Nel weekend appena trascorso, ho finalmente varcato i tornelli dell'Esposizione Universale 2015 di Milano, trascorrendo la giornata di sabato in mezzo ad un flusso di oltre 150000 persone, tra code e visite più o meno interessanti ai padiglioni. Sebbene non abbia avuto la possibilità di visitare tutto, voglio condividere la mia riflessione, partendo dalla mia aspettativa, che era focalizzata sull'interpretazione che ciascun Paese avrebbe elaborato del tema dell'Expo, Nutrire il pianeta. Così come a Shanghai 2010, anche in questa occasione la maggior parte degli stati partecipanti ha deciso di sfruttare l'Expo come una gigantesca operazione promozionale, mostrando le proprie bellezze e peculiarità. In alcuni padiglioni, il termine nutrire è diventato sinonimo di ristorante o food corner, dove gustare i piatti tipici.
Il tema richiamava a mio avviso il concetto di ecosostenibilità, di investimenti mirati al futuro del nostro Pianeta: come garantire cibo per tutti, riducendo la piaga della fame nel mondo? Come ridurre l'uso di sostanze chimiche, proponendo una prospettiva più spinta sull'agricoltura biologica? Come rendere accessibili a tutti le risorse naturali? Solo quattro hanno centrato il tema (mi riservo di aggiornare, qualora riuscissi a fare una seconda visita), cioè Austria, Qatar, Israele e Marocco. Ognuno di essi ha mostrato l'impegno profuso, a suo modo, per migliorare le condizioni di vita del proprio popolo.
L' Austria ha riprodotto all'interno del padiglione un bosco in grado di produrre ossigeno per 1800 persone l'ora e, sfruttando l'evapotraspirazione delle piante (fenomeno fisico endotermico, che dunque assorbe calore), ha dimostrato come si possa abbassare la temperatura, climatizzando così l'ambiente in maniera naturale.
Entrando nel padiglione del Qatar, prima si viene "ospitati" intorno ad una tavola imbandita con cibi tipicamente qatarioti e specialità di altre nazionalità, che richiedono evidentemente molte importazioni. Dunque, da una parte l'agricoltura, a supporto della quale sono state mostrate tecniche innovative che consentono di utilizzare un terzo di acqua per l'irrigazione dei campi, dall'altra l'ottimizzazione della logistica dei trasporti e degli immagazzinamenti, per ridurre l'impatto sul suolo occupato e sull'inquinamento.
Anche Israele e Marocco hanno puntato tutto sull'agricoltura: il primo, con uno stile forse troppo trionfalistico e autoreferenziale, ha mostrato le molte innovazioni che hanno permesso ad un paese praticamente privo di acqua lo sviluppo dell'agricoltura, sfruttando per esempio la tecnologia dell'irrigazione per gocciolamento oppure studiando quali colture possono crescere con acqua salata.
Il Marocco, attraverso un'esposizione di prodotti e giocando molto sull'aspetto sensoriale olfattivo, ha mostrato le tecniche che hanno permesso ad un paese desertico di sviluppare l'agricoltura, che rappresenta il 14% del PIL.
Se dovessi consigliare o meno la visita, resto dell'idea che l'Expo resta comunque un bell'evento, un giro del mondo condensato in poco più di un chilometro quadrato, con la possibilità di entrare in contatto con centinaia di culture diverse. E voi, avete visitato l'Expo? Qual è il vostro giudizio?