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EXTRA|Perché tanta attenzione per gli Abba?

Creato il 14 febbraio 2011 da The Book Of Saturday

EXTRA|Perché tanta attenzione per gli Abba?

E’ vero. Ogni volta che ci troviamo in un negozio di dischi, o a un mercatino dell’usato, possono scarseggiare i Beatles, puoi faticare a trovare i Rolling Stones, magari i Led Zeppelin sono del tutto assenti, ma c’è quel gruppo dal nome palindromo che non finirà mai di guardarti mentre tu sei lì che ti chiedi: «Ma che cavolo avranno mai fatto di buono questi per meritare cotanta attenzione anche a distanza di anni». Ebbene, stiamo parlando, ovvio, degli Abba.

Chi di voi, almeno una volta nella vita, non si è imbattuto in un qualsiasi rifacimento della celebre Dancing Queen? E chi di voi per una volta almeno nella vita, scartando i dischi alla sezione “a” di un qualsivoglia negozietto di musica, non ha maledetto questi Abba che occupano tutto lo spazio della prima lettera dell’alfabeto ridimensionando Aerosmith, Allman Brothers, Animals, ecc. in un gruppetto di miseri mortali gregari?

E poi, ammettetelo, quelle scritte una volta così glam, un’altra così Sixties, quanta tentazione di comprare un Ring Ring o un Waterloo quando non siamo convinti di altro. Insomma, non nego che a volte gli Abba mi hanno fatto vacillare, sono salvo ancora per miracolo, e forse dopo questa riflessione avrò già messo ordine nel cervello e la prossima volta che il negoziante mi consiglia gli Abba ce lo mando.

Ma diciamo pure – dai sì, sbilanciamoci – che questa degli Abba è una tipica storia commerciale, basata sull’onda da cavalcare dei “bravi ragazzi e ragazze” che in piena Rock-era, con il punk che muoveva i primi passi, loro, andando controcorrente, interpretavano il sentimento di quanti con la violenza, il diavolo e l’amore con il male proprio non si trovavano a proprio agio. Ma non credo poi sia soltanto (o comunque in modo così marginale) una questione di chi o cosa. Semplicemente gli Abba erano già nel ’71 un Supergruppo, conosciutissimi in Svezia, alla stregua di Lucio Battisti per noi italiani, o ciò che divennero i Pooh, e che, grazie alla vetrina dell’Eurofestival trovarono la via giusta per sfondare e piazzare singoli nelle classifiche di tutto il mondo. Un altro pianeta, un binario parallelo in cui è bene sfatare qualche tabù, magari un giorno promuoverò una petizione per eliminare gli Abba dalle sezioni rock dei music store. Troppo invadenti questi Abba.

Se poi troviamo sempre un loro disco in un qualsiasi negozio, forse è perché col tempo uscirono una sequela di best e greatest che oggi, tra ufficiali e bootleg vari, è dura metterci ordine.  Questa è solo una mia teoria, intanto negli anni hanno imperversato nei musical, nei teatri, la loro musica è stata riarrangiata da tanti di quei gruppi (come gli U2 per esempio) che, nel panorama pop, Abba è quasi sinonimo di successo garantito. Tutta questa attenzione nei confronti di questo gruppo sinceramente non me la sono mai spiegata, anche perché la loro musica è di uno scialbo e di un triste che neanche – inutili anche quei sorrisi plasticosi – tutte le palettes del mondo non basterebbero a renderla più brillante.

Da Pagine70 arriva un interessante approfondimento sulla biografia degli Abba, o meglio, su quanto gli Abba abbiano influito nell’intrigante calderone del sentir popolare nei Seventies. E credo possa essere interessante per chiunque farsene una nozione: di cosa il mondo della musica deve a queste due coppie di smielati musicisti, e di come – ma il giudizio è assai soggettivo – sarebbe stato il panorama pop-rock-dance senza il loro apporto. Migliore? Peggiore?

 



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