato ad ordinare i componenti della nave spaziale.
L’ultimo segnale di rassicurazione per la prosecuzione dei lavori è stato proprio l’annuncio, dato dall’ESA lo scorso primo ottobre, dei quattro siti candidati per l’ammartaggio del lander. I potenziali siti di sbarco mostrano tutti prove di antica presenza di acqua.
Come dice Jorge Vago, progettista per l’ESA della missione ExoMars «Oggi la superficie di Marte è ostile per lo sviluppo della vita, ma è possibile che forme primitive di vita abbiano potuto affermarsi quando il clima era più caldo e umido, tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa», e aggiunge «è per questo che i siti individuati per lo sbarco devono essere situati in aree dove siano presenti antiche rocce e dove probabilmente un tempo l’acqua era abbondante»
Sono Quattro I possibili siti individuate per lo sbarco del rover: Mawrth Vallis, Oxia Planum, Hypanis Vallis and Aram Dorsum, evidenziati nell’immagine. Tutti e quattro si trovano vicini all’equatore marziano.
Credit: ESA/Roscosmos/LSSWG
In due dei siti individuati, quelli identificati con i nomi Mawrth Vallis e Oxia Planum, sono presenti rocce di età superiore ai 3,8 miliardi di anni e ricche di minerali argillosi, un indicatore dell’antica presenza di acqua. Il sito denominato Hypanis Vallis si trova nei pressi del delta di un antico fiume alla fine di un reticolo di canali che un tempo potrebbe aver condotto l’acqua ad un lago marziano, mentre il sito Aram Dorsum potrebbe essere stato miliardi di anni fa il letto di un fiume.
Un comunicato stampa diffuso dall’ESA indica che le aree individuate per lo sbarco mostrano segni sia di sostenuta presenza di acqua che di successive interramento, con conseguente preservazione dei siti stessi dall’effetto delle radiazioni e dei processi ossidativi durante l’evoluzione geologica marziana. Ciò lascia sperare che i siti individuati abbiano per questo potuto mantenere tracce biologiche al loro interno.
Dice ancora Vago «tutti e quattro i siti individuati sono chiaramente di alto interesse scientifico, ma è anche necessario che abbiano le caratteristiche necessarie per permettere lo sbarco e la possibilità di aggirarsi nei dintorni sulla superficie» – e aggiunge – «I vincoli tecnici sono soddisfatti a differenti gradi in ognuno dei siti individuati e le verifiche sono ancora in atto, nonostante le valutazioni preliminari indichino che il sito che presenterebbe minori difficoltà rispetto agli altri sia quello individuato col nome Oxia Planum»
Per ovvie ragioni di sicurezza gli ingegneri sostengono che il sito ottimale per lo sbarco del rover dovrebbe essere privo di pendii ripidi, di rocce troppo grandi, essere vicino all’equatore del pianeta e trovarsi ad una quota non troppo elevata.
Mentre il team tecnico di ExoMars si continua a preparare per il lancio del primo rover europeo su Marte, Dordain si trova a dover superare le difficoltà di finanziamento per permettere alla missione di aver luogo.
L’Italia è il maggiore finanziatore del programma ExoMars , che ha un valore da 1,2 miliardi di euro, la Gran Bretagna è al secondo posto. La Germania e la Francia, nonostante siano le nazioni più grandi presenti all’interno dell’ESA hanno un ruolo secondario nella missione.
Il tempo che rimane per trovare i fondi necessari al completamento della missione è davvero poco per poter sfruttare la finestra di lancio del 2018, altrimenti tutto dovrà essere differito all’estate del 2020, quando si verificheranno di nuovo le condizioni di allineamento planetario utili al lancio.
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Fonte: Media INAF | Scritto da Francesca Aloisio