"Sai quando ti si secca il bianchetto, e col pennellino provi a cancellare ma ti si sporca solo il foglio?" È il commento di uno dei miei figli alla vista dell'intreccio di cemento bianco che caratterizza la facciata di Palazzo Italia a Expo 2015. Ma i miei occhi di architetto dicono ben altro di fronte all'edificio che presenta l'Italia al mondo, progettato dallo studio Nemesi & Partners dell'architetto Michele Molé.
Sono stato subito attratto dall'opera, sin da quando ne ho intravisto l'alta sagoma dalla terrazza del padiglione dell' Azerbaijan. Se ne discute dall'assegnazione del concorso del 2013, ancora di più da quando ci si è resi conto che Palazzo Italia non sarebbe mai stato completato per l'inaugurazione dell'Expo, anzi, che si sarebbero dovuti rimandare i lavori di completamento degli ultimi piani (auditorium e uffici) a dopo la fine della manifestazione, con l'edificio che sarà uno dei pochi a rimanere in piedi.
Iniziato l'Expo, dimenticate le polemiche, l'edificio si presenta in tutta la sua bellezza, fotogenico, caratterizzato dalla facciata in cemento bianco disegnata come una rete che avviluppa l'involucro interno, che un po' richiama lo stadio olimpico di Pechino 2008 progettato da Herzog & De Meuron.
Ancora più affascinante è la corte interna, una "facciata introversa", ovvero, la stessa facciata che entra nell'edificio e si mescola a forme fluide e volumi vetrati, in una decostruzione dello spazio convenzionale che i più non sono abituati ad incontrare così spesso. Sorprendente e affascinante, pulito e camaleontico, diverso ad ogni ora per effetto della luce del sole, brillante al tramonto e imponente anche di notte, di fianco all' Albero della Vita illuminato a festa.
L'interno manca di rifiniture, come ci si aspetta da un edificio realizzato di corsa (solo un anno e mezzo, a causa del tempo perso in precedenza. Un record per gli standard italiani: basti pensare alla "Nuvola" dell'Eur, centro congressi a Roma ancora in cantiere, con il concorso vinto da Fuksas nel 2000!).
Purtroppo ho visitato le mostre di Palazzo Italia dopo il padiglione degli Emirati Arabi in cui il messaggio trasmesso, legato alla sostenibilità, si è sublimato: sarà per questo, ma la presentazione dell'eccellenza italiana lungo i percorsi che si sviluppano all'interno dell'edificio non mi ha fatto impazzire. Notevoli, però, sono le sale degli specchi, che rimbalzano la tua immagine all'interno dei panorami più belli del nostro Paese. Le immagini di paesaggi o città d'arte, da nord a sud, sono sensazionali: un'ottima vetrina soprattutto per gli ospiti internazionali che si affacciano in Italia, che dovremmo raggiungere in più occasioni attraverso la promozione mirata dei tesori della penisola, con la valorizzazione del turismo come una delle eccellenze italiane.
A mio avviso, resta più alto il fascino e il valore dell'architettura che ricerca "una spazialità complessa ricca, che fa del dialogo delle parti un elemento fondante" (Michele Molé). Un edificio a energia quasi zero, grazie al vetro fotovoltaico in copertura ed alle proprietà fotocatalitiche del "bianchetto" spennellato sull'immobile, una "pelle" realizzata con il nuovo cemento i.Active Biodynamic, brevettato da Italcementi e completamente Made in Italy: nel materiale è presente un principio attivo che, a contatto con il Sole, permette di "catturare" gli inquinanti presenti nell'aria, trasformandoli in sali inerti e contribuendo, in questo modo, a liberare l'aria dallo smog.
La sostenibilità del materiale è data anche dalla sua composizione che prevede l' 80 per cento di inerti riciclati, provenienti in parte dagli scarti delle lavorazioni del marmo di Carrara, che infonde al rivestimento il colore bianco brillante che tutti possiamo ammirare.
Nel complesso, un ottimo risultato: un edificio al passo con le migliori architetture contemporanee internazionali presenti nell'area espositiva e una delle realizzazioni più nuove del panorama architettonico italiano odierno. L'edificio più visitato, consumato di fotografie, amato da tutti i visitatori e diventato ben presto simbolo dell'Esposizione.
Come sempre, avremmo potuto fare ancora meglio perché non tutto ciò che era stato progettato dall'ingegner De Santoli (che ha curato la componente energetica) è stato realizzato, a causa delle tempistiche di cantiere così ridotte: "Un piccolo rimpianto, perché attraverso l'implementazione di tutti gli impianti previsti nella progettazione si sarebbe potuta realizzare un'architettura sperimentale esemplare".
Cosa succederà di Palazzo Italia dopo l'Expo? L'unica certezza è che non sarà demolito, anzi, resterà come punto di riferimento. L'unico interrogativo è "riferimento di che cosa?", visto che ancora oggi i dubbi su cosa ne sarà di alcuni padiglioni e della riconversione dell'intera area non sono assolutamente sciolti.
Ma ci penseremo a novembre. Intanto godiamoci il successo di questa nuova architettura.
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