Foto da “dissapore.com”
La grande catena di punti vendita che promuove il cibo italiano di alta qualità, la famosa Eataly, nel suo spazio a Expo, mette in bella mostra architetture formate da scatolette e cibi preconfezionati che nulla hanno a che vedere con l’alta qualità che vorrebbe promuovere, trasgredendo il suo slogan “Alti Cibi“. A denunciare la presenza inopportuna è “dissapore.com”
Si va ad Expo, pagando un biglietto dal costo di 30 euro circa, per vedersi piramidi di Simmenthal, Orogel, Polli Aia e pasta Giovanni Rana. Una “marchetta” insomma; l’alta qualità italiana che si prostituisce con la carne in scatola, i surgelati e i ravioli sottovuoto. Nulla da dire sulla bontà di questi prodotti, ma sono da Expo?
Tutti prodotti della Bolton alimentare, la grande multinazionale milanese che chiaramente ha stretto accordi all’Expo, alla faccia dell’alta qualità. Ma la domanda nasce spontanea e ci si chiede se, piuttosto che pagare tanto per vedersi in esposizione i prodotti della Bolton alimentare, andassimo a fare un bel giro al supermercato che è sotto casa nostra? Vale la pena spendere 30 euro per poi entrare nel padiglione della cosiddetta alta qualità e ritrovarsi a vedere in elegante esposizione scatolette di tonno?
In fondo Farinetti, fondatore della catena Eataly, non ha fatto altro che cavalcare un’onda, quella del chilometro zero, oggi tanto di moda, ma in buona sostanza la bìo-diversità e la qualità, quella vera, la si può trovare solo dai piccoli produttori, quelli che non saranno mai un’azienda “di produzione in serie”, quelli che del chilometro zero ne hanno fatto una filosofia di vita perché ci credono e non perché hanno sentito l’odore del denaro e fanno marchette pur di aumentare il loro capitale.