Exu’-oxala’, un’eterna ghirlanda brillante

Da Davide

Sono le due facce della dinamica originaria, sono le due forze che entrano in campo in ogni esperienza, in ogni evento che accade e che il cinema americano ci ha sempre, troppo frettolosamente, insegnato ad identificare come bene e male, Rocky Balboa vs. Ivan Drago. Ma che in realtà sono parti  che si integrano, che non possono essere ridotte l’una all’altra, ma che possono solamente inseguirsi come amanti insoddisfatti alla perenne ricerca dell’amato da cui non possono staccarsi, ma con cui non possono convivere.

Almeno, questo è il nome che ne dà la cultura e la tradizione afro-brasiliana.

Exù (che si pronuncia Esciù) è il principio della disarmonia, l’ombra, la forza disgregatrice, ciò che porta alla disunione, alla separazione, il principio di contesa, l’aspetto delle questioni per cui queste appaiono problematiche, la faccia delle esperienze che rivela la loro parte meno luminosa o la parte che comporta sofferenza, dolore, fatica. Il fatto che la cioccolata faccia ingrassare e rovini i denti, per esempio, che oziare renda molli…

Oxalà (che, ormai è chiaro, si pronuncia Oscialà) è l’aspetto in luce, la forza costruttrice, tutto ciò che crea armonia, unità, che porta a compimento, la ciliegina sulla torta e la torta stessa. Di ogni esperienza, l’aspetto di gioia, di successo, di realizzazione e raggiungimento, di serenità e piacere.

E detta così sembra facile fare la propria scelta. Il fatto è che non è in questione nessuna scelta, che non si può abbracciare l’uno per abbandonare l’altro e che, anzi, se ci sforziamo di concretizzare questa pretesa, viviamo in un’esperienza di realtà diminuita, depotenziata, impoverita.

Sì perché tentare di arginare se stessi nei confronti dell’aspetto in ombra significa allontanarsi dall’aspetto in luce, mentre abbracciare l’uno, riconoscerlo, guardare il drago negli occhi, è aprirsi alla possibilità di sperimentare l’altro, in quanto due facce della stessa medaglia. Non che questo significhi che l’ombra sia imbellettata e resa più accettabile. Il dolore, diceva qualcuno, non ci rende migliori, può solamente approfondirci.


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